Vedi tutti

Accettare l'imperfezione nella società delle performance: intervista a Tom Odell

Abbiamo incontrato l'artista prima del suo live ad Alcatraz

Accettare l'imperfezione nella società delle performance: intervista a Tom Odell Abbiamo incontrato l'artista prima del suo live ad Alcatraz
Fotografo
Rory Langdon-Down

C’è una chitarra acustica, c’è la sua voce, quelle dei colleghi che lo hanno accompagnato nella creazione del progetto e poco più: nel suo nuovo album dal titolo Black Friday, Tom Odell esplora il mondo delle emozioni e delle relazioni umane in maniera cruda, spregiudicata nei testi così come nella composizione. Lo fa incorporando anche i momenti musicali che spesso vengono sottovalutati e cancellati dalle registrazioni così da rendere il lavoro il più onesto possibile. Nel brano Nothing Hurts Like Love, Odell si racconta a ridosso del rumore di quello che sembra il suono della pioggia che cade sulla finestra; in The End, prende il piano e narra una storia spietata che mescola sentimenti di nostalgia e sofferenza. «Per la maggior parte del tempo ero seduto su un divano con la chitarra e cantavo, quasi come se parlassi piuttosto che cantare e cercassi di farlo sembrare un dialogo piuttosto che una performance», ci ha raccontato l’artista. Domani salirà sul palco dell’Alcatraz di Milano, la tappa italiana di quello che chiama «il più grande tour che abbiamo mai fatto». 

Odell ha scritto il brano Black Friday il 24 novembre 2022, mentre celebrava il suo compleanno e milioni di persone erano intenti a tuffarsi tra gli scaffali dei megastore in occasione della data dedicata ai grandi saldi autunnali. «Il Black Friday sembra un momento cupo, la depressione è spesso chiamata Black Dog», racconta. «Ero interessato alla semantica della frase, a ciò che ti fa sentire quando la rimuovi dalla festività consumistica». Il nuovo progetto di Odell porta il nome della giornata mondiale dello shopping per compiere un processo di destrutturazione del concetto di consumismo, sia nella sua sonorità, che l’artista ha voluto mantenere integra nelle sue imperfezioni, sia nei temi affrontati, dalla sensazione di insoddisfazione a quella di insicurezza che comporta vivere nella nostra società. «Gran parte del desiderio di mantenere l'album in uno stato di incompiutezza è una reazione al modo in cui le nostre vite possono apparire online», aggiunge. «Così come alla facciata del consumismo, che anche nei momenti migliori sembra molto superficiale». 

Accettare l'imperfezione nella società delle performance: intervista a Tom Odell Abbiamo incontrato l'artista prima del suo live ad Alcatraz | Image 498024
Accettare l'imperfezione nella società delle performance: intervista a Tom Odell Abbiamo incontrato l'artista prima del suo live ad Alcatraz | Image 498025
Accettare l'imperfezione nella società delle performance: intervista a Tom Odell Abbiamo incontrato l'artista prima del suo live ad Alcatraz | Image 498026

Per un artista che accumula 28 milioni di ascoltatori al mese sulle piattaforme di streaming, scagliarsi contro il termine “commerciale” potrebbe sembrare controintuitivo, ma dall’uscita di Another Love, il singolo d’esordio con cui Odell continua tutt’ora a scalare le classifiche globali, sono passati dodici anni. Oggi 33enne, rivela che ascoltare i suoi vecchi brani è come rileggere un diario “pubblico”, come osservare i tatuaggi che ha ancora impressi sulla pelle ma che appartengono al sé di dieci anni prima. «A volte sento qualcosa che mi è molto familiare, ma altre volte riconosco a malapena il personaggio che sta cantando», confessa. «Con l'avanzare dell'età, sono sempre meno sicuro di quanto di noi rimanga la stessa persona». La piega introspettiva che prende la nostra conversazione ci porta a chiedere a Odell se gli capita mai di pensare a come sarebbe stata la sua vita senza il successo di Another Love, che lo ha lanciato ai vertici della industry a soli ventidue anni. «Sono incredibilmente fortunato che la mia musica abbia risuonato con le persone fin dall’inizio, ma come in tutte le cose ha i suoi lati negativi, a volte era piuttosto paralizzante», racconta, per poi aggiungere un commento estremamente ponderato: «Pensiamo di essere padroni del nostro destino, io non ci credo affatto. Penso che siamo in balia delle miliardi di vite che ci circondano e delle centinaia di migliaia di vite che ci hanno preceduto, quindi non so se sarebbe potuto andare diversamente e mi piace. Devo essere disciplinato con me stesso, perché trovo che sognare a occhi aperti possa portare a molta sofferenza». 

La profondità delle parole che Odell sceglie per descrivere il suo successo è la stessa che ritroviamo nei testi del nuovo album. Malgrado ogni canzone faccia trasparire la sua maturità, in brani come Black Friday viene lasciato lo spazio alle insicurezze che governano la mente. Con "I want a better body, I want better skin/I wanna be perfect like all your other friends" (che a primo ascolto potrebbe sembrare un riferimento a Creep dei Radiohead), viene espresso il sentimento di inadeguatezza che accomuna la società contemporanea, incastrata in un ciclo costante di autocelebrazione e autodenigrazione. «Molto di quella canzone era una reazione a come ci si sente online e nel mondo moderno», rivela Odell. «Tornando alla cultura individualista, è stato molto liberatorio scrivere delle insicurezze più profonde che nascondiamo con tanta cura». Ed è esattamente con questa sincerità che il cantautore ci racconta delle paure che lo stanno tormentando in vista del tour, così gigante da emozionarlo e scoraggiarlo allo stesso tempo. «È entusiasmante perché è come un'altra espressione della musica, mi sento un po' intimorito ma anche emozionato».