I tempi in cui i social media erano gratuiti potrebbero essere finiti
Le strategie di Meta, Twitter e YouTube suggeriscono la fine di un’epoca
20 Marzo 2023
Il gruppo che comprende i social network Facebook e Instagram, Meta, di recente ha annunciato il lancio di Meta Verified, un programma a pagamento che – al prezzo di 11,99 dollari al mese – tra le altre cose darà agli utenti iscritti una spunta blu di riconoscimento, un servizio clienti migliore (con l’accesso garantito a una «persona vera»), e l’aumento della visibilità e della reach – cioè il numero di persone che visualizzano i contenuti. Meta Verified sembra aver preso spunto da quanto sperimentato negli ultimi mesi da Twitter. Una delle prime decisioni prese dalla nuova gestione di Elon Musk è stata proprio il potenziamento di Twitter Blue. Il servizio – considerato un’importante fonte di guadagno per il difficile futuro dell’azienda – offre agli utenti la spunta blu, una maggiore visibilità e la possibilità di pubblicare tweet più lunghi di 280 caratteri, in cambio di otto dollari al mese. Secondo Vox, i casi di Meta Verified e di Twitter Blue dimostrano che la monetizzazione dei social media è ormai «un trend che riguarda tutto il settore». In particolare, la notizia di Meta Verified ha fatto discutere anche per la scelta di includere nei servizi a pagamento una serie di vantaggi legati alla sicurezza degli utenti: si offre infatti la verifica dell’account Instagram o Facebook attraverso un documento di identità, ma anche la protezione aggiuntiva da bot.
No I still find you attractive it’s just the way you paid for a twitter verification threw me off a little bit
— lea michelles English teacher (@gumkrusty) March 10, 2023
Sfruttare la sicurezza informatica per monetizzare ha fatto discutere molti utenti e osservatori, che ritengono questi strumenti troppo importanti per poter essere offerti a pagamento, soprattutto se a farlo è una realtà tanto potente e influente come Meta. Ma negli ultimi tempi sempre più piattaforme e social network hanno presentato versioni premium: Snap (il social network prima noto come Snapchat) offre un servizio a 3,99 dollari al mese per gli utenti che desiderano filtri fotografici esclusivi e in anteprima; c’è poi Discord, che offre strumenti di personalizzazione a pagamento per le chat, mentre YouTube Premium è la versione a pagamento del sito che consente di non avere pubblicità, di scaricare i video o ascoltarli in background. Il fenomeno è talmente diffuso da suggerire che l’epoca in cui un utente poteva crearsi un seguito online basandosi esclusivamente sulla qualità dei suoi contenuti sia finita; come ha detto a Vox Jason Goldman, ex di Twitter, «l’idea di pagare un abbonamento per essere presentati in modo più prominente dall’algoritmo non è altro che pubblicità».
Per anni i social network hanno fatto della gratuità la loro caratteristica principale. I motivi del cambio di rotta di un intero settore sono diversi, e vanno ricercati innanzitutto nel periodo di transizione che le aziende digitali e tecnologiche della Silicon Valley stanno attraversando – cosa che le ha costrette a inediti tagli di posti di lavoro e a rivalutare le proprie strategie. L’acquisto di Twitter da parte di Musk e la sua gestione dell’azienda «estremamente hardcore» – come lui stesso l’ha definita – sembra poi aver accelerato un processo che forse si sarebbe sviluppato più lentamente, e che oggi ha investito tutti o quasi i principali social network. C’è stata infine la scelta di Apple di aggiungere, nella primavera del 2021, la funzione App Tracking Transparency al sistema operativo di iPhone, dando agli utenti la possibilità di rifiutare il tracciamento delle loro azioni da parte delle app; la novità, presentata dall’azienda per tutelare maggiormente la privacy, ha colpito il meccanismo che permetteva a Facebook, Instagram e altri servizi simili di raccogliere dati personali per mostrare pubblicità mirate, e quindi più costose per gli inserzionisti.
Saldi sulla spunta blu: 114 euro e 99 all'anno.
— Li (@Lillylabionda) March 14, 2023
Io piuttosto me li bevo.
Meta Verified e gli altri servizi sono sicuramente una risposta delle aziende tecnologiche all’iniziativa di Apple, arrivata in un momento delicato per social network tradizionali come Facebook, alle prese con la diffusione e le novità portate da TikTok. Prima della nascita del popolarissimo social network cinese il modello di feed infatti era completamente diverso: ogni utente vedeva perlopiù contenuti prodotti da amici o contatti vicini alla sua “bolla”; la sezione “Per Te” di TikTok, invece, propone un flusso continuo di contenuti, scelti dall’algoritmo sulla base degli interessi e delle preferenze degli utenti. Il successo in termini di utenti di questa iniziativa ha ulteriormente peggiorato la situazione di Meta – spingendo Instagram a proporre i Reels e costringendo di conseguenza YouTube a rispondere con gli Shorts –, obbligando le piattaforme e i social network a prevedere o rivedere le proprie strategie di monetizzazione.