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In che senso uno youtuber italiano è stato accusato di essere l'attentatore di Trump?

La fake news è stata molto ripresa su X

In che senso uno youtuber italiano è stato accusato di essere l'attentatore di Trump? La fake news è stata molto ripresa su X

Prima che venisse reso noto il nome dell’uomo che di recente ha sparato a Donald Trump durante un comizio in Pennsylvania, sui social network avevano iniziato a circolare numerose notizie false sull’identità dell’attentatore. In tutto il mondo, quella più ricondivisa puntava il dito contro lo youtuber italiano Marco Violi. I post che lo accusavano sono iniziati ad apparire pochi minuti dopo l’attentato: su X aveva iniziato a circolare una sua foto accompagnata da un testo che lo definiva «un famoso estremista antifa» e «il cecchino di Trump». Violi, su Instagram, ha detto che i primi a postare la sua foto su X sarebbero stati due account italiani, LogikSEO e Moussolinho. «Doveva essere un tweet ironico limitato alla mia cerchia di follower, non mi aspettavo che account con milioni di follower cascassero in una trollata del genere», avrebbe poi dichiarato la persona dietro al profilo Moussolinho. «Ho cancellato il tweet una volta realizzata la cosa, ma ormai il vaso di Pandora era stato scoperchiato». La diffusione della foto del suo volto, con ogni probabilità, è stata incentivata anche dal post di Wall Street Silver, un account su X seguito da oltre un milione di utenti e con cui lo stesso Elon Musk ogni tanto interagisce. Ricondivisa migliaia di volte, la foto di Violi è stata così vista presumibilmente da milioni di persone – sia su X, che su Telegram e Gab, una piattaforma molto apprezzata dai militanti di estrema destra. 

Com’è finito il caso che ha visto coinvolto Marco Violi

La portata di questa fake news è stata così ampia da costringere alcune delle più importanti testate e agenzie stampa internazionali a intervenire con articoli ad hoc per smentirla. Se fosse circolata solamente in Italia, la notizia probabilmente sarebbe sembrata fin da subito poco plausibile, ma in un Paese in cui Violi è di fatto uno sconosciuto ha finito per diventare virale. Per questa ragione lo stesso Violi – che oltre a occuparsi di sport su YouTube cura un sito di notizie dedicato alla squadra di calcio della Roma – si è visto costretto a precisare ufficialmente di non essere coinvolto nell’attentato a Trump. Ha poi aggiunto che è stato svegliato dalle numerose notifiche che stava ricevendo su Instagram e su X, e che numerosi utenti gli chiedevano perché avesse sparato a Trump. «Le notizie che circolano sul mio conto sono totalmente prive di fondamento e sono organizzate da un gruppo di hater che dal 2018 mi stanno rovinando la vita». Su Internet, in effetti, non è la prima volta che vengono impacchettate fake news usando il volto e il nome di Violi: già nel 2021 lo youtuber era stato additato sui social network come il responsabile di un attentato in Norvegia. Violi ha dichiarato che aveva già avviato procedimenti giudiziari in merito, e anche questa volta ha precisato che si rivolgerà a un avvocato. La sorella dello youtuber ha definito il caso «un uragano», e ha riferito che ha generato in lui un forte stress.

Le teorie del complotto sull’attentato a Trump

Quella di Violi non è l’unica notizia falsa sull’attentato a Trump che ha preso piede. Diversi post, tra cui alcuni scritti da politici statunitensi, sostenevano che l’attacco fosse stato ordinato direttamente dal presidente degli Stati Uniti. Il deputato Repubblicano della Georgia, Mike Collins, ha scritto su X che Biden dovrebbe essere incriminato per «incitamento all’omicidio». Il deputato Repubblicano della Florida, Greg Steube, invece ha scritto – riferendosi a Trump – che prima i Democratici «hanno cercato di metterlo in prigione e ora hanno provato a ucciderlo». Tuttavia la diffusione di queste teorie non ha coinvolto solo i sostenitori di Trump, ma persino i suoi detrattori. In questo caso la tesi che ha avuto maggiore risonanza è quella secondo cui l’attentato sarebbe stato parte di un’operazione organizzata dallo stesso Trump, con l’obiettivo di aumentare i consensi in vista delle elezioni di novembre. Nelle ore successive all’attacco l’hashtag «staged» («messo in scena») è persino finito “in tendenza” su X. La verità, invece, è che a oggi non si sa ancora quasi niente sul vero attentatore di Trump, Thomas Crooks – ucciso dai cecchini del servizio di sicurezza subito dopo aver sparato. Al momento sembra difficile, se non impossibile, capire perché Crooks abbia voluto colpire Trump: secondo quanto rivelato dalle indagini, non ha lasciato messaggi, lettere di rivendicazione o altro materiale che spieghi il suo movente, né sul suo smartphone né online.