Vedi tutti

Le “zone rosse” a Milano finiranno per aumentare le disuguaglianze?

Il rischio riguarda soprattutto le persone non bianche

Le “zone rosse” a Milano finiranno per aumentare le disuguaglianze? Il rischio riguarda soprattutto le persone non bianche

Di recente, il Ministero dell’Interno ha invitato i prefetti di tutta Italia a individuare nelle principali città del Paese le aree più frequentate e al tempo stesso problematiche in termini di sicurezza, proponendo di istituire delle “zone rosse” da cui tenere lontani individui ritenuti potenzialmente pericolosi. Il piano, divulgato ufficialmente lunedì 30 dicembre, era stato in realtà comunicato agli uffici competenti circa due settimane prima. Proprio per questo, nei giorni precedenti a Capodanno, a Milano erano state annunciate misure straordinarie per la sicurezza, in vigore fino a marzo, che in mancanza di una spiegazione ufficiale collegata alla direttiva ministeriale avevano inizialmente sorpreso molti residenti. Era prevedibile che il capoluogo lombardo avrebbe adottato delle misure speciali per il 31 dicembre, dato il grande afflusso di persone. Inoltre, nel 2022 a Milano in occasione di Capodanno c’era stato un grosso caso di violenze sessuali di gruppo in piazza Duomo. Al tempo stesso, però, non ci si aspettava che le recenti misure straordinarie – che di fatto daranno maggiori poteri ai corpi di polizia – sarebbero durate fino a primavera. Le “zone rosse” in questione sono quelle attorno alle stazioni di Centrale, Garibaldi e Rogoredo, e nelle zone della Darsena e dei Navigli, oltre a piazza Duomo: tutte aree piuttosto frequentate, anche di sera, sia dai turisti che dai residenti, per via dell’alta concentrazione di locali.

Il piano di sicurezza per garantire che a Milano i festeggiamenti per l’arrivo del 2025 si svolgessero in sicurezza prevedeva lo schieramento di oltre 800 agenti, tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e polizia locale. Buona parte delle verifiche si è concentrata sull’area di piazza Duomo, dove si sono ritrovate circa 20mila persone. Come riporta MilanoToday, le forze dell'ordine hanno controllato poco più di mille soggetti, e hanno disposto circa 50 ordini di allontanamento (lo 0,25%), «ma non ci sono state criticità particolari» – sintetizza la testata locale. Nonostante questo, sui social network sono diventati virali alcuni video che mostrano diversi ragazzi sui gradoni della statua equestre di Vittorio Emanuele II, al centro di Piazza Duomo, che era stata transennata per prevenire incidenti o atti vandalici. In una delle clip più commentate e condivise, ad esempio, tra le altre cose si sente dire «vaffa****o Italia», da parte di un ragazzo di origini straniere o italiano di seconda generazione. L’affermazione ha generato molte polemiche, soprattutto negli ambienti conservatori online, anche se con ogni probabilità è stata pronunciata in ottica provocatoria: in perfetto stile “Maranza”, insomma. Tuttavia è diventata quasi subito un mezzo di propaganda politica, volto ad alimentare insicurezze e pregiudizi di natura razzista e classista.

Le difficoltà di Milano con l’integrazione

@hoxess

Si, mi hanno dato un pugno in faccia. Due per l’esattezza. Due ragazzette che volevano derubare me e le mie amiche Sabato sera, in Viale Tibaldi attorno al 50. Alla fine è andato tutto bene, siamo riuscite a riprenderci tutto e a non farci (troppo) male. Siamo state solo quasi 5h in questura tra denuncia e quant’altro. La polizia le ha trovate ma nonostante questo ce ne siamo tornate a casa con frasi del tipo “è passato troppo tempo da quando ci avete chiamato a quando le abbiamo trovate”, “dovevate prenderne di più (di botte)”, “la prossima volta la borsa lasciategliela almeno il furto è vero”, “ma non potevate inseguirle voi?”, “eh sono minorenni c’è poco da fare anche se hanno già precedenti”. State attenti quando girate per strada. Non scordatevi che queste cose, purtoppo, possono succedere.

original sound - Avery Loro

Da tempo i partiti di destra, sia a livello locale che nazionale, accusano il centrosinistra – che governa Milano dal 2011 – di trascurare le questioni dell’integrazione, del degrado urbano e della sicurezza nel capoluogo lombardo. Secondo i più critici, in questo senso le politiche messe in atto dall’amministrazione di Beppe Sala sarebbero troppo permissive, cosa che avrebbe alimentato fenomeni di violenza e vandalismo, soprattutto in alcune aree della città. Il centrosinistra, invece, sostiene di stare intervenendo maggiormente sulle motivazioni profonde del problema, piuttosto che limitarsi a prevedere misure repressive. Tra le cause principali, sottolineano i partiti di area progressista, vi sarebbe l’assenza di prospettive concrete per molti giovani delle periferie, inclusi numerosi italiani di seconda generazione – che spesso si trovano in situazioni di marginalità sociale ed economica. Milano ha da tempo un problema di disuguaglianze, che in alcuni casi sfociano in questioni di ordine pubblico più o meno serie. Nonostante in tutta la provincia i reati siano in calo da anni, secondo diversi osservatori gli episodi di piccola criminalità in certi quartieri della città sono soltanto una delle molte conseguenze della crescente disparità socio-economica.

In questo contesto, la possibile origine straniera di alcuni dei ragazzi coinvolti in episodi di vandalismo o violenza a Milano è spesso enfatizzata da esponenti e simpatizzanti di destra, che la interpretano come la conferma dei presunti fallimenti delle politiche di integrazione. Altri, invece, invitano a fare una riflessione diversa, sottolineando che in casi del genere più che l’etnia gioca un ruolo fondamentale la mascolinità tossica presente a tutti i livelli della società – che spesso finisce per alimentare atteggiamenti di prevaricazione, mancanza di rispetto per le regole e ricerca della sopraffazione. Esattamente quanto accaduto la notte di capodanno in Piazza Duomo a Milano, e in misura più grave nel 2022. La recente istituzione delle “zone rosse” è stata presentata proprio come una misura speciale per garantire maggiore sicurezza in generale, escludendo dalle aree del centro più affollate e ambite persone percepite come minacciose. L’iniziativa, però, è stata molto criticata dalle associazioni che si occupano di persone in difficoltà e ai margini, per via dell'ampia discrezionalità garantita alle forze dell’ordine, che di fatto potranno allontanare potenzialmente chiunque. Il rischio, infatti, secondo alcuni è di favorire le discriminazioni in parte già esistenti nei confronti delle persone non bianche, incentivando ulteriormente le disuguaglianze e i conseguenti episodi di microcriminalità.