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Milano sta diventando un paradiso fiscale?

In breve, sì – ma solo se siete già ricchi

Milano sta diventando un paradiso fiscale? In breve, sì – ma solo se siete già ricchi

Ieri il Corriere della Sera riportava che nel 2023 Milano ha visto un numero record di nuovi residenti, provenienti da Paesi considerati paradisi fiscali, come Antigua, Bahamas, Barbados, Panama e Cipro. Questo fenomeno, che ha suscitato non poche riflessioni, ha come motore una modifica nel sistema fiscale italiano che offre alle persone con alti redditi un’opportunità molto vantaggiosa: il regime della flat tax. Per chi sposta la propria residenza fiscale in Italia, su tutti i redditi prodotti all’estero viene infatti applicata una tassa fissa. Fino a poco tempo fa questa tassa era pari a 100.000 euro, ma è stata recentemente portata a 200.000 euro, una cifra che per chi ha milioni di euro in reddito si traduce, di base, in un impegno fiscale ridotto al minimo, se non nullo. L’idea era probabilmente quella di attirare nel paese e di conseguenza nel suo cuore finanziario, Milano, nuovi capitali stranieri per incoraggiare l’investimento e l’industria – non di meno questa misura ha anche spinto numerosi super-ricchi a scegliere Milano come nuova residenza fiscale. Il vantaggio è ancora maggiore per chi decide di acquistare un immobile in Italia, poiché il beneficio della flat tax si estende da 5 a 10 anni se si realizza un acquisto nel settore immobiliare e dunque la città sta diventando una meta privilegiata per chi cerca non solo un rifugio fiscale, ma anche un mercato immobiliare esclusivo, dove i prezzi stanno salendo in modo vertiginoso.

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Mario Breglia, presidente del centro di ricerca Scenari Immobiliari, ha detto al Corriere che Milano sta in effetti diventando sempre di più la città ideale per chi cerca di sfruttare i vantaggi della flat tax. Non solo i neo-residenti beneficiano di una tassazione minima, ma anche i loro familiari, con un ulteriore vantaggio fiscale di 25.000 euro. In breve, le transazioni immobiliari di alto livello sono in continuo aumento, in particolare quelle superiori al milione di euro. Esempi recenti di acquisti stratosferici includono una casa cielo-terra in zona Sant’Ambrogio, acquistata per 10 milioni da una coppia di inglesi del settore finanziario, un attico da 15 milioni in zona Brera, venduto agli eredi di nobili milanesi a un imprenditore spagnolo, e numerosi mega-appartamenti nel Bosco Verticale, dove gli acquirenti si sono lanciati in offerte da capogiro. Ovviamente nemmeno gli affitti sono da meno: intervistata dal quotidiano, l’agente immobiliare Valeria Lovo, ha confermato l’interesse per gli immobili di lusso riferendo il caso di un imprenditore svizzero che paga ogni anno 140.000 euro di affitto. Ma il punto ora, specialmente quando queste cifre superlative sono coinvolte, non riguarda più il mero metraggio ma il valore intrinseco dell’immobile, le caratteristiche che lo rendono unico: spazi all’aperto come i terrazzi, altane, viste panoramiche e via dicendo. Il fenomeno della migrazione fiscale dei milionari sta avendo un impatto non solo sull’economia di Milano, ma anche sulla sua composizione sociale. Sebbene l’arrivo di questi nuovi residenti ricchi porti un beneficio economico alla città, l’aumento dei prezzi degli immobili sta creando una disparità crescente, penalizzando i residenti a reddito medio e basso perché i salari non si adeguano al rialzo dei prezzi.

Secondo il Private Wealth Migration Report 2024 di Henley & Partners, l’Italia è al sesto posto a livello globale per numero di milionari che hanno scelto di trasferirsi, con Milano che si conferma la destinazione principale in Europa, superata solo da Portofino. Il problema però è la gentrificazione: in breve Milano diventa una città per ricchi che esclude chi invece è povero. Un problema che sta dilagando nelle periferie e specialmente a Corvetto dove la sensazione di molti è che la città li stia “espellendo” con riqualificazioni green che sì cambiano il volto della città ma la rendono anche sempre più proibitiva specialmente per quelle fasce di popolazione che sono più a rischio dal punto di vista finanziario come ad esempio gli anziani ma anche alcune famiglie in difficoltà economiche che ora sono senza casa. In tal senso un articolo de Il Tascabile ha illustrato bene le contraddizioni di una situazione sociale dove riabilitare un quartiere significa anche fare i conti con chi ci abitava già prima. Come si legge: «Come ha osservato il sociologo Giovanni Semi: “è importante chiedersi da chi è partecipato un progetto di rigenerazione urbana e, soprattutto, in quale fase: gli abitanti del quartiere vengono coinvolti attivamente in quella iniziale o viene chiesto loro solo di scegliere il colore delle panchine?”. L’impressione è che la maggioranza degli abitanti non sia davvero coinvolta in queste conversazioni. Nei quartieri adiacenti allo Scalo di Porta Romana fra i residenti si parla piuttosto del costo della vita, che aumenta sempre di più, della difficoltà di trovare un posto di lavoro stabile, del mondo che non è più lo stesso». È la tensione fra città verticale e città orizzontale di cui parlavamo nel paper Milano, di cosa hai paura? ovvero quella contraddizione da risolvere tra piani urbanistici rivolti alle imprese e ai capitali e quelli che riguardano la comunità, la gente. Milano, così, si trova a un bivio: se da un lato è considerata una città in ascesa per l’economia, dall’altro potrebbe essere minacciata dalla crescente disuguaglianza che deriva da un’ulteriore gentrificazione del mercato immobiliare e dalla concentrazione di ricchezze nelle mani di pochi privilegiati.