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È stato il Met Gala più politico di sempre

Scioperi e guerre non hanno svegliato le Sleeping Beauty

È stato il Met Gala più politico di sempre  Scioperi e guerre non hanno svegliato le Sleeping Beauty

Kim Kardashian non riusciva a respirare nel corsetto di Maison Margiela Couture che ha indossato ieri sera al Met Gala, Tyla è stata trasportata da quattro uomini in smoking affinché il suo abito di sabbia non si autodistruggesse, Kendall Jenner ha tirato fuori un look d’archivio mai indossato prima. Ispirato a The Garden of Time di J.G. Ballard, la mostra e la cena di questa notte al Metropolitan Museum hanno reso omaggio in grande stile alla natura e alla decadenza, dai codici stilistici floreali al recupero di abiti di alta moda meravigliosi ma dimenticati nel tempo. Per la prima volta nella storia del Met Gala tutti gli invitati sono riusciti ad attenersi al tema predefinito, a costo, però, di mettere da parte qualsiasi riferimento politico. Mentre sul red carpet - che quest’anno era verde - fiorivano le rose e si trasportavano clessidre, alle porte del Met la folla protestava contro la guerra: nella notte santa del calendario hollywoodiano, le truppe israeliane hanno bombardato la città palestinese di Rafah e preso il controllo del valico della città sul lato di Gaza. Per ironia della sorte, seppure nessuno dei suoi look fosse dedicato a dichiarazioni politiche, il Met Gala è diventato simbolo delle polemiche che tentava di ignorare. 

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Era il 2013 quando la modella Abby Lee Kershaw si presentò al Met Gala, quell’anno dal titolo Punk:Chaos to Couture, in uno slip dress argentato di Rag & Bone e la scritta sullo stomaco “Gun Control”, il 2021 quando Cara Delevingne provò a emularne l’audacia con un bustier di Dior che riportava la frase “Peg The Patriarchy” e la deputata democratica Alexandria Ocasio Cortez indossò l’abito “Tax The Rich” nell'annata dedicata alla moda americana. Mentre l’outfit di Kershaw viene ricordato ogni maggio come “l’unico vero look punk di quell’anno”, le scelte stilistiche di O.C. e di Delevingne sono andate incontro a una fine piuttosto drammatica, in pasto alla meme culture di internet. Sarà forse per questo che la scorsa notte sul red carpet del museo non sono apparse dichiarazioni politiche e che nessuno dei presenti ha deciso di esporre la propria opinione in fatto di cronaca? The Cut sottolinea ironicamente che il tema di quest’anno non poteva essere più adatto, in quanto l’opera di Ballard, come indica Literary Hub, narra dell’”inevitabile rovina dell’aristocrazia”. Secondo il metro di giudizio di Anna Wintour, la serata è stata un successo: onde evitare sorprese, Condé Nast ha trovato un accordo con la Union che rappresenta centinaia dei suoi lavoratori a poche ore dall’inizio dell’evento, promettendo aumenti salariali, otto settimane di indennità per i licenziati, quattordici di congedo parentale e altre tutele. L’edizione non è stata dedicata a John Galliano come voleva intendere inizialmente, ma ci sono stati abbastanza look firmati Maison Margiela e altrettanti abiti d’archivio dell’enfant terrible, ex direttore creativo di Dior. Certo, le live dell’evento su TikTok (sponsor di ieri sera) erano a volte “disturbate” dalle grida dei manifestanti che marciavano fuori dal Met con la kefiah e le bandiere palestinesi, ma c’erano abbastanza poliziotti in tenuta antisommossa e barricate per fermarli. Tutto, per le prime ore del Met Gala, è andato come da copione. Poi i social si sono incendiati. 

Al Met è andato in scena un vero e proprio giardino idilliaco per la beneficenza in favore delle arti, e si pensa che sia stato un anno record per le entrate dell’istituzione: secondo quanto riporta il New York Times, il prezzo di un posto a sedere alla cena organizzata da Wintour quest’anno è salito da 50mila a 75mila dollari, così facendo si prevede che il guadagno complessivo del Met Gala 2024 sia stato di $33milioni, in confronto ai $22milioni del 2023. Se, per restare in tema con il trend capitano dell’ultimo anno, Condé Nast ha voluto zittire ogni brusio fuori dal coro dell’alta moda per dedicarsi completamente al quiet luxury, inizialmente ci è riuscito. Ha messo a tacere il malcontento dei dipendenti che fino a poche ore prima erano in sciopero, e ha potuto contare sulle forze armate newyorchesi per tenere a bada le urla dei manifestanti che protestavano il supporto degli Stati Uniti agli attacchi di Israele a Gaza, tutto mentre il Met incassava un bel gruzzolo di versamenti da parte delle maison di lusso. La “falla” che ha reso il museo terreno fertile per la polemica è stato esattamente il suo silenzio, sui social impossibile da tradurre in meme. A livello globale, il Met Gala ha ottenuto 5,1 milioni di tweet, ma i bombardamenti su Rafah ben 3,6milioni, e gran parte di questi come volevasi dimostrare commentavano l’assoluta indifferenza degli invitati all’inaugurazione di Sleeping Beauty: The Garden of Time nei confronti della guerra. Insomma, se sono arrivati in ritardo sul red carpet era anche per colpa delle manifestazioni: “fashionably late” o meno, avranno pur avuto il tempo di cercare su Google cosa stava succedendo.