Gli hotel di lusso che vogliono allungare la vita ai miliardari
Quando il biohacking fa parte del servizio in camera
16 Ottobre 2024
Nel mondo del lusso, gli ultra-ricchi non si limitano più a cercare il massimo comfort o servizi esclusivi. Ora puntano a qualcosa di più ambizioso: vivere più a lungo grazie a strutture che promettono di prolungare la vita attraverso tecnologie e trattamenti all’avanguardia. Questa nuova tendenza si sviluppa soprattutto nei cosiddetti “luxury resort della longevità”, che offrono programmi personalizzati per migliorare la salute e, teoricamente, estendere la vita. Uno degli esempi più rappresentativi è il Six Senses Residences Dubai Marina, un grattacielo residenziale che sarà completato nel 2028. Non è solo un’opera di ingegneria estrema, con piscine a oltre cento piani d’altezza o lezioni di yoga tra le nuvole. Il vero richiamo è un intero piano dedicato alla longevità, dove i residenti potranno usufruire di trattamenti come l’ossigenoterapia iperbarica o la “crystal sound healing”, pratiche che promettono di ridurre lo stress e migliorare il sonno. La promessa non è solo di vivere bene, ma di vivere più a lungo.
Dietro questa crescente attenzione alla longevità si nasconde un’industria del benessere che mira a sfruttare la paura della morte e l’ossessione del controllo del corpo da parte dei più facoltosi. La tecnologia gioca un ruolo fondamentale in questa narrazione, con imprenditori come Bryan Johnson che dichiarano di aver ridotto la loro età biologica grazie a regimi di test continui, diete estreme e trattamenti costosi. Questo approccio, che si traduce in uno stile di vita ultra-rigido e monitorato in ogni minimo dettaglio, rappresenta un esempio estremo di come la scienza e il benessere vengano utilizzati per costruire una nuova illusione: quella che il tempo può essere domato, ma a un prezzo molto alto. Non sorprende che anche le catene di fitness di lusso come Equinox abbiano colto l’opportunità. Offrono programmi annuali da 40.000 dollari che includono test sui biomarcatori e coaching personalizzato per ottimizzare fitness, nutrizione e recupero. Se da una parte questi servizi sembrano esclusivi e innovativi, dall’altra pongono interrogativi su quanto di questo sia realmente necessario e quanto sia un semplice lusso mascherato da esigenza di salute. Il boom dei resort della longevità, come la Clinique La Prairie in Svizzera o il Lanserhof in Austria, non è privo di controversie. Queste strutture attraggono un’élite che spende cifre astronomiche per trattamenti che, nonostante le promesse, spesso non sono supportati da prove scientifiche concrete. Anche se alcune tecniche possono migliorare la qualità della vita, la possibilità di estenderla significativamente rimane un tema non dimostrato. L’industria del benessere vende l’idea che l’invecchiamento sia una malattia da curare, ma la realtà è che nessuno è riuscito a dimostrare una vera cura contro il tempo.
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Oltre agli aspetti scientifici, emergono questioni etiche non trascurabili. Mentre una parte del mondo lotta per accedere a cure mediche di base, una piccola frazione della popolazione spende cifre astronomiche per aumentare la propria aspettativa di vita. Questi lussi non fanno altro che amplificare le disuguaglianze esistenti, creando una separazione sempre più netta tra chi può permettersi di investire in anni extra di vita e chi fatica semplicemente a vivere. C’è anche un paradosso evidente: nel tentativo di prolungare la vita, queste persone finiscono per intrappolarsi in routine rigide e ossessive, dove ogni singolo aspetto della loro esistenza viene monitorato, misurato e controllato. Più che una vita estesa, quello che sembrano ottenere è una vita iper-gestita, dove la spontaneità e il piacere sono sacrificati sull’altare della longevità. Il mondo dei resort della longevità riflette un desiderio quasi compulsivo di controllo da parte dei super-ricchi. Ma il vero interrogativo è se tutto questo sforzo valga davvero la pena. Nonostante l’enorme spesa, la promessa di una vita più lunga rimane incerta, mentre la ricerca incessante della perfezione e del controllo potrebbe, alla fine, erodere il senso stesso di cosa significa vivere bene.