Forse ci siamo fidati troppo di Kim Kardashian
Lo scontro tra la celebrity culture e la vita reale
14 Marzo 2022
Negli scorsi giorni è diventato virale l’estratto di un’intervista rilasciata da Kim Kardashian a Variety in cui la founder di SKIMS si lanciava in un prezioso consiglio per le donne in carriera che, a suo dire, non avrebbero voglia di lavorare. «Get your fucking ass up and work. It seems like nobody want to work these days» diceva Kim con uno sguardo terribilmente serio e minaccioso lanciandosi in un’invettiva troppo assurda per essere vera. I motivi per cui la frase di Kardashian è diventata così discussa nel giro di pochi giorni sono abbastanza chiari, soprattutto perché arrivano non solo da qualcuno nato e cresciuto in un ambiente ricco e privilegiato, ma soprattutto perché parliamo di una persona che non ha mai dovuto affrontare davvero il mondo del lavoro. Perché riordinare l’armadio di Paris Hilton non è un lavoro. Su Tiktok, ovviamente, l’audio è diventato virale, trasformandosi non solo in un mezzo per raccontare esperienze di lavoro al limite dell’umano, ma soprattutto a far emergere diversi aneddoti sul vero rapporto di Kim Kardashian con il mondo del lavoro. «Quella volta i cui SKIMS mi ha contattato per un lavoro offrendomi 0$ e uno sconto del 50%» ha raccontato sulla piattaforma @namiimanx, solo una delle tante voci che hanno descritto un’etica lavorativa distante anni luce dalla filosofia messa in scena da Kim, tra offerte di collaborazioni non pagate e dipendenti che faticavano ad arrivare a fine mese con lo stipendio offerto.
@emily17772 Reply to @_swalrus something about billionaires making social commentary
Uno scenario non tanto diverso da quello di molte altre aziende, ma che in questo caso si scontra fragorosamente con la filosofia della nuova Kim Kardashian, quella che da qualche mese ha preso d’assalto le cover dei magazine e le platee delle fashion week per portare avanti il racconto della nuova Kim. Un racconto di una donna in carriera indipendente, nonostante lei stessa abbia ammesso come sia ancora sua madre Kris ad occuparsi della maggior parte dei suoi contratti, che forte del successo di SKIMS, il brand di shapewear co-fondato nel 2019 insieme a Jens Grade, sta provando a plasmare la narrativa intorno a se come è sempre stata abituata a fare fin dall’adolescenza. Ma a differenza di un reality show, un mondo che Kim conosce molto bene, la narrativa del mondo reale, quello al di là delle telecamere non si piega ai suoi voleri o alle sue dichiarazioni ma anzi, come in questo caso, è pronta a sbatterle la verità in faccia.
@namiimanx Now Miss. Kim Skims….
original sound - Variety
Se qualcuno ha già richiesto a gran voce l’intervento della “cancel culture”, la soluzione al problema è in realtà molto più semplice della gogna mediatica e passa per una sopravvalutazione di un fenomeno che, nonostante un cambio di look e la rimozione di qualche protesi, rimane la figlia di una cultura consumistica che le ha permesso di crearsi un personaggio che rimarrà sempre distante dalla realtà, un esempio inapplicabile e che per questo non dovrebbe essere preso in considerazione da nessuno. «You had a Benz at sixteen, I could barely afford a Audi» diceva il suo ex marito Kanye West in uno dei pezzi in cui descriveva la genesi del loro rapporto, tracciando idealmente il confine tra “noi e loro”, tra la celebrity culture e la vita reale. Se le frasi di Kim Kardashian fanno male, suonano come un pugno nello stomaco a tutte le persone che vivono quotidianamente un mondo del lavoro stressante e logorante, la colpa è anche nostra, che ci siamo lasciati trascinare da una narrativa costruita a tavolino, fidandoci troppo di Kim e delle sue sorelle.