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Perché The Decameron è la serie Netflix del momento?

Meno peccaminosa di quanto avrebbe voluto Boccaccio

Perché The Decameron è la serie Netflix del momento?  Meno peccaminosa di quanto avrebbe voluto Boccaccio

Prendere storie in costume e tramutarle in serie comedy è il tormentone del momento. Non importa se basate su personaggi reali come The Great su Caterina II di Russia, su romanzi rosa come Bridgerton o su di un mix delle due possibilità come My Lady Jane, l’ucronia-fantasy del romanzo di Jodi Meadows con protagonista la prima regina d’Inghilterra e d’Irlanda. Anche la grande letteratura viene scomodata. Capita con The Decameron, operazione di ripresa del testo della metà del Trecento scritto dal poeta Giovanni Boccaccio. La vicenda di dieci giovani che, per sfuggire dalla peste mortale del 1348, si nascosero per altrettanti giorni in una villa nella campagna toscana, trascorrendo il tempo scambiandosi racconti umoristici, dal taglio spesso erotico e bucolico. Un ghiotto bottino su cui buttarsi, come ha fatto stavolta Netflix. Non adattando a menadito la raccolta, ma prendendo spunto dall’incipit della malattia immonda per far spostare un gruppo di servi, gentiluomini e nobildonne in una dimora principesca e teoricamente inespugnabile ai confini di Firenze. Un radunarli insieme, però, non per raccontarsi storielle - non almeno tutto il tempo, di certo non di fronte agli spettatori - bensì per metterne in scena una loro stessi. Lo spunto del manoscritto boccaccesco è solo accennato, come una scintilla con cui dare adito a tutt’altra narrazione. È la villa che, per lo show in piattaforma, si trasforma nel palcoscenico su cui i personaggi dovranno esibirsi, diventando la fonte principale di intrattenimento con cui distrarre il pubblico a casa. Tutto, però, su una storyline unica. 

Il senso originario del Decamerone si perde per essere declinato in maniera più libera, anarchica e personale. La creatrice dello show Kathleen Jordan imbastisce il suo racconto rivisitato, cercando di estrapolarne la vena spiritosa e lussuriosa ma servendone una dose ben più pudica e omertosa. Nella forza propulsiva dei racconti di Boccaccio veniva sprigionata una carica ironica e peccaminosa a cui, apparentemente, Netflix o non era interessata o da cui non le è stato permesso di attingere a piene mani. La serie è assai più conservatrice e di gran lunga meno pruriginosa rispetto a come il poeta medesimo vedeva i suoi racconti, infinitamente meno licenziosa delle storie che arrivavano alle orecchie di corti e camere da letto durante il quattordicesimo secolo. Sebbene su Netflix, per tornare a citare Bridgerton, il sesso sia stato sdoganato, il suo mostrarsi sulla finestra streaming continua a venir offuscato da una lente semi-censoria che non lo rende mai né scandaloso, né realmente concupiscente. Non potendo (e forse non volendo) scandalizzare gli spettatori, pur contraddicendo la promessa del trailer e del materiale promozionale. 

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The Decameron desidera condurre il pubblico con sé tra le "quattro" mura dell’estesa tenuta di sir Leonardo - morto, ma nessuno deve saperlo - per cercare di gingillarsi nella maniera più consona e opportuna, mentre intrighi e incastri si intrecciano in modo non particolarmente brillante, ma quantomeno godibile. E da cui fuoriuscire una riflessione che non va per la sottile quando indugia sulle posizioni di potere e su come tra ricchi e poveri sia inevitabile una continua lotta intestina, anche quando è evidente che si è destinati a scoprirsi tutti uguali davanti all’eventualità della morte. Lo show, tra un tradimento, una scappatella e una proposta di matrimonio e l’altra, mette a disposizione un gruppo di interpreti omogenei e preziosamente vestiti su cui, tra tutti, sono la pazzia arrogante di Zosia Mamet e la risolutezza inaspettata di Tony Hale a capeggiare - lei figlia di David Mamet e amica stronza, ma dal cuore d’oro in The Flight Attendant, lui comico dalla carriera pluridecennale, indimenticabile nel ruolo di Buster Bluth in Arrested Development. Ma di cui è anche Tanya Reynolds a prendersi carico, pronta a saltare da una serie all’altra della piattaforma partendo da Sex Education, pur lasciando che sia lo sviluppo dell’arco narrativo del personaggio di Karan Gill, nella parte di Panfilo, l’unico in grado davvero di conquistare. Nella ricostruzione di un’Italia negli studi di Cinecittà - arrivando fino alla provincia di Viterbo - che trae ispirazione dal classico per trovare spunti per le serie contemporanee, The Decameron è come un racconto estivo, fresco e circoscritto nel tempo: ti distoglie dal caldo, ti fa fare qualche risata e si farà dimenticare non appena la stagione sarà giunta al suo termine e le vesciche della peste rimosse con un po' di struccante.