Perché i testi delle canzoni oggi sono così banali?
Di base, perché sono più facili da memorizzare
02 Aprile 2024
Non è un mistero che i testi delle canzoni che ascoltiamo ogni giorno siano molto diversi da quelle di cinquant’anni fa. E con “diversi” intendiamo più elementari, più semplici – forse più stupidi? La sintassi va nuclearizzandosi, passando da frasi articolate a brevi periodi; aumentano le ripetizioni, le parole emotivamente cariche (se foste interessati, l’emozione in questione è la rabbia) ma si perdono le sfumature, le complessità e, in una parole, l’umanità. Uno studio recente, pubblicato in Scientific Reports, getta nuova luce su questo fenomeno, attingendo a un'ampia analisi di oltre 350.000 hit delle classifiche top 40 che spaziano su cinque decenni. I risultati rivelano una traiettoria inquietante contrassegnata da una crescente semplicità e ripetitività nelle composizioni testuali: una tendenza che ha profonde implicazioni per la nostra comprensione del discorso musicale e dell'innovazione artistica. Lo studio, condotto da un team di ricercatori, ha approfondito i paesaggi testuali del rap, del country, del pop, dell'R&B e del rock, esaminando le tendenze dal 1970 al 2020. Sfruttando algoritmi di apprendimento automatico, i ricercatori hanno analizzato meticolosamente ogni brano attraverso un ventaglio di attributi, tra cui complessità lessicale, struttura della canzone e schemi di rima ripetitivi. Quello che è emerso da questa analisi un chiaro schema: le canzoni più vecchie vantavano vocabolari più ricchi e strutture testuali più intricate, mentre i brani più recenti prediligevano la ripetizione e la semplicità.
"...not only does the lexical complexity of lyrics decrease ... also observe that the structural complexity... has decreased. In addition... the emotion described by lyrics has become more negative and... more personal..."#music #science https://t.co/WOJY9gUI9i
— Gunnar De Winter (@evolveon) April 1, 2024
Questo spostamento verso la semplicità riflette cambiamenti più ampi nelle preferenze sociali, con gli ascoltatori che si orientano verso contenuti facili da digerire in un'epoca di abbondanti scelte musicali. Lo studio ha anche provato ad andare oltre la mera analisi quantitativa, approfondendo le dimensioni emotive e culturali dell'evoluzione testuale. Attingendo a ricerche precedenti, lo studio sottolinea una diminuzione significativa nei testi positivi e gioiosi nel tempo, accompagnata da un aumento delle espressioni di rabbia, disgusto e tristezza. Questo cambiamento nel tono emotivo riflette tendenze sociali più ampie, riflettendo cambiamenti di atteggiamento e valori tra le generazioni – in breve, mentre la salute mentale e il livello di attenzione delle nuove generazioni sprofonda (dopo tutto, viviamo in una società sempre più alienante e distopica) la musica ha seguito questo mood in un circolo vizioso però in cui la conseguenza finisce per diventare una causa. Gli schemi del pensiero informano gli schemi della composizione musicale i quali, a loro volta, rinforzano gli schemi di pensiero pre-esistenti. Ad esempio, lo studio ha evidenziato la crescente auto-ossessione evidente nei testi contemporanei, con parole come "io" e "mio" che diventano sempre più diffuse in una specie di ondata di autoreferenzialità. Questa tendenza narcisistica sottolinea cambiamenti più profondi nelle narrazioni culturali e nelle tendenze individualistiche – andando forse contro quell’ideale della musica come aggregatrice di comunità. Ma, dopo tutto, con il declino della complessità strumentale, l’aumento di sample e remix e il progressivo degrado delle performance live (basti pensare a Kanye e al suo imbarazzante karaoke definito “listening experience”) la musica è diventata un’esperienza individuale. Come si diceva in The Lobster di Yorgos Lanthimos: «We dance by ourselves. That's why we only play electronic music».
Una delle scoperte più intriganti dello studio è la divergenza nelle preferenze degli ascoltatori tra generi diversi. Mentre i fan del rock tendono ad apprezzare i brani più vecchi, gli appassionati di musica country mostrano un maggiore interesse per le nuove tracce - una divergenza che parla delle diverse abitudini d'ascolto del pubblico che si carica anche di connotati politici dato che il rock è generalmente anti-establishment mentre il country rappresenta una comunità viva e politicamente orientata che consuma e richiede contenuti nuovi e attinenti al presente. Tra l’altro, lo studio rivela significative differenze nei conteggi delle visualizzazioni dei testi tra i generi, suggerendo che gli ascoltatori di certi generi (come il rock o il rap) attribuiscano maggiore importanza al contenuto testuale rispetto ad altri. Nonostante la ricchezza dei suoi risultati, lo studio non è privo di limitazioni: un potenziale limite dello studio è la sua dipendenza da algoritmi di apprendimento automatico che può introdurre pregiudizi e limitazioni nell'interpretazione dei dati. Il focus sui testi in lingua inglese nella musica popolare occidentale, poi, restringe il campo delle sue conclusioni, trascurando la diversità globale dell'espressione musicale – anche se a giudicare dall’impressione che molti italiani hanno avuto ascoltando i testi delle canzoni di Sanremo la tendenza ha luogo anche in Italia.