Chi sono i negazionisti del cambiamento climatico in Italia?
La nuova (e già ex) presidente di ARPA Lombardia sembra essere uno di loro
16 Novembre 2023
La nuova presidente di ARPA Lombardia Lucia Lo Paolo, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, durante un’intervista ha sostenuto di non credere che «il cambiamento climatico sia frutto dell’uomo». La sua posizione è contraria a quella condivisa da praticamente l’intera comunità scientifica internazionale – tra i ricercatori il consenso sul fatto che il cambiamento climatico sia causato dalle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane è superiore al 99%. Per questo motivo, i partiti di opposizione nel Consiglio regionale della Lombardia hanno presentato una mozione per chiedere che la presidente venga rimossa – che è passata. Un'esponente di Fratelli d’Italia a capo di ARPA Lombardia dallo scorso agosto, la sua nomina era stata già criticata da alcuni partiti, che la accusavano di non avere l’esperienza adeguata per l’incarico. La persona a capo dell’agenzia lombarda per la protezione dell’ambiente avrebbe motivato la sua affermazione dicendo che il cambiamento climatico sarebbe un processo naturale, un parere ripetuto più volte e in diverse varianti da chi nega la responsabilità umana della crisi climatica. Il clima è cambiato da quando esiste il Pianeta Terra (cioè da quattro miliardi di anni a questa parte), e ne abbiamo la prova grazie alle tracce geologiche, ma queste variazioni sono state tendenzialmente graduali, nell’arco di periodi di tempo ampissimi: a partire dall’età moderna, invece, lo sbalzo è stato molto più rapido e significativo.
La destra di fronte alla crisi climatica
@telospiegasofia La Presidente dell’ARPA Lombardia (l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente), ha apertamente negato che il #cambiamentoclimatico sia causato dall’essere umano. È preoccupante che la presidente di un ente così importante abbia idee confuse sul cambiamento climatico, eppure there she is. La sua nomina è stata spinta da Fratelli d’Italia, con cui si era candidata alle regionali nel 2023, e grazie alla sua laurea in filosofia mai conseguita (2002-2003), ora si trova completamente impreparata a fare disinformazione sulla crisi climatica come tutti i negazionisti che si rispettino Good job, Lucia! Ancora una volta chissà se ci sveglieremo e capiremo che queste persone le paghiamo (e votiamo, direttamente o indirettamente) noi. Che amarezza. #FdI #italia #istituzioni suono originale - Sofia Pasotto
La presidente di ARPA Lombardia non è l’unica politica italiana di destra che sembra negare o sminuire, più o meno velatamente, il cambiamento climatico. Sono andati in questa direzione, a più riprese, Salvini – che in merito tiene una posizione ambigua – o i senatori leghisti Claudio Borghi e Alberto Bagnai. La Lega è forse il partito più scettico nei confronti del cambiamento climatico, e sembra aver trovato nel tema un nuovo pretesto per favorire la polarizzazione del dibattito pubblico. Tra le altre cose Salvini ha dichiarato che il ritiro dei ghiacciai sarebbe dovuto a cicli storici del clima, e secondo lui non c’entrerebbe l’inquinamento generato dalle attività umane. Anche se nella maggioranza che appoggia il governo non c’è una linea chiara sul cambiamento climatico, alcuni esponenti spingono per prendere maggiormente sul serio il fenomeno. «Se qualcuno aveva qualche tentennamento ora non può non prendere atto dell’evidenza. Di fronte alla grandine gigante, ai nubifragi, ai tornadi, ai 47 gradi, chi può negare?», ha detto Nello Musumeci, Ministro per la Protezione Civile del Governo Meloni. Si tratta comunque di personalità e schieramenti tutto sommato isolati all’interno della destra, in Italia e all’estero storicamente più diffidente verso questo tema. Il deputato Sergio Berlato, di Fratelli d’Italia, ha sostenuto ad esempio che i cambiamenti climatici non siano provocati dalle attività umane, «ma dall’attività del sole». L’europarlamentare Carlo Fidanza, anch’esso del partito di Giorgia Meloni, ribadisce che i cambiamenti nel clima ci siano sempre stati e che vadano affrontati senza toni apocalittici. Lo stesso ex compagno della Presidente del Consiglio, Andrea Giambruno, ha più volte espresso considerazioni ironiche per minimizzare la questione, facendo finta di non capire o non comprendendo realmente la differenza tra meteo e clima.
Il riscaldamento globale c’è anche se fa freddo
@earthtopia Cold weather in a climate crisis #climatechange #snow #britishweather #coldweather #explained In The Forest (Acoustic Indie No Copyright) - Instrumental - Lesfm & Olexy
Uno degli argomenti prediletti dai negazionisti del riscaldamento globale e del cambiamento climatico è il freddo. Nel 2019, Trump approfittò di alcune giornate particolarmente gelide negli Stati Uniti – causate dal passaggio di correnti provenienti dall’Artico – per sminuire la rilevanza della crisi climatica. Ma è importante non confondere gli eventi meteorologici con quelli climatici. Il clima ha a che fare con fenomeni che avvengono nell’atmosfera sul lungo termine; il meteo, invece, riguarda episodi circoscritti nel tempo e localizzati. Il riscaldamento globale tende ad aggravare e a rendere più frequenti singoli eventi di durata limitata, come le ondate di calore o le tempeste, tra le altre cose. Lo stesso freddo anomalo di qualche anno fa in Nord America secondo i ricercatori era esattamente un segno del cambiamento climatico. Per rendere ancora più accessibile la differenza tra meteo e clima, il New York Times aveva preposto un’efficace analogia pensata appositamente per Trump: «Il meteo equivale a quanti soldi hai nel portafogli oggi, mentre il clima è il tuo patrimonio. Un miliardario che ha dimenticato a casa per un giorno il portafoglio non è povero, così come una persona povera che s’imbatte in qualche centinaio di dollari non diventa improvvisamente ricca. Ciò che conta è ciò che accade nel lungo periodo».
Perché è meglio prendere sul serio la crisi climatica
Ma siamo sicuri che sia colpa dell’uomo? Sì. Dalla metà del Settecento in poi l’umanità ha immesso miliardi di tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra nell’atmosfera. In passato si credeva che potessero essere assorbite dagli oceani (e in parte lo sono, infatti li hanno resi più acidi), ma a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso si cominciò a capire che non era del tutto così. È quindi da circa 70 anni che l’uomo è più o meno consapevole che sta provocando il cambiamento del clima: i primi articoli che spiegarono sui giornali generalisti il ruolo delle attività umane nel riscaldamento globale risalgono infatti al 1953. Il 1880 è invece il primo anno per il quale disponiamo di dati sufficienti rispetto alle temperature globali. Da allora le temperature medie a livello mondiale sono aumentate di 1,2°C, soprattutto a partire dalla seconda metà del Novecento. Nel 2015, i paesi firmatari dell’Accordo di Parigi sul clima si sono impegnati a impedire che le temperature aumentino complessivamente di 2°C rispetto al 1880. Secondo le previsioni degli esperti, un incremento del genere causerà un consistente innalzamento del livello dei mari, al punto da rendere inabitabili ampie zone costiere (entro pochi decenni buona parte di Miami non esisterà più), e l’inaridimento delle aree coltivate. Tutti questi stravolgimenti costringeranno milioni di persone a migrare: in genere la diminuzione delle risorse a disposizione unita a migrazioni di massa tendono a far scoppiare conflitti sociali, per questo in futuro si temono ulteriori guerre inasprite della crisi climatica. Agli attuali ritmi di emissioni di gas serra nell’atmosfera, le Nazioni Unite prevedono che l’aumento della temperatura media globale raggiungerà i 4°C nel 2100.