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"Bad Boys" sarà la salvezza di Will Smith

Il featuring con Martin Lawrence è stato un successo al botteghino

Bad Boys sarà la salvezza di Will Smith Il featuring con Martin Lawrence è stato un successo al botteghino

Mentre il 13 giugno arriva nelle sale il quarto capitolo della saga Bad Boys, che negli anni novanta aveva contribuito a portare alla ribalta Will Smith, c’è da interrogarsi se davvero, a due anni dal famoso incidente degli Oscar, il principe di Bel-Air si sia mai chiesto whatcha gonna do? Per citare il testo del brano che ha accompagnato dal '95 il franchise, iniziato col regista Michael Bay. Solitamente, per i vincitori degli Oscar, le porte di Hollywood all’improvviso si ritrovano spalancate, ancor più di prima - come i conti dei budget che devono essere rivisti e alzati, se si vuole nella propria scuderia il detentore di una statuetta. Per il miglior attore di Una famiglia vincente - King Richard, però, è stato il contrario. Sebbene sia sempre ostico ricordare a menadito le pellicole che conquistano l’Oscar e quali interpreti si aggiudicano il riconoscimento, magari confondendo anche qualche categoria, i momenti iconici sono ciò che più rimane stampato nella memoria collettiva. Il selfie e la pizza distribuita in sala con la conduzione di Ellen Degeneres, lo scambio della busta di Moonlight e La La Land, l’esibizione rosa e patinata (con tanto di Slash alla chitarra) di I’m Just Ken di Ryan Gosling per Barbie. Tra tutti, a risvegliare un pubblico semi-addormentato nella notte del 27 marzo 2022, è stato il sonoro schiaffo che Will Smith ha piazzato sulla faccia del suo (presunto) amico e collega Chris Rock - e sfidiamo chiunque a ricordare la pellicola vincitrice come miglior film quell’anno, senza andare a cercarla. 

@badboysmovie Very compelling. #BadBoys Bad Boys Ride Or Die In Theaters June 7 - Bad Boys: Ride or Die

Ricostruiamo la scena. Il comico prende il palco, inizia un piccolo monologo e nel breve lasso di tempo riesce a far arrabbiare l’attore di La ricerca della felicità per una battuta sulla moglie, Jada Pinkett Smith, sul suo problema di alopecia, paragonandola al Soldato Jane di Demi Moore del 1997. Tanto che il divo si alza, avanza verso il palco e lo colpisce con uno schiaffo. La reazione è immediata. Non quella di Rock, che rimane scioccato e incredulo, ma del pubblico intero, sia in sala che online. Sarà stato vero, non sarà stato vero? Era preparato o improvvisato? Ad oggi si pensa che sia stato un gesto del tutto spontaneo, come evidenziato anche dal disagio del discorso di Smith quando poco dopo viene insignito del più alto riconoscimento dell’Academy, in cui tira in ballo famiglia, di nuovo la moglie, il fatto di dover proteggere i suoi cari ad ogni costo e, per non farsi mancare nulla, anche Dio. E lo ha dimostrato anche come, nei due anni a venire, la presenza sulle scene dell’attore è andata gradualmente calando. Di bene ne è venuto il salvataggio di un matrimonio, a quanto sembra, anche se poco dopo Jada Pinkett Smith ha pubblicato il suo memoir Worthy, in cui rivela non solo le luci e i segreti del rapporto con la star, ma anche il tradimento con il cantante August Alsina, scoperto grazie a suo figlio.

Il "santo schiaffo", secondo le parole della donna, ha messo un freno ai tanti dubbi e le ha fatto capire che con Will Smith non si sarebbero mai lasciati. Ad essersi fermata è stata però la carriera dell’attore, che poco tempo dopo si è visto sfuggire di mano il sequel Netflix del thriller-fantasy Bright e un altro film messo sul tavolo con la piattaforma, Fast and Loose, anche se chiacchiere da corridoio volevano il progetto agli sgoccioli dopo l’uscita del regista David Leitch. Per non parlare della cattiva pubblicità (o assente, il che è ancora peggio) per il suo ruolo, sempre drammatico, nell’opera sulla schiavitù Emancipation - a sua discolpa, la pellicola di Apple TV+ non è stata snobbata per colpa dell'incidente agli Oscar, ma proprio perché intrinsecamente bruttina. Se Hollywood e dintorni ti voltano perciò le spalle, l’unica soluzione è buttarsi su ciò che di sicuro le piace: i franchise. Allungare il brodo è l’hobby preferito di una industry che sa regalarci tanti universi immaginari pazzeschi, ma che quando imbocca la strada giusta pensa di poterla percorrere per altri dieci, venti film identici. Se con Men in Black la direzione era totalmente cambiata con International, del 2019, con Will Smith e Tommy Lee Jones sostituiti (male) dalla coppia Chris Hemsworth e Tessa Thompson, la via giusta è stata continuare sulla scia di Bad Boys, già tornato nel 2020 con il terzo For Life e che, con gli stessi registi Adil El Arbi e Bilall Fallah, prosegue con Ride or Die. E di morire, i cari vecchi ragazzacci di Miami, non ne hanno proprio intenzione.

@hugogloss Ele é ator, ele é camera man, ele é TUDO! Will Smith compartilhou um vídeo incrível nas redes sociais mostrando o processo por trás de uma cena de ação em “Bad Boys: Até o Fim”. O longa chega aos cinemas no dia 6 de junho e só pelo trechinho, já deu pra ver que promete, hein?! (: @Will Smith) #WillSmith #BadBoys #Movie som original - hugogloss

Mentre il botteghino estivo si manifesta come una landa desolata, la stessa Wasteland in cui è andata a incapparsi Furiosa: a Mad Max saga e il suo box-office catastrofico rispetto alle aspettative (e a un investimento di 168 milioni di dollari), il ritorno di Will Smith accanto a Martin Lawrence fa un boom inaspettato, incassando al suo primo weekend di uscita 104 milioni, superando il budget di 100 milioni. Non si sarebbe potuto chiedere di meglio. La cosa impressionante, però, è che Bad Boys: Ride or Die ha rivitalizzato lo stato di salute della saga. Pazzo, assolutamente sconnesso nella regia che cambia in continuazione, tra soggettive stile videogioco, sequenze oniriche e primi piani strettissimi che incasellano le facce dei personaggi, il film del duo Adil El Arbi e Bilall Fallah è un’esplosione di neon e colori, di frastuono e di battute. Il nosense regna sovrano. E non quello indigesto e a casaccio, bensì nella più ragionata e precisa delle forme, quando vuole far ridere grazie all’assurdo facendone il proprio strumento principale. 

@gighertq_ "We ride together, we die together. Bad boys for life." | #badboys #badboysedit #edit #willsmith #martinlawrence оригинальный звук - gighertq_

Smith e Lawrence, che si confrontano proprio con l’avanzare dell'età, si ringalluzziscono pur consapevoli di non essere più quelli di una volta. Mostrando di sapersi appassionare ancora, come negli anni Novanta, combinano il saper stare perfettamente a passo con i tempi - accogliendo le acrobazie registiche dei loro direttori d’orchestra Arbi e Fallah - pur non nascondendo di sapere di non poterne fare parte. Due fedeli canaglie che faticano ad appendere la pistola al chiodo, sanno affidarsi a una visione d’insieme che dona un’inattesa, videoludica, moderna e rigenerante freschezza alla sempre vibrante missione cinematografica di Bad Boys. E così Will Smith potrebbe avercela fatta. Oltre alla prova del botteghino, che da qui a fine corsa potrebbe essere in crescita, si vocifera che i suoi agenti, rimasti silenti nel corso dei due anni post schiaffo-gate, si siano rimessi alla ricerca di qualche altro ruolo di spessore per far definitivamente uscire l’attore dal cono d’ombra. Se la saga dei "cattivi ragazzi" dovesse sfondare, un quinto capitolo è possibile. Nel frattempo, il successo della pellicola potrebbe velocizzare la realizzazione di Io sono leggenda 2, che secondo le parole del co-protagonista Michael B. Jordan è ancora in fase di lavorazione sia per la sceneggiatura che per la produzione. Per settembre, invece, Smith è atteso sul set di Sugar Bandits, action thriller di Stefano Sollima sul romanzo di Devils In Exile di Chuck Hogan. Che Bad Boys e questa storia abbiano davvero dimostrato che, forse, non tutte le botte vengono per nuocere?