Harmony Korine ha creato Baby Invasion perchè niente è reale
Dopo Aggro Dr1ft, tornano gli esperimenti tra cinema e videogioco del regista di Gummo
02 Settembre 2024
C’è un confine sottile che separa il genio di Harmony Korine dal suo giocare con la venerazione che i fan hanno nei suoi confronti. Sebbene sia possibile ammettere quasi con leggerezza che, se solo la invocasse, potrebbe fondare una propria setta con adepti che si fionderebbero ad iscriversi a scatola chiusa, è altrettanto vero che i suoi affezionati seguono spesso da anni la carriera dell’artista di Bolinas, California. E che in operazioni come Aggro Dr1ft e il nuovo Baby Invasion, presentato in anteprima all’81esima Mostra del Cinema di Venezia, trovano un’inevitabile evoluzione del suo operato, direzionato sempre di più verso l’iperuranio dell’audiovisivo. Non solo quindi un voler giocare con la loro mente, eccedendo in esasperanti test cognitivi. Lo stravolgere del regista in Baby Invasion, in contemporanea, impatta anche sul panorama del cinema indipendente in mezzo a cui Korine ha sguazzato dagli inizi, ridefinendolo fino ad arrivare a domandarsi cos’è il cinema e in che direzione sta andando, domande la cui risposta, secondo i suoi più recenti lavori, sembra essere perentoria: tutto e niente, ovunque e da nessuna parte.
Baby Invasion, prodotto da Picture Perfect e dalla EDGLRD - che Korine ha fondato a Palm Beach nel 2021 per lo sviluppo della ricerca tecnologica - non è dunque un’altra criptica forma di commistione mediale tra cinema e videogioco, ma come Aggro Dr1ft è un mondo che esiste e che, soprattutto, non esiste, e che per questo il regista ha voluto creare a sua immagine e somiglianza. Oppure no. «È un avanzamento», commenta Harmony Korine. «Nel momento in cui ho scoperto che niente è reale ho iniziato a capire che tutto è finto, come in Matrix. Ho cominciato a notare i glitch. Ciò mi ha fatto uscire di testa come artista e mi ha condotto a voler costruire un cosmo che restituisse un senso di infinitezza». Baby Invasion è così un’opera horror in first person shooter basata sul genere dell’home invasion, dove l’occhio coinvolto è anche quello delle camere di sicurezza. Un videogioco rubato e diffuso sul dark web - questa la trama di un un’operazione che, per assurdo, ha uno storytelling quasi lineare, che per Korine nasconde più di un livello di trama e lettura - ideato per far entrare i giocatori come in una incontrollabile trance. E che è riuscito davvero nel suo scopo: ipnotizzare le persone. Il rilascio però su una piattaforma a cui è impossibile mettere un freno ha generato una spirale di violenza che è sfociata con altrettanta brutalità nella vita reale. Ora una manica di persone ha deciso di impugnare i fucili e rendere quell’ultraviolenza autentica: chissà se si tratta della diretta conseguenza digitale dell’ultraviolenza di Arancia Meccanica.
Harmony Korine lighting up a big cigar and a man in a neon face mask. Yes, it must be the BABY INVASION press conference. pic.twitter.com/AcTu7wWv5H
— Alex Ritman (@alexritman) August 31, 2024
«Abbiamo scelto come maschere dei personaggi dei bambini perché è bellissimo vedere qualcosa di tanto adorabile diventare terrificante», continua Korine, accompagnato dall’immancabile sigaro durante la presentazione di Baby Invasion a Venezia81 - stesso che, in soggettiva, vediamo impugnato dal “protagonista” del film-videogioco, che nei titoli di coda risulta solo come Anonymous. «L’idea ci è venuta perché il futuro è online, è in streaming e, dunque, anche i suoi crimini. L’intrattenimento ha preso l’aspetto dei bambini per richiamare il concetto di inizio, di rinascita nel nuovo spazio mediale in cui ci introduciamo. È un elemento quasi spirituale». Di componenti trascendenti e metafisici ne è pieno Baby Invasion, con conigli in sovrimpressione e in sottofondo una sorta di leggenda sull’animale, narrata per l’intera opera attraverso l’utilizzo di una voiceover. «Dentro ci sono quanti più spunti e altrettanti codici che si possono guardare simultaneamente», come la chat al lato dello schermo o il piccolo riquadro in cui un giocatore “materiale” osserva il gioco. Tanti punti di vista differenti uniti insieme dalla musica dell’artista britannico Burial. «Sotto, sopra, all’interno del film». Baby Invasion è reale, non è reale, è un gioco, non è un gioco. Lo si legge anche nelle scritte sopra le immagini. E se si vuole cogliere un significato, è probabile che si trovi nella post-logica: «Nessuno ci poteva dare ciò che volevamo allora lo abbiamo realizzato noi stessi. È qualcosa di difficile da definire, ma è più vibrante della logica. È post-logica».
BABY INVASION Letterboxd reviews have dropped pic.twitter.com/1scvajf2Ar
— Kaila Sarah Hier (@cleverrgirrl) September 1, 2024
Sebbene il lavoro di Korine abbia uno zoccolo duro di amanti, per chi non è stato al Lido - e anche per chi è transitato, ma non è riuscito a prendere i biglietti per le tre proiezioni, finiti in un battito di ciglia - recuperare l’ultra-realistico gioco in soggettiva multi-giocatore potrebbe non essere facile. Al momento, infatti, non è prevista una distribuzione («Non è detto che debba esserci», ha affermato l’autore), ma come per il precedente Aggro Dr1ft è presumibile aspettarsi un destino fatto di proiezioni clandestine, nascoste o di semplici miti da tramandarsi: «Che poi - ammette Korine - è così figo mostrare un’opera negli street club».