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E se il fascino di Love Lies Bleeding fosse un abbaglio?

Di certo l’opera con Kristen Stewart e Katy O’ Brian è già un cult, sebbene si tratti di un thriller meno entusiasmante del previsto

E se il fascino di Love Lies Bleeding fosse un abbaglio? Di certo l’opera con Kristen Stewart e Katy O’ Brian è già un cult, sebbene si tratti di un thriller meno entusiasmante del previsto

Il successo di Love Lies Bleeding è arrivato prima ancora che la pellicola cominciasse a circolare. Intanto è stata presentata in anteprima al Sundance Film Festival 2024, secondo poi ha ricevuto un’attenzione e una campagna marketing che hanno puntato il tutto e per tutto sulle due protagoniste, Kristen Stewart e Katy O’ Brian. Poster, servizi fotografici, un intero immaginario ispirato al film, che contribuisse ad alimentare la conversazione attorno all’opera seconda di Rose Glass, di ritorno alla macchina da presa dopo l’esordio del 2019 Saint Maud. Se nel primo caso l’autrice aveva sperimentato con i toni dell’horror, tra il mistico e il religioso, col lavoro che prende il nome da un fiore omonimo, di un rosso acceso e in grado di tramutare il dolore e le emozioni negative in nuovo carburante, Glass si addentra stavolta nelle periferie di un'America obsoleta, fino a tramutarle in non-luoghi.

@a24 Love at first sweat. #LoveLiesBleeding original sound - A24

In zone di mezzo, strisce di terra in cui ciò che accade rimane tra il mitologico e la leggenda metropolitana, dove le personagge di Lou e Jackie si incontrano, consumando un amore fisico, sentimentale e carnale, dopato dagli steroidi che l’aspirante culturista assume e alla quale l’ha introdotta la sua novella allenatrice/amante. È O’ Brian a interpretare il ruolo di una giovane senza un tetto e col sogno di poter competere su di un palco a Las Vegas. E la sua statura, il petto scolpito e la tonicità di cosce, braccia e addome, sono stati ulteriori incentivi per affascinare lo spettatore prima ancora di arrivare a incontrare le protagoniste nella cittadina sperduta del New Mexico in cui il film è ambientato, facendo intendere fin da subito che il corpo, le stature, la possibilità di evolvere erano temi fondanti per i significati dietro e alla base della pellicola. Una relazione che in Love Lies Bleeding si mescola al fantastico, tanto umano come quando trovi la persona da volere per sempre accanto, quanto in una dimensione altra in cui Lou, Jackie e la loro storia si elevano al di sopra di ogni cosa. 

Sono due i livelli in cui si incontrano le protagoniste e un altro ancora quello in cui è accolto lo spettatore. Il primo del tutto terreno, polveroso, sporco come i locali che Lou deve gestire per mantenere in piedi l’attività di famiglia (al punto da metterci letteralmente mano, come vediamo in una delle prime immagini mentre pulisce un improponibile bagno), mentre l’altro è superiore, eletto, un posto per creature che vengono nutrite con l’amore (gli stessi steroidi che Lou dà a Jackie?) e dove brucia un rapporto viscerale, che aiuta a lasciarsi il passato alle spalle, puntando alle stelle. Perché, quando si è innamorati, ci si sente grandi, si ha come l’impressione di svettare al di sopra del mondo.  Il pubblico, in questo sali e scendi di stadi, è probabile che si stabilisca nel centro. Da una parte accogliendo l’impulsività delle protagoniste e, con loro, l’estetica sportiva, precisamente trasandata e spiccatamente queer che le accompagna. Dall’altra rimanendo sempre un po’ distanziato, affascinato dalla costruzione di un immaginario che ha catalizzato l’interesse mondiale, dagli Stati Uniti al resto del mondo, ma a cui forse se si toglie la patina di affabulazione superficiale lascia scoperto un thriller più semplice del previsto, con un rapporto di certo istintivo, ma non viscerale, quasi blando. 

Una dinamica a due che rimane comunque tra le forze di Love Lies Bleeding, come l’aspetto delle sue protagoniste e un potenziale che, però, resta inespresso. Che esplode sul finale nella maniera più cinematografica e inaspettata, trovando una coerenza con le esaltazioni della fede di Saint Maud e, quindi, della nascente filmografia di Rose Glass. Ma risultando meno estasiante, ad esempio, dei misteri nei glitch di I Saw the TV Glow, altro titolo di punta dello scorso Sundance, diretto da Jane Schoenbrun e purtroppo destinato in Italia solamente alle piattaforme a pagamento (è disponibile a noleggio su Prime Video). Un racconto modesto, per un thriller modesto, per un duo modesto. Che continuerà a fare capolino nel panorama del 2024 - e forse anche oltre - grazie a un magnetismo diffuso a priori, che poco ha a che vedere con il contenuto della pellicola. È pur vero che, spesso, è così che si creano i cult, e possiamo tranquillamente affermare che, non è difficile da credere, è ciò che accade ed è accaduto proprio a Love Lies Bleeding.