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Muoversi in bici a Milano è troppo pericoloso?

Il dibattito sulla sicurezza di chi circola in bicicletta è sempre più acceso

Muoversi in bici a Milano è troppo pericoloso? Il dibattito sulla sicurezza di chi circola in bicicletta è sempre più acceso

A partire dal 2019 il numero di persone che gira in bicicletta a Milano è cresciuto di molto. Se così tanti cittadini si muovono sulle due ruote nel capoluogo lombardo è perché il centro urbano è quasi tutto in piano e non è particolarmente grande. Negli ultimi mesi si è però inasprito il dibattito sulla sicurezza di chi circola in bicicletta in città, in particolare dopo alcuni incidenti mortali avvenuti in poco tempo. Nonostante l’aumento dei ciclisti abitudinari in città e delle manifestazioni delle associazioni di ciclisti, il Comune sembra non essere ancora riuscito ad adeguare le sue iniziative e le sue politiche urbane a questo cambio di passo, con tutti i rischi per la sicurezza di chi va in bicicletta. Ad Aprile una donna di 39 anni è morta investita da un mezzo pesante mentre si trovava in bici in un incrocio a poche centinaia di metri dal Duomo. È la terza persona nel giro di qualche mese che perde la vita per un incidente con un mezzo pesante mentre circola in bicicletta. È anche per questo che da tempo le associazioni di ciclisti sostengono che l’amministrazione comunale non stia facendo abbastanza per prevenire ulteriori incidenti di questo tipo. Nei primi otto mesi del 2022 a Milano sono stati oltre 1200 gli incidenti stradali che hanno coinvolto principalmente biciclette e monopattini elettrici. In questa classifica Milano è di gran lunga la prima città, e stacca Roma – al secondo posto –, di oltre 600 incidenti.

Milano per decenni è stata una città pensata quasi esclusivamente per le automobili. Qui è immatricolata un’auto ogni due abitanti, una media decisamente superiore alle metropoli europee – già nel 2012 Copenhagen ne contava poco più di 20 ogni 100 abitanti. Dal 1993 al 2011, quando il capoluogo lombardo è stato governato da amministrazioni di centrodestra, non è stato quasi nulla per coloro che circolavano in bicicletta. Negli ultimi dieci anni, invece, la situazione è un po’ migliorata, grazie ad alcune misure mirate promosse dalle amministrazioni di centrosinistra. Nei primi mesi dell’emergenza sanitaria il Comune di Milano, governato da Beppe Sala, aveva ad esempio promosso un piano per costruire decine di nuovi tratti di tracciati ciclabili. Nonostante a oggi in città siano presenti il quadruplo delle piste ciclabili rispetto a quindici anni fa, e che il servizio di bike sharing comunale, BikeMi, sia il più grande e attrezzato in Italia, Milano presenta solo poco più di due chilometri di tracciati ciclabili ogni 10mila abitanti. Un dato, questo, inferiore alla media dei capoluoghi italiani, che è di 2,8 chilometri, e molto più basso di molte altri centri europei a cui in qualche modo il capoluogo si ispira, per modello di sviluppo e convivenza sociale – Stoccolma, ad esempio, ne prevede più di nove, Lione almeno cinque, mentre Vienna 4,5.

La preoccupazione delle associazioni di ciclisti – riunite sotto la sigla "ProteggiMi" – è che il Comune, per evitare di prendere misure impopolari contro coloro che si spostano in auto (vale a dire la maggioranza) non interviene sulle abitudini e i comportamenti dei conducenti – come la sosta in doppia fila o sulle piste ciclabili – che rendono la città molto più pericolosa per chi si sposta in bicicletta. È per questo che su uno dei tracciati ciclabili più utilizzati – quello di viale Monza, che collega il centro con alcuni dei suoi quartieri più abitati – è stata organizzata la cosiddetta “ciclabile umana”, e più volte riproposta in altre zone della città, dove numerose persone hanno protetto col proprio corpo la pista ciclabile dalla carreggiata in cui viaggiano le automobili. «Siamo qua per chiedere al Comune di Milano di far rispettare la corsia ciclabile [...], usatissima anche dalle auto, che ci parcheggiano impunemente sopra, costringendoci a correre un pericolo» ha detto a MilanoToday un attivista dell’associazione “Sai che puoi”, che tra le altre cose si batte per «per avere una città con meno auto, e che vanno più piano.» Le automobili in sosta sulla ciclabile sono un pericolo perché costringono chi va in bici a deviazioni improvvise, sconfinando nella corsia preposta alle vetture a motore, creando così possibili incidenti. Nel 2021 sono state oltre 800 le persone investite in bici a Milano – nel 2019 poco più di 700. Tra gli interventi del 118 sugli incidenti in cui è coinvolto un veicolo a due ruote, oltre il 50% riguarda le biciclette, e nel 2021 i ciclisti trasportati in codice rosso all’ospedale sono stati più del doppio rispetto al 2019. È anche per questo che di recente il consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno che invita il sindaco a istituire un limite di velocità in tutta la città a 30 km/h entro il 2024, per tutelare ciclisti e pedoni.