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Le serie TV verticali da guardare sullo smartphone sono il futuro?

In Cina sono ormai parte integrante dell’offerta audiovisiva

Le serie TV verticali da guardare sullo smartphone sono il futuro? In Cina sono ormai parte integrante dell’offerta audiovisiva

In Cina le serie verticali da fruire tramite smartphone stanno cambiando dall’interno il mercato nazionale dell’audiovisivo, tanto che molte case di produzione del Paese hanno iniziato a investire su questo formato. App come ReelShort, DramaBox, ShortTV, SerialPlus o FlexTV propongono oggi serie molto brevi pensate per essere "mobile-first", da fruire senza investire troppo tempo e attenzione. Il numero di puntate in genere varia tra le 20 e le 100, ma gli episodi possono durare meno di un minuto. Il fatto che le singole clip siano così corte consente di girare le serie anche in una sola settimana, mantenendo i costi di produzione molto bassi – a discapito però della qualità. Gli sceneggiati presentano un ritmo molto veloce, con frequenti battute a effetto, e sono volutamente cheap: di solito i protagonisti sono giovani, attraenti e ricchi, con relazioni amorose tormentate, caratterizzate da scandali, tradimenti e gelosie. Spesso gli stessi titoli - come ad esempio "Married for Green Card, Stayed for Love" ("Sposata per il visto, rimasta per amore") – sono generati con l’intelligenza artificiale. Nonostante lo stile da soap-opera, in Cina il mercato delle serie verticali nel 2023 ha superato i 5 miliardi di dollari, mentre si stima che entro il 2027 arriverà a valerne 13 miliardi. ReelShort, ad esempio, tra le varie tipologie di piani a pagamento che offre, permette di acquistare specifiche "monete" attraverso cui accedere ai singoli episodi di una serie – vederne una intera può costare dai 20 ai 40 dollari. Ma l’obiettivo delle app di questo tipo è esportare all’estero il medesimo modello di intrattenimento, visto che in Cina ha funzionato ed è sempre più popolare.

Le serie verticali sono qui per restare?

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Per qualche giorno, lo scorso novembre, negli Stati Uniti TikTok non è stato il prodotto più popolare all’interno della sezione "Intrattenimento" dell’app store di Apple. Davanti al social network cinese c’era per l’appunto ReelShort. L’app che propone serie verticali di bassa qualità, da guardare sul proprio smartphone, è disponibile negli Stati Uniti dall’agosto del 2022, ed è stata scaricata da oltre 10 milioni di utenti. Di proprietà di una società cinese con sede in California, le produzioni fruibili su ReelShort stanno però avendo successo anche tra il pubblico occidentale. L’imprenditore cinese Joey Jia, amministratore delegato di Crazy Maple Studio, cioè l’azienda che gestisce la stessa ReelShort, ha detto al Washington Post che oggi il mercato principale dell’app è proprio quello statunitense. In particolare, le serie sarebbero rivolte per lo più a donne americane tra i quaranta e i sessant’anni, in cerca di contenuti incentrati principalmente su vicissitudini amorose. Gli addetti ai lavori, eppure, non credono che il formato verticale riuscirà realmente a prendere piede tra il pubblico occidentale, e giudicano questo apparente successo come una moda passeggera favorita dal "fattore-novità".

In effetti, nell’ambito della serialità occidentale negli anni sono state fatte altre scelte, tra cui cercare di replicare la complessità del cinema: in termini di produzione e qualità, nei casi più virtuosi le puntate di certe serie sono tuttora concepite come dei piccoli film. Inoltre, a farci caso, gli episodi delle serie di maggior successo in Occidente sono tutt’altro che brevi: di solito durano anche più di un’ora, e anche per questo il pubblico evita la fruizione via smartphone. Ma il taglio verticale delle serie prodotte da realtà come ReelShort non si esaurisce semplicemente con un’inquadratura diversa: al contrario, porta con sé una carrellata di scelte stilistiche che hanno effetti anche piuttosto evidenti sul contenuto. Ad esempio, per mostrare più momenti contemporaneamente lo schermo viene spesso tagliato in due, mentre per passare da una scena all’altra vengono adottate di frequente animazioni che ricordano lo stile cartoon. Le serie tv verticali, in sostanza, presentano caratteristiche di per sé uniche e del tutto inusuali per il tradizionale formato televisivo, a tal punto che per definirle si usa l’espressione "vertical drama". Anche e soprattutto per questo, secondo gli esperti, non dovrebbero riuscire più di tanto a imporsi sul grande pubblico, che negli Stati Uniti e in Europa presenta un certo grado di alfabetizzazione a livello cinematografico.

Da dove arriva il formato verticale dei video

@mushy.taki One of the best chinese dramas Ive watched aside from Love 020 and the kings avatar #greenscreen original sound - mushy.taki

Il formato verticale applicato ai video si è diffuso molto da quando gli smartphone sono diventati lo strumento principale con cui fruiamo i contenuti online. Nello specifico, in Cina ha subito un’accelerazione durante la pandemia, quando gli smartphone erano diventati lo strumento principale per coprire moltissime attività, tra cui vedere film e serie. Gli utenti cinesi, infatti, ormai hanno grande dimestichezza con i loro cellulari, e sono abituati a usarli per eseguire i compiti più disparati – dalla messaggistica istantanea ai pagamenti digitali, dalle pratiche burocratiche ai social media. Non è un caso, poi, che la fruizione delle serie verticali abbia preso piede soprattutto in Asia, dove la diffusione di Internet è stata tardiva ma molto veloce, e ha influenzato notevolmente il modo in cui gli utenti interagiscono con i contenuti online. Qui, infatti, il web ha saltato quasi del tutto la sua "fase desktop" per arrivare direttamente sugli smartphone, favorendo un modo di concepire e fruire la rete - e in particolare i contenuti video - realmente "mobile-first". Le prime serie tv verticali in Asia sono comparse nel 2018, prodotte da Tencent Video, la piattaforma di streaming posseduta dall’omonima multinazionale cinese, e oggi anche il mercato asiatico e quello delle Filippine sono molto importanti per questo genere di prodotti.

Cosa ci insegna il caso di Quibi

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Nel 2020 negli Stati Uniti era stato lanciato Quibi, un servizio di streaming in cui tutti i contenuti – della durata massima di 10 minuti – erano pensati per essere guardati sullo smartphone. Anche Quibi, il cui nome deriva dall’unione delle parole "Quick Bites", puntava quindi su video verticali molto brevi, da vedere sullo schermo del proprio cellulare, mentre si fanno tante altre cose. Per questo, la società aveva investito su una nuova tecnica di ripresa per produrre i suoi contenuti, che permettesse di guardarli tenendo il telefono sia in orizzontale che in verticale. Quibi era riuscita a raccogliere l’equivalente di 1 miliardo e mezzo di euro per avviare le proprie attività, grazie a investitori come Disney e Sony Pictures, tra gli altri. Il fondatore della startup Jeffrey Katzenberg - molto stimato a Hollywood per aver lavorato prima alla Disney e poi alla DreamWorks - aveva dichiarato che Quibi sarebbe dovuta diventare per il settore dei video brevi quello che Google era per le ricerche online. Eppure il progetto, dopo poco più di sei mesi di attività, non ha preso piede e la rispettiva società è stata costretta a chiudere. Secondo Katzenberg, anche se il servizio funzionava molto bene, era probabilmente il momento sbagliato per lanciarlo.

Il caso di Quibi, in effetti, era uno dei primissimi esperimenti in questo senso: a distanza di quasi cinque anni (che in ambito tech rappresentano molto tempo), il ruolo degli smartphone nel consumo dei prodotti audiovisivi è diventato ancor più rilevante, e non è da escludere che le produzioni televisive occidentali possano oggi tenere maggiormente in considerazione questo formato – imparando dagli errori degli altri in passato. Ad esempio, qualche utente di Netflix – si parla di uno su dieci – guarda i contenuti del catalogo attraverso il proprio smartphone, ma nonostante questo nessuna grande piattaforma ha ancora avuto il coraggio di fare grossi investimenti in questa direzione. Sembra però che i tempi stiano per essere più maturi per l’affermarsi dei contenuti-video verticali, anche grazie allo sviluppo delle reti 5G e a smartphone sempre più potenti. Già nel 2007, Steve Jobs nel presentare il primo iPhone mostrò come quel nuovo telefono potesse supportare la visione di un film – in quel caso uno spezzone di Pirati dei Caraibi. Cinque anni dopo, di contro, il regista David Lynch in un’intervista criticò molto questa modalità di fruizione: «Se guardate un film sul telefono non vivrete mai l’esperienza del film, neanche in un trilione di anni. Penserete di averlo visto, ma vi ingannerete. È una vera tristezza che pensiate di aver visto un film sul vostro fottuto telefono. Siate seri». È di parere diverso Joey Jia di ReelShort, secondo cui presto o tardi lo streaming di contenuti-video verticali diventerà una nuova industria cinematografica parallela.