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Perché What Was I Made For di Billie Elish è più attuale che mai

Una crisi esistenziale in rosa Barbie

Perché What Was I Made For di Billie Elish è più attuale che mai  Una crisi esistenziale in rosa Barbie

Può una canzone riassumere il senso etimologico di un film? Il suo fine artistico, la sua funzione nella cultura contemporanea? Sin dalla prime immagini esclusive del progetto Barbie, nella visione registica di Greta Gerwig e dello sceneggiatore e regista Noah Baumbach, siamo rimasti rapiti dall’estetica eccentrica del film, dal rosa in tutte le sue declinazioni, dalla fantasmagorica scenografia, così come dalla lineup di artisti (Dua Lipa, Billie Eilish, Sam Smith, Nicki Minaj, Lizzo, Charlie XCX, Tame Impala) che avrebbe preso parte alla colonna sonora originale sotto la lente del mago del pop Mark Ronson. Come si rappresenta un’icona convenzionale di femminilità nel 2023? Come la si rende attuale rispetto ai dogmi della società contemporanea? Le canzoni sembrano rappresentare la vera forza trainante del film, le portatrici reali di significato che volutamente ironiche od introspettive fanno decadere il velo della realtà che Gerwig vuole effettivamente mostrare.

Come raccontato dallo stesso Ronson al TIME, la regista ha mostrato agli artisti circa 20 minuti del film per dare loro un'idea del tono e della narrazione che si proponeva di realizzare e ha chiesto a ciascuno di loro dove immaginavano che la loro canzone si potesse inserire perfettamente nello svolgersi della storia. «Quando ha iniziato a parlare con i musicisti, si è resa conto fin da subito che ognuno di loro aveva avuto una relazione significativa con la figura iconoclasta della bambola.  Pensavo che tutti fossero qui perché Greta Gerwig stava girando questo fantastico film, e per il clamore provocato intorno ad esso,» dice Ronson al TIME. «Ma ho visto che oltre alla reputazione della regista, la stessa figura di Barbie è stata una fonte attrattiva determinante. Questo film è stato davvero importante per molte persone.» La colonna sonora è senz’altro una degli elementi più significativi nelle mani di Greta Gerwig, che ha abbinato con cura meticolosa determinate sequenze ai molteplici spunti musicali offertogli dagli artisti coinvolti, dando un suono unico alla sua visione intima e cinematografica di una figura così iconica come Barbie. Le canzoni rispecchiano esattamente le immagini, le emozioni nascoste dei protagonisti apparentemente di plastica, conformandosi come un musical ante-litteram, e facendo sì che la musica si faccia funzione più che di un semplice accompagnamento, di uno strumento teso a rafforzare ciò che il pubblico vede e vive, fino a diventare la sua voce principale, il messaggio da comunicare.

Nonostante il lavoro di Ronson si sia concentrato nel raccontare le differenti voci del mondo di Barbie Land, nelle svariate versioni dell’iconica bambola che potremmo quasi paragonare alla moltitudine di musicisti coinvolti, è proprio attraverso un’unica canzone composta e prodotta da Billie Eilish con il fratello Finneas che sembra racchiudersi il fine apparentemente nascosto che Gerwig e Bambauch hanno riposto per la loro rappresentazione di Barbie. What Was I Made For? che Gerwig inserisce perfettamente nel momento di maggiore climax della narrazione, si interroga sul senso della creazione rispetto al mondo che si abita, il fine a cui ognuno dovrebbe essere preposto. Il viaggio che deve intraprendere Barbie, nel ritornare nella sua forma stereotipata, le permette di interrogarsi sul senso della sua creazione, sul fine formativo che supponeva di aver rappresentato per una moltitudine di generazioni. Ma arrivata nella realtà si rende conto di non comprendere a pieno il motivo della sua stessa esistenza. Se nel mondo corrente le donne quasi denigrano la sua immagine, stereotipo classico di bellezza, tanto da considerarla come una delle cause di un mondo governato da uomini, qual’ è la ragione per cui è stata creata?

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Come recita la canzone di Eilish, da li in poi Barbie comincia a fluttuare in una doppia realtà, rappresentata sia da Barbie Land che dal mondo reale, in cui non si sente più fedelmente ed emotivamente rappresentata. La bambola più famosa del mondo che si interroga sulla sua essenza, sulla percezione di morte, sul lasciare qualcosa all’umanità da lì a venire; per cosa sono stata creata? «Ero un’ideale così vivo ma adesso sento di non essere più reale, solo solamente qualcosa da poter comprare.» In un confronto con la sua defunta creatrice, Ruth Handler, in merito alla sua crisi identitaria, questa le confida che Barbie venne creata proprio per essere qualunque cosa si proponeva di essere ed in cui ogni bambina poteva racchiudere i propri sogni, trovare le proprie molteplici vie. Quindi il fine non è da ricercare nelle motivazioni per cui si viene creati ma rispetto a quello che si vuole effettivamente rappresentare, nella possibilità di essere qualunque cosa si voglia, come recita la stessa canzone di Eilish. Perché nella vita veniamo definiti in base a cosa facciamo, a chi ci leghiamo, ma fondamentalmente esistiamo anche nella nostra solitudine, nel non sapere quale sarà il nostro futuro, nel fascino che l’ignoto ci prospetta, soprattutto, come analizza Gerwig attraverso il racconto di Barbie, per l’affermazione dell’identità femminile. «Barbie rappresenta un "riflesso dei valori e delle nozioni culturali popolari americane sulla femminilità. Nel corso dei suoi 64 anni di storia, l'evoluzione della bambola ha rispecchiato le esigenze e gli ideali spesso contraddittori posti alle donne.»

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La canzone così testualmente ideata sembra sposarsi perfettamente anche con il percorso evolutivo di Ken, metaforicamente ingabbiato nel suo incipit "solo Ken", quasi come un accessorio della stessa Barbie, trovando la forza di accettarsi per la prima volta attraverso la sua immagine singola, di sentirsi rappresentato a prescindere da Barbie da cui cerca continue conferme e attenzioni e che erroneamente, come analizza la docente Harriet Fletcher su The Conversation , lo porta a credere che i propri diritti  vengano eclissati da quelli delle donne e si ritrova a conformarsi agli stereotipi maschili tossici per riguadagnare un senso di controllo. Come visto le canzoni determinano il ritmo della narrazione, il fulcro evolutivo della storia, facendo si che la Gerwig concepisca un film che si scinde dalla figura iconica di Barbie per trattare fondamentalmente di noi, della nostra società attraverso la figura della bambola più iconica di sempre. Le canzoni diventano il fine meta-testuale per accentuare la dimensione spettacolare della storia, che si sposa con le debolezze e l’iconicità di una figura da sempre discussa e narrata. Perché fondamentalmente tutti ci chiediamo «What Was I Made For?»