La Francia sceglie di regolamentare gli influencer
La politica vuole riconoscerli a livello giuridico e limitare le adv controverse
15 Febbraio 2023
Il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, si è fatto carico di una consultazione popolare per raccogliere proposte su come «inquadrare meglio gli influencer». In Francia operano circa 150mila influencer e il tema è molto sentito, tanto che maggioranza e opposizione hanno annunciato che lavoreranno insieme a una proposta di legge per regolamentare gli influencer. La misura verrà presentata a marzo, e ha l’obiettivo di riconoscere giuridicamente la pratica. Il diritto francese, infatti, non contempla tra le professioni gli influencer, che finora hanno dovuto seguire regole pensate in origine per altre occupazioni – rientrando sotto la generica attività artistica, al pari di quella di modelle e modelli.
Gli osservatori reputano queste leggi inadatte al ruolo di influencer; inoltre hanno determinato la nascita di una zona grigia in cui si sono diffuse pratiche controverse. Numerosi influencer sono accusati di non essere trasparenti verso la loro principale fonte di guadagno, i contenuti sponsorizzati. I problemi principali sono che molti di loro non presenterebbero le pubblicità come tali, mentre altri avviano collaborazioni su prodotti non affidabili o eticamente problematici, come le pillole per dimagrire o le scommesse. Secondo un’indagine condotta a partire dal 2021 su 60 influencer, la maggior parte di quelli presi in considerazione ha commesso violazioni di vario tipo – come non specificare di aver ricevuto soldi per una campagna, o dando informazioni fuorvianti su un prodotto. La stessa agenzia governativa nel 2021 aveva fatto una multa di 20mila euro a Nabilla Benattia-Vergara, influencer francese che su Instagram ha più di 8 milioni di follower, per una pubblicità non dichiarata sui bitcoin. A causa di casi del genere che negli ultimi anni hanno coinvolto influencer francesi molto famosi, sono scoppiate grandi polemiche intorno al tema. Tra le accuse di c’è quella di dropshipping, cioè la pratica con cui alcune aziende vendono prodotti che non hanno realmente in stock, acquistandoli solo quando vengono effettuati abbastanza ordini, con il rischio di ritardi nelle spedizioni, esaurimento dei prodotti e rincari sul consumatore per oneri doganali imprevisti. Un altro dei temi su cui il governo ha intenzione di intervenire riguarda gli influencer francesi che per ragioni fiscali vivono all’estero – diversi sono stanziati a Dubai, ad esempio –, ma guadagnano grazie alle sponsorizzazioni di prodotti venduti in Francia.
Il Paese è da sempre molto attento a regolare le attività su Internet, e ha una storia consolidata di interventi preventivi e sanzionatori. La legge che verrà presentata a marzo dovrebbe garantire la creazione dell’equivalente di un albo professionale, una definizione giuridica ufficiale di chi siano gli influencer, e l’istituzione di un codice di buona condotta da seguire. Il piano, inoltre, prevede l’obbligo di segnalare al pubblico le immagini e i video ritoccati, l’aumento della sorveglianza da parte delle autorità e il divieto di promuovere certi prodotti. Saranno inoltre previste sanzioni specifiche, e il governo punta a fare accordi con i social network per rendere più semplice segnalare truffe e comportamenti scorretti. La maggioranza vuole inoltre riconoscere il mestiere di “agente degli influencer”, che è difficile far ricadere in una delle tre categorie di agenti esistenti oggi in Francia – cioè quelle di agente sportivo, di modelli o di artisti. È proprio intorno all’agente di influencer Magali Berdah, a capo della Shauna Events, che è scoppiata la polemica più rilevante. Il rapper Booba ha avviato da diversi mesi una campagna per screditare pubblicamente Berdah e criticare il marketing che si serve di influencer, citandola come massima espressione del fenomeno. Ha cominciato a insultarla indirettamente su Twitter, pubblicando sul suo profilo moltissime denunce sulla qualità e affidabilità dei prodotti venduti dagli influencer gestiti da Berdah. I metodi usati da Booba sono stati molto aggressivi, e hanno spinto migliaia di suoi fan a partecipare a una campagna d’odio contro Berdah. La questione è stata talmente discussa e commentata che alla fine persino le istituzioni sono state costrette a prendere posizione e annunciare una legge a riguardo.
Anche in Italia, sia dal punto di vista fiscale che su quello dei compensi, i content creator sono considerati come professioni non ordinarie. Nel Paese i lavoratori attivi nel settore dell’influencer marketing sono oltre 350mila, e quest’industria ha visto più di 290 milioni di euro di investimenti solo nel 2022. Il loro riconoscimento non sarebbe solo formale, ma ad esempio gli consentirebbe di ricevere gli ammortizzatori sociali in situazioni di emergenza, come nel caso della pandemia, e di rendere le operazioni fiscali molto meno complesse.