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Okay, lo sciopero di Hollywood è finito, e ora?

Gli scioperi sono costati più di sei miliardi di dollari solo alla California

Okay, lo sciopero di Hollywood è finito, e ora? Gli scioperi sono costati più di sei miliardi di dollari solo alla California

La recente fine dello sciopero degli attori e degli sceneggiatori di Hollywood ha determinato, praticamente da un giorno all’altro, la ripresa delle lavorazioni per l’intero settore cinematografico e televisivo affiliato ai grandi studios, con non poche conseguenze. Per circa cinque mesi non era stato possibile girare film e serie tv, e anche il rispettivo reparto-scrittura si era fermato, così come le campagne promozionali. Nonostante a non lavorare (e a manifestare) siano stati gli sceneggiatori e gli attori, il blocco delle produzioni ha causato un’interruzione che ha coinvolto a cascata praticamente tutte le categorie professionali che ruotano intorno ai film e alle serie tv. Anche se queste figure non erano coinvolte nei negoziati sindacali, il loro fermo ha determinato l’arresto di quasi l’intera industria hollywoodiana. La ripercussione più diretta ed evidente di questa interruzione è il rinvio di diverse uscite in sala, che a sua volta provocherà una serie di slittamenti a catena. Le produzioni, infatti, per una questione di logistica non potranno tornare sui set tutte contemporaneamente, ed evidentemente neanche i film o le serie potranno uscire tutti all’unisono  – cosa che sarebbe comunque sconveniente in termini di promozione.

Gli effetti dello sciopero su film e serie tv

@nomoredanny

The hollywood writers strike is over

original sound - Danny

Nell’arco del prossimo anno arriveranno pellicole che sarebbero dovute essere distribuite tra luglio e novembre 2023, ma che per l’appunto sono state rimandate per far sì che gli addetti ai lavori  potessero promuoverle. Ora che gli scioperi sono terminati i principali impegni di attori e attrici più noti riguarderanno infatti la promozione dei loro stessi film. Timothée Chalamet, ad esempio, di recente ha aperto il Saturday Night Live con un monologo in cui ha preso in giro proprio il ritorno della promozione dei film, citando i progetti che a breve inizierà a portare in giro, tra cui Dune 2. La pellicola doveva uscire in autunno, ma è slittata a marzo 2024. Lo stesso vale per Challengers, il film di Luca Guadagnino con Zendaya, che avrebbe dovuto inaugurare la Mostra del cinema di Venezia, ma è stato ritirato all’ultimo e spostato al 26 aprile 2024. Di conseguenza le opere che sarebbero dovute uscire la prossima primavera saranno prorogate, e così via, causando ulteriori ritardi. Per quanto riguarda le serie tv, invece, tra quelle più attese a saltare di almeno un anno ci sono The Last of Us, The White Lotus e House of the Dragon. Il rinvio dell’uscita di Stranger Things, poi, è un problema anche in termini di sceneggiatura: l’età dei protagonisti adolescenti obbligherà la produzione a trovare escamotage narrativi per giustificare la loro crescita all’interno della storyline. Più in generale, le ricadute dello sciopero si stima che saranno avvertite per i prossimi due anni, non solo negli Stati Uniti. Secondo quanto sostiene il Los Angeles Times gli scioperi sono costati più di sei miliardi di dollari solo alla California, dove ha sede Hollywood, mentre l’impatto economico sul resto degli States secondo la testata NPR è di quasi 160 miliardi.

Come reagirà l’industria cinematografica a questo stallo

@staytunednbc Much of #Hollywood has been shut down since the #screenwriter strike began in May. The #actorsstrike is now poised to affect more #movies and #tvshows original sound - staytunednbc

Non tutte le produzioni, però, potranno riprendere immediatamente, perché non c’è personale a sufficienza, sia per quanto riguarda le maestranze che per gli attori: si dovrà attendere che i singoli professionisti si liberino dalle lavorazioni arretrate e interrotte precedentemente. Lo stesso vale per gli spazi in cui girare all’interno degli studi: le richieste sono troppe e i tempi di attesa sempre più lunghi e subordinati al budget a disposizione. A differenza della sospensione del lavoro durante la pandemia, infatti, questa volta non c’è stato un ritorno graduale sui set, ma è avvenuto nell’arco di pochissimo tempo, cosa che ha causato diversi disagi. I progetti che potranno ripartire per primi sono i film e le serie tv le cui riprese erano state interrotte con l’avvio dello sciopero. La presenza di film in sala e di serie in televisione o nelle piattaforme di streaming, come prevedibile, sarà molto inferiore a quella originariamente prevista, e obbligherà gli addetti alla distribuzione e alla progettazione dei palinsesti a compensare la cosa con programmazioni alternative – il successo del film-concerto di Taylor Swift è un esempio riuscito di questa strategia. La catena più grande di sale cinematografiche degli Stati Uniti, AMC Entertainment, ha già registrato un calo del 10 per cento dei ricavi a causa della mancanza di titoli di punta per via dello sciopero: lo stesso si prevede che avvenga per almeno i prossimi due anni, seppur a ondate. E anche le sale italiane ed europee, dal momento che la loro programmazione è fortemente influenzata dall’uscita dei film negli Stati Uniti, si ritroveranno nella medesima situazione.