Com’è "Il conte di Montecristo" con Sam Claflin?
La miniserie in otto puntate arriva su Rai Uno
15 Gennaio 2025
Di adattamenti de Il conte di Montecristo ne esistono a bizzeffe. Talmente tanti e molte volte sconosciuti che, in occasione del lancio di prossima uscita della Rai, la competitor Mediaset ha acquistato i diritti per la trasmissione della sua versione cinematografica francese del 2023, dove compare per un piccolo ma significativo ruolo anche il nostro Pierfrancesco Favino. Una maniera per battere sul tempo la rete rivale, portando il film diretto da Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte per la prima volta assoluta in Italia, programmandolo per due serate il 26 e 27 dicembre 2024. Dalla sua, però, Rai Uno ha un cast di divi assoluti del servizio pubblico, da Lino Guanciale a Nicolas Maupas, che fanno da contorno al protagonista impersonato da Sam Claflin, il quale contribuisce alla resa della trasposizione televisiva in otto puntate aggiungendo quel pizzico di notorietà internazionale.
Un percorso, quello dell’Edmond Dantès inventato dallo scrittore Alexandre Dumas, che vediamo cominciare nel cuore di una burrasca in mezzo al mare. Scena che segna l’inizio della tempesta che dovrà affrontare nella sua vita/epopea il personaggio, una strada all’insegna della vendetta e che vede l’acqua tornare come elemento dominante nella carriera del suo interprete. Il Claflin che, sempre con una nave, partiva nella sua prima avventura sul grande schermo nel 2011 proprio con Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare, per passare poi al sirenetto Finnick Odair della saga distopica di Hunger Games. Ne Il conte di Montecristo, soprattutto nelle prime puntate, l’acqua è insieme condanna e salvezza, dove si rischia di annegare e da cui il personaggio rinasce per mettere a punto i suoi piani di ritorsione contro chi lo ha imprigionato per quindici anni, togliendogli tutto.
Un uomo, Edmond, accusato di essere una spia napoleonica pronta a tramare contro la vita dell’amato re. Un protagonista in balia delle gelosie e dell’arrivismo degli altri per cui è stato condannato a trascorrere parte della propria esistenza chiuso dentro ad una cella, sognando di poter uscire. Nel suo riproporre la storia tratta dal grande romanzo della letteratura francese, la produzione franco-italiana chiama al rapporto Bille August - regista danese da due Palme d’oro conquistate dai suoi film Pelle alla conquista del mondo, anche premio Oscar, e Con le migliori intenzioni - per una trasposizione dai grandi intenti e la resa modesta. Un’operazione che cerca un equilibrio tra il pubblico televisivo e una messinscena di qualità discreta, dove serve essere funzionali più che artistici, così da mantenere la chiarezza del racconto invece di incappare in una certa sontuosità.
Un testo complicato che set e protagonisti devono cercare di rendere con più limpidezza possibile per non appesantire la visione degli spettatori, che si trovano dunque una versione semplificata, ma che mantiene il nocciolo narrativo e significativo dell’opera di Dumas, in una di quelle soluzioni televisive adeguate seppure non eccelse. Posticcia, a volte, pur con la buona volontà dei propri attori che si impegnano con dovizia nell’interpretazione dei propri ruoli. Ma che poco ha a che fare con la grandiosità del romanzo da cui parte o, prendendo un recente esempio di serialità in costume, con la maestosità della ricostruzione storica adoperata da M - Il figlio del secolo che racconta l’ascesa e l’apologia del fascismo del Mussolini vestito da Luca Marinelli. Si fa quel che si può e il prodotto Rai si impegna mestamente. Forse la sua più grande abilità è far venire voglia di approcciarsi alla lettura del libro da cui è tratto, superando la sfida delle mille e più pagine. Non esattamente ciò che si augura un film o una serie quando viene adattato per lo schermo, ma pur sempre meglio suscitare qualcosa al posto della totale indifferenza.