
Cos’è il Doomsday Clock?
Secondo alcuni scienziati siamo a 89 secondi dall’estinzione
13 Febbraio 2025
Nel 1945 Albert Einstein, J. Robert Oppenheimer e gli scienziati dell'Università di Chicago che contribuirono a sviluppare le prime armi atomiche nel Progetto Manhattan, fondarono il Bulletin of the Atomic Scientists, un'organizzazione indipendente e senza scopo di lucro che si occupa di monitorare e studiare le minacce per la sopravvivenza e per il mondo causate dall'uomo. «Il Bulletin» come descritto dal manifesto «è nato come un’azione di emergenza, creata da scienziati che vedevano la necessità immediata di una presa di coscienza pubblica all'indomani dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki». Gli scienziati prevedevano che la bomba atomica sarebbe stata soltanto il primo di molti «regali pericolosi provenienti dal vaso di Pandora della scienza moderna». Infatti, nel giro di pochi anni, l’avanzare della tecnologia e del progresso scientifico avrebbe portato a nuove sfide, con ripercussioni sull’ambiente, sulla salute pubblica, sulla sicurezza informatica e sui rischi legati all’uso scorretto dell’ingegneria genetica e dell’intelligenza artificiale. Per questi motivi il Bulletin of the Atomic Scientists nel 1947 ha pubblicato per la prima volta il Doomsday Clock, un simbolo che rappresenta la probabilità stimata di una catastrofe globale causata dall’uomo, «con le sue lancette che indicano quanto siamo vicini all’estinzione» si legge sul sito ufficiale del giornale accademico.
Il punto di non ritorno è fissato alla mezzanotte e più le lancette sono vicine a quell’ora, più la catastrofe è imminente e invertire la rotta diventa difficile. La responsabilità di questo gesto è affidata al Consiglio direttivo del Bulletin, composto da scienziati con profonde conoscenze sulla tecnologia nucleare e sulla scienza del clima, oltre che da 9 premi Nobel che si riunisce due volte l’anno per discutere degli eventi mondiali in atto. Dalla sua creazione nel 1947 l’Orologio dell’Apocalisse segnava 7 minuti alla mezzanotte. Erano appena state sganciate le due bombe nucleari su Hiroshima e Nagasaki e il mondo era entrato nella lunga Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Nel corso di quasi settant’anni l’orologio è stato aggiornato 26 volte: nel 1953 segnava 2 minuti a mezzanotte, causati dalle prove di distruzione di massa della bomba all’idrogeno da parte di USA e URSS; mentre nel 1991, anno che simbolleggia la fine della Guerra Fredda, l’orologio segnava 17 minuti dall’apocalisse mondiale. Da quell’anno i minuti a disposizione sono sempre meno fino ad arrivare al 28 gennaio 2025, quando il Bulletin ha dato notizia di aver tolto un secondo ai 90 che rimanevano dal 2023: 89 secondi all’apocalisse, stando agli scienziati. Il motivo? «Nel 2024 [...] abbiamo assistito a progressi insufficienti nell'affrontare le sfide principali, che in molti casi stanno portando a effetti sempre più negativi e preoccupanti», ha dichiarato Daniel Holz, presidente del comitato scientifico e di sicurezza del Bulletin, come riporta il Guardian.
La guerra in Ucraina e le minacce russe dell’utilizzo del nucleare; la guerra in Medio-Oriente tra Israele e Gaza e il pericolo di espansione del conflitto con l’Iran e gli Stati Uniti; la questione fra Taiwan, Cina e Corea del Nord sono le principali cause della preoccupazione degli esperti a cui vanno sommate le minacce climatiche e sanitarie sempre più devastanti. Insomma, il 2024 è stato l’anno più caldo della storia registrata e le recenti mosse dell’amministrazione Trump sul ritiro degli Stati Uniti dal Trattato di Parigi sul clima e dall’OMS ha reso il tutto ancora più critico. L’Orologio dell’Apocalisse mette però di fronte a un paradosso significativo: se da un lato la tecnologia e scienza nucleare ha dato all’essere umano la possibilità di far collassare il mondo sotto le bombe atomiche, dall’altro gli ha concesso uno strumento per combattere il cambiamento climatico causato dall’inquinamento. In un rapporto di McKinsey Sustainability si legge che «[l]’energia nucleare può svolgere un ruolo significativo nella ricerca della resilienza enegetica [in quanto] il nucleare ha già dimostrato di poter fornire energia affidabile e flessibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consumando molto meno terreno di molte fonti rinnovabili. È una tecnologia collaudata e sicura, che fornisce il 10% della produzione globale di elettricità ed è la più grande fonte di energia a zero emissioni di carbonio negli Stati Uniti». Anche l'AIEA (Agenzia Internazionale Energia Atomica) ha recentemente pubblicato un rapporto riguardo i diversi aspetti dell'energia nucleare come tecnologia di mitigazione del clima dicendo che «[a] differenza dell'eolico e del solare, le centrali nucleari e l'idroelettrico offrono energia dispacciabile, ovvero sono in grado di regolare la loro produzione per soddisfare la domanda di elettricità».
I have my own doomsday clock but I’m not telling anyone what time it is
— the heart (@Fredward3948576) January 29, 2025
In Italia invece la situazione sul nucleare è complicata. Nel 1987 cinque quesiti facenti parte di un referendum abrogativo posero gli italiani di fronte non alla rinuncia dell’energia nucleare, bensì allo stop di contributi e concessioni statali nei confronti delle quattro centrali nucleari presenti sulla penisola. Il disastro di Chernobyl avvenuto l’anno precedente fece sì che gli italiani votarono in maggioranza contro il nucleare ribadendo il proprio pensiero nel referendum abrogativo del 2011. A fine gennaio 2025, però, è stato proposto un disegno di legge delega da parte del ministro per l’Ambiente per «poter abilitare in Italia la produzione di energia nucleare tramite le nuove tecnologie [...] per arrivare alla definizione di un Programma Nazionale per il nucleare sostenibile». Un passo verso la riapertura del discorso sull’energia nucleare che, come si legge su la Repubblica, sia «finalizzato allo sviluppo della produzione di energia da fonte nucleare che concorra alla strategia nazionale per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità carbonica al 2050». Il nucleare potrebbe essere la chiave per un futuro più sostenibile, ma il dibattito è ancora aperto e non si esaurirà in poco tempo. Quello che invece si sta esaurendo è il tempo sul Doomsday Clock.