On and On SS16
Intervista a Silvia Di Grazia
11 Aprile 2016
Paolo Simi
Fondare – e portare avanti – un brand di moda quando si è molto giovani comporta molti rischi, sebbene regali anche immense soddisfazioni. On and On è nato nel 2009 grazie all’entusiasmo e al talento di Silvia Di Grazia, designer toscana con base a Milano.
Per sette anni il suo marchio ha rielaborato i codici estetici delle sue passioni – lo sportswear e la musica funk e hip hop – in uno streetwear femminile e ricercato. In concomitanza con l’uscita della sua collezione SS16, On and On è giunto però a un punto di svolta. Silvia ce ne parla in questa intervista, oltre a svelarci in esclusiva la video-campagna della collezione.
#1 Hai lanciato On and On nel 2009, poco dopo esserti laureata. Quali sono i rischi connessi alla decisione di fondare un marchio di moda così giovane? Lo rifaresti?
#2 In questi anni, chi e cosa ti ha maggiormente ispirato?
Principalmente la musica. Il nome stesso del brand è un ritornello ricorrente in tracce musicali hip hop e funk. Sono sempre stata attratta dai video musicali: da piccola invece di guardare i cartoni animati come tutte le bambine, guardavo video musicali e mi affascinava pensare che l'emozione che trasmessa da una canzone potesse essere tradotta in immagini. Un po’ come il processo creativo di una collezione, nella fase in cui crei un moodboard ispirazionale.
#3 Qual è la parte del processo produttivo di una collezione che preferisci?
Sicuramente la ricerca. Dai materiali, a girare per fornitori, fabbriche e fiere. I materiali e i suoi dettagli sono parte fondamentale di una collezione.
#4 La tua ultima collezione si ispira al tennis. Qual è il tuo rapporto con lo sportswear e lo sport in generale?
Nelle mie collezioni la maggior parte delle volte mi sono ispirata a vari sport, nonostante io sia una persona molto pigra – tranne che per i miei spostamenti in città uso la bicicletta. Tuttavia negli sport vengono sempre utilizzati materiali tecnici a seconda delle performance, e questa cosa mi ha sempre affascinato. Mi piace mixare tessuti classici a tessuti tecnici, che creano un’immagine fresca e moderna allo stesso tempo.
Per la SS16 mi sono ispirata al tennis. In quel periodo, durante la mia fase di ricerca, stavo leggendo il libro di Agassi "Open" e ho trovato il tennis uno sport molto elegante e di estremo sacrificio. In più, molti marchi storici italiani hanno fatto la storia stilistica di questo sport – vedi Sergio Tacchini e Fila – e ho tratto spunti da immagini vintage dei periodi d'oro di questi brand, come gli Anni '70.
Ho deciso di dare alla collezione una mia versione stilistica con chiari riferimenti a questo sport, ho usato la spugna e ho fatto plissettare i tessuti in modo che richiamassero le classiche gonne da tennis.
#5 Oltre a essere la tua ultima collezione in ordine cronologico, la SS16 rappresenta il tuo addio a On and On. Quali sono le ragioni che ti hanno condotto a questa scelta e cosa vedi nel tuo futuro?
Dopo 7 anni di tantissime soddisfazioni ma anche sacrifici, sono iniziati alcuni problemi con diversi negozianti. Realtà italiane solide e piccoli negozi di ricerca hanno cessato attività, la situazione è andata sempre peggiorando. In Italia hanno preso il sopravvento sui clienti finali una serie di marchi di largo consumo, ben noti in tutto il mondo. Di conseguenza, un brand indipendente come il mio, perdendo terreno sul fronte negozi, con conseguente dispersione dei pagamenti, ha fatto fatica a reggere una situazione tanto critica. Soprattutto considerata la mia scelta di produrre in Italia per mantenere un profilo qualitativo alto.
Da quando ho iniziato sono cambiate moltissime cose nel mondo dello streetwear, sono rimasti pochi i negozianti che apprezzano il concetto dietro a una collezione o un materiale innovativo. Si guarda di più a chi indossa questo o quello, e io, che ho sempre pensato che con l'abito si debba esprimere una propria personalità e unicità, non mi sono trovata molto in linea con tutto ciò.
Tutte queste problematiche imprenditoriali, quali riscossione pagamenti, saldo di fatture a fornitori, distribuzione da mantenere proficua, stava diventando il 90% del mio lavoro e delle mie giornate e anche le ultime collezioni ne hanno risentito. Non mi sentivo di poter dare il cento per cento ogni giorno alla parte creativa del brand e se non ci credevo fino in fondo non mi sentivo soddisfatta.
Per il futuro sono molto positiva, grazie alla mia esperienza con On and On ho imparato a gestire tutte le fasi di creazione di una collezione e del processo produttivo, fino alla consegna ai negozi. E sto avendo dei buoni riscontri sulla mia nuova vita lavorativa, sto portando avanti delle consulenze stilistiche o di prodotto per alcuni marchi e anche nuove esperienze per video musicali e spot pubblicitari. Per ora terrò il brand in standby per qualche stagione e poi chissà. Per adesso ho ritrovato l'entusiasmo perso in passato e questo è importante, il mio motto era e resterà sicuramente "The beat goes on, ONANDON!" (cit. The Whispers)