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Brady Corbet è la scoperta più interessante del Festival di Venezia

Con The Brutalist, il regista americano convince pubblico e critica

Brady Corbet è la scoperta più interessante del Festival di Venezia Con The Brutalist, il regista americano convince pubblico e critica

Brady Corbet è un regista statunitense che fino a poco tempo fa era conosciuto per lo più dagli appassionati di cinema, ma grazie al suo terzo e più recente film The Brutalist potrebbe presto diventare un nome noto anche al grande pubblico. Presentato in concorso all’ultima edizione della Mostra del cinema di Venezia, The Brutalist era stato accolto molto bene dalla critica, a tal punto che la maggioranza degli osservatori lo considerava il probabile vincitore del Leone d’oro. Il premio è andato invece a Pedro Almodóvar, celebre regista e sceneggiatore spagnolo che a Venezia ha presentato The Room Next Door, mentre a Brady Corbe è stato invece assegnato il Leone d’argento per la miglior regia – il secondo riconoscimento più importante del festival. Alla prima il film aveva ricevuto tredici minuti di standing ovation; anche per questo la Universal, che si occuperà della sua distribuzione nel mondo, lo considera già uno dei titoli su cui puntare per la campagna di avvicinamento agli Oscar. I distributing rights per il Nord America se li è invece aggiudicati A24, per una cifra di circa dieci milioni di dollari, a dimostrazione di quanto siano alte le aspettative per questo film. The Brutalist è stato descritto da chi lo ha visto come una pellicola monumentale, che ha reso Brady Corbet una delle più interessanti scoperte del Festival di Venezia di quest’anno – e anche le prime recensioni pubblicate su Letterboxd sono molto positive.

Di cosa parla The Brutalist?

The Brutalist racconta la storia di un architetto ebreo ungherese, Laszlo Toth (Adrien Brody), sopravvissuto ai campi di concentramento e arrivato poi in America, dove successivamente inizierà a lavorare alla costruzione travagliata di un imponente edificio. Il titolo del film deriva dalla corrente architettonica alla quale lo stesso protagonista si allinea: il brutalismo. La pellicola parla di un personaggio immaginario, ma per idearlo sono state incrociate le personalità e gli stili di tre importanti architetti: gli statunitensi Paul Rudolph e Louis Kahn, e l’ungherese Marcel Breuer. The Brutalist è stato concepito da Corbet circa dieci anni fa, prima di ogni altro suo film, e sono stati necessari oltre cinque anni per girarlo, cambiando più volte cast e con frequenti interruzioni per problemi di soldi. Nonostante sembri un film molto costoso, è stato finanziato con un budget relativamente limitato per gli standard statunitensi – tra i dieci e i venti milioni di dollari. The Brutalist dura tre ore e mezza, ma a metà c’è un intervallo impresso nella pellicola che quindi non interrompe la proiezione: per quindici minuti è presente un conto alla rovescia che indica l’inizio del secondo tempo, insieme a una musica di sottofondo. Si tratta di una scelta che riprende le modalità di proiezione dei grandi film degli anni Cinquanta, e che in sostanza offre la possibilità agli spettatori di fare una pausa –considerata anche da Corbet una necessità legittima.

Da dove arriva Brady Corbet?

Prima di The Brutalist, Corbet aveva girato Vox Lux, presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia nel 2018: il film racconta la storia di una musicista di grande successo (Natalie Portman) che subisce una violenza sessuale durante un tour. Il suo esordio alla regia era stato invece con Infanzia di un Capo, tratto dal romanzo omonimo di Jean-Paul Sartre, che racconta il percorso di vita di un dittatore di un ipotetico Paese occidentale, attraverso tre momenti che corrispondono ad altrettanti scatti di rabbia del protagonista. Anche questo film fu presentato a Venezia, nella sezione Orizzonti del 2015, dove vinse il premio per la miglior regia. Corbet ha 36 anni, ed è molto giovane per aver collezionato già tre partecipazioni a un festival prestigioso come quello di Venezia. Le sue sceneggiature sono tutte firmate insieme alla moglie, Mona Fastvold, ex attrice e regista molto nota soprattutto in Norvegia. Anche Corbet iniziò a lavorare nel cinema come attore, in piccole serie televisive e come doppiatore di cartoni animati; successivament, prese parte a diversi film, sempre come attore, tra cui il remake di Funny Games di Michael Haneke e Melancholia di Lars Von Trier.  A ben vedere, Corbet non ha seguito il classico percorso che, a Hollywood, porta a realizzare lungometraggi come The Brutalist. Inoltre, il fatto che sia uno dei pochi registi statunitensi a girare in pellicola e non in digitale anticipa già quanto sia poco intenzionato a diventare un regista “commerciale” in futuro.