Napoli sarebbe potuta essere Venezia?
Sì, almeno nella mente di un visionario architetto, da poco riscoperto
06 Novembre 2023
Alla fine dell’Ottocento molti urbanisti e architetti si chiedevano in quale direzione sviluppare il centro storico di Napoli. Tra questi c’era anche il visionario Lamont Young, il cui ambizioso piano di espansione della città – mai iniziato e per molto tempo dimenticato – prevedeva la costruzione di un nuovo quartiere nel mare, chiamato non a caso rione Venezia. Il progetto mirava alla costruzione di una serie di isole a ridosso della collina di Posillipo, nella parte occidentale della città, su un’area lunga un chilometro e mezzo e larga in media 280 metri. Secondo i calcoli di Young, nel suo complesso il rione avrebbe occupato una superficie di circa 425mila metri quadrati, di cui 144mila sarebbero stati dedicati alle strade, 100mila a canali navigabili, 70mila a giardini e 111mila agli edifici. Questi ultimi avrebbero ricoperto poco più del 26% dell’area edificata in mare, così da garantire che la circolazione dell’aria seguisse le correnti del golfo che vanno dalla zona orientale a quella occidentale, con un risultato che sulla carta sarebbe stato migliore di quello presente nella stessa Venezia. Anche la viabilità era piuttosto innovativa: oltre ai canali ci sarebbero state strade collegate da ponti di ferro. La distanza tra un palazzo e l’altro, infine, non doveva essere inferiore agli otto metri, mentre i canali dovevano essere larghi almeno 12 metri. In prossimità del rione Venezia Young aveva anche in programma di costruire terme, alberghi, un piccolo porto e stabilimenti balneari.
Chi era Lamont Young
Britannico ma nato a Napoli a metà Ottocento, Lamont Young passò qui gran parte della sua vita, ma pur essendoci cresciuto – ed essendo riconosciuto come napoletano – non acquisì mai la cittadinanza italiana. Da poco riscoperto, Young è stato un architetto e urbanista che ha realizzato alcune ville e castelli che ancora oggi fanno parte del panorama partenopeo. Tra questi ci sono il Castel Grifeo, oggi conosciuto con il nome di villa Curcio, o la scuola femminile che nel 1933 divenne palazzo Grenoble, sede dell’istituto francese di Napoli. Ma portano la sua firma anche l’hotel Bertolini, in Corso Vittorio Emanuele, e villa Ebe, in cima alle rampe di Pizzofalcone, nel quartiere San Ferdinando. Young progettò inoltre alcuni edifici da costruire nella piana di Bagnoli, come il palazzo di Cristallo, un’ambiziosa opera per dare risalto alla città stessa, che però non venne mai realizzata. Nel 1874 Young – che era un convinto sostenitore del trasporto di massa – partecipò al concorso bandito dall’amministrazione comunale per la realizzazione di una nuova linea di tram (trainati da cavalli), e anche se non vinse negli anni successivi continuò a sostenere il progetto. Young morì a Napoli nel 1929, ma non è ben chiaro come, e non si sa nemmeno dove sia stato sepolto.
Riscoprire l’architettura napoletana
All’inizio del Novecento il consiglio comunale di Napoli tornò a valutare la realizzazione del rione Venezia di Young. Si arrivò persino alla sua approvazione formale: l’architetto cercò degli investitori privati per realizzarlo, ma non riuscì a raccogliere le risorse necessarie e l’idea fu abbandonata in via definitiva. Alessandro Castagnaro, professore di storia dell’architettura dell’università di Napoli, sostiene che Young fosse molto – forse troppo – all’avanguardia per quell’epoca: le sue idee anticiparono di alcuni decenni molte delle tendenze architettoniche che si sarebbero imposte più avanti in Europa, e pur avendo una visione utopistica era talentuoso e lungimirante – soprattutto nel campo dei trasporti. Nei decenni successivi alla sua morte l’eredità progettuale di Young venne quasi del tutto dimenticata, e ancora oggi è un architetto poco conosciuto, anche all’interno della stessa Napoli. Nell’ultimo anno, però, c’è stata una maggiore attenzione verso le sue opere e le sue idee, grazie anche al documentario Il sogno di Lamont Young. La riscoperta di questo architetto e urbanista visionario si inserisce nella nuova capacità di attrazione che ha sviluppato di recente Napoli e le sue opere architettoniche: in questo senso, il rione Venezia è stata forse un’occasione mancata per la città?