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I Tamagotchi sono tornati di moda

La new-wave della nostalgia non ha risparmiato nemmeno gli ovetti giapponesi

I Tamagotchi sono tornati di moda La new-wave della nostalgia non ha risparmiato nemmeno gli ovetti giapponesi

Se si parla di estetica autentica degli anni Y2K, non può mancare il Tamagotchi. Il gioco ha rappresentato per intere generazioni - Millennials e Gen Z - una grande parte della loro gioventù, tra gioie e traumi. Prodotto dall’azienda giapponese Bandai nel 1996, il Tamagotchi era popolare sia tra i bambini che gli adolescenti: c’era chi lo comprava  per il gioco in sé e chi lo usava per decorare l’occhiello dei propri jeans a vita bassa con l’ovetto colorato. Il gioco era diventato così popolare che, nell’anno del suo rilascio, ne erano state già vendute 400.000 unità, che sono aumentate a 13 milioni nel 1997. La rilevanza culturale del Tamagotchi ha fatto sì che il gioco sia cresciuto negli anni grazie alle collab con svariati brand, da Star Wars a BAPE. La popolarità non è sempre rimasta la stessa però; infatti, negli anni 2010 i Tamagotchi erano diventati solo oggetto di nostalgia collettiva, ma ciò è cambiato quando nel 2019 Bandai ha deciso di rilanciare il prodotto in Europa, Regno Unito e Stati Uniti. Con delle nuovissime versioni dell’uovo ed una recente collaborazione con Sanrio, le vendite tra il 2022 e il 2023 sono state così proficue che quest’anno Bandai ha deciso di aprire il primo flagship Tamagotchi a Londra, al Camden Market.

Il nuovo Tamagotchi è arrivato al momento perfetto per una generazione perfetta. Come infatti ha dichiarato Priya Jadeja, brand manager del gioco, dopo il rilancio del 2019 si aspettavano che la maggior parte delle vendite fosse innescata dal fattore nostalgia, ma così non è stato (o almeno non del tutto). Jadeja ha notato una notevole crescita nelle vendite tra i più piccoli, che non avevano mai avuto un dispositivo del genere. Il Tamagotchi ora è passato da gioco a device, dato che la nuova versione lanciata nel 2023 è un wearable, richiamando a pieno il suo nome: un gioco di parole in giapponese tra “tamago” che significa uovo e “uotchi”, orologio da polso. Con uno schermo LED touchscreen, una grafica ultra-definita e colori molto vivaci, la versione 2024 del gioco è molto lontana dall’originale grafica in 8 bit. Ciò nonostante, sui social è già iniziata la mania. 

Il revival del Tamagotchi ha avuto un impatto significativo sui social media, dove l’hashtag #Tamagotchi ha accumulato milioni di visualizzazioni su piattaforme come TikTok e X, con 788,4K ricerche mensili in giro per il mondo. Gli utenti condividono video e foto delle loro esperienze con il gioco, dalle strategie per prendersi cura del proprio animaletto virtuale alle personalizzazioni estetiche del dispositivo stesso. Questa rinascita digitale ha contribuito a creare una comunità globale di appassionati, unendo diverse generazioni attraverso la nostalgia e l’innovazione. Le nuove versioni del Tamagotchi offrono funzionalità avanzate come la connettività online e l’accesso al Tamaverse - il metaverso dedicato al gioco -  permettendo agli utenti di interagire tra loro in modi prima impensabili. 

@cazevedor Tamagochi is backkkk #trendalert #bagcharms #styleinspo Im In Love Im Obsessed Rihanna x Casa Di Remix - CasaDi

Oggi, il Tamagotchi non è solo un gioco, ma anche un accessorio di moda che ha trovato posto nelle tendenze contemporanee. Molti appassionati hanno iniziato a utilizzare il Tamagotchi come elemento decorativo per borse e zaini, unendo così nostalgia e stile. Questa pratica riflette il trend attuale della “birkinification”, dove le borse dei brand di lusso vengono iper-personalizzate con pupazzetti, perle, e altre tantissime cose “kawaii”. Non sorprende quindi che aziende come Bandai stiano capitalizzando su questa tendenza, espandendo il marchio Tamagotchi in nuovi mercati e collaborazioni. La percezione di Tamagotchi come un mix perfetto tra nostalgia e innovazione ha fatto sì che negli ultimi anni il gioco sia riuscito a collaborare con brand come Sanrio, e creare una capsule collection con Max Mara. Pensandoci, il ciclo vitale del brand ricorda un po’ il gioco in sé: nato, cresciuto, morto, e poi rinato sotto una nuova luce.