La Rinascita della Milano Fashion Week
Nuovi stilisti e strategie economiche
02 Marzo 2016
C'è stato un momento, un brutto momento, in cui pensavamo che la Moda italiana fosse spacciata. La settimana della moda milanese era arrivata a un punto di stallo e in molti già scrivevano il suo epitaffio. Ma si sbagliavano.
La settimana della moda di Milano non è mai stata così florida come nell'ultimo anno e questa stagione è stata la definitiva conferma del suo rinomato splendore. Inguaribili nostalgici con un occhio languido sempre al nostro passato glorioso, noi italiani abbiamo invece trovato la soluzione alla stagnazione creativa puntando tutto sui nuovi talenti. I giorni di adagio sugli allori sono finiti, la moda italiana ha deciso di reinventarsi con i nuovi nomi più promettenti del momento
Non è un caso, infatti, che il calendario della settimana appena trascorsa sia dominato da molti nuovi talenti, che hanno dato una decisiva ventata d'aria fresca alle sfilate.
Il caso Alessandro Michele ne è la prova vivente, visto il successo che le sue idee per Gucci stanno riscuotendo. La maison italiana ha infatti ritrovato lo splendore di un tempo, essendo ormai uno dei brand più seguiti del momento. Ma ci sono altri esempi che confermano la tendenza delle aziende italiane a “svecchiare” la loro direzione creativa, come Alessandra Facchinetti per Tod's, Massimiliano Giornetti per Salvatore Ferragamo, Massimo Giorgetti per Pucci – già fondatore di MSGM – e Lorenzo Serafini per Philosophy, la seconda linea di Alberta Ferretti.
Tuttavia, ci sono molti altri giovani talenti che stanno conquistando la critica, attirando l'attenzione sulla Moda italiana e rinvigorendo questa nuova rinascita del Made in Italy. Ne sono un esempio Marco De Vincenzo, Stella Jean, Fausto Puglisi – scoperto da Dolce&Gabbana, dopo un'esperienza negli Stati Uniti lavorando per Whitney Houston e David LaChapelle – e Arthur Arbesser, stilista viennese based in Milano, a capo della direzione creativa di Iceberg dal Giugno 2015.
Se già questo esercito di nuovi nomi basta a combattere la stagnazione delle creatività italiana, non dobbiamo dimenticare i numerosi talenti emergenti che popolano il sottobosco delle sfilate e che, a mio avviso, costituiscono un panorama interessante e innovativo nella moda italiana. Giusto per fare alcuni nomi, voglio ricordare Lucio Vanotti, Sunnei, Comeforbreakfast, Vivetta, Licia Florio, GCDS, EDITHMARCEL, Marios e molti, molti altri.
Ma perché proprio adesso? Perché proprio nell'ultimo anno abbiamo assistito al boom dei nuovi talenti? La risposta è semplice: perché solo adesso abbiamo deciso di supportarli e credere in loro.
Il fenomeno, in realtà, è molto più complesso e, secondo me, può essere suddiviso in due aspetti micro e macro:
- Il primo include tutti quegli eventi a supporto dei talenti emergenti, promossi sia a livello accademico che non, che mirano a dare visibilità e il giusto valore ai giovani stilisti. Un esempio è Who Is On The Next? organizzato da Altaroma in collaborazione con Vogue Italia, da cui sono emersi nomi noti come Giuseppe de Morabito e Greta Boldini. Anche Giorgio Armani ha voluto dare il suo contributo per supportare i nuovi talenti, mettendo a disposizione il suo Armani/Teatro per ospitare, ogni stagione, un promettente brand emergente.
- Il secondo, quello macro, è il riconoscere alla Moda Italiana un ruolo fondamentale nel poter combattere la crisi economica italiana. Ovviamente, non sono esperta di bilanci finanziari, ma posso solo citarvi alcuni dati che stimano che nel 2015 il fatturato dell'industria si potrebbe aggirare intorno ai 64.500 miliardi di euro, mentre nel 2014 era di circa 61 miliardi. Cifre, per me, da capogiro che evidentemente hanno illuminato chi di dovere sul cammino da intraprendere insieme al Made in Italy per rilanciare l'economia del paese.
Infatti, per la prima volta, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha preso parte all'inaugurazione della settimana della Moda. Il Premier, che ha partecipato a un pranzo inaugurale con le più importanti firme della moda nazionale, ha ricordato che: "La moda o è innovazione o non è moda, la moda ci insegna il futuro dell'Italia, che non vive di nostalgia ma di curiosità, più innovatrice che tradizionalista, questo è ciò che la moda precorre".
Ma non solo, il Governo Italiano ha promesso finanziamenti per il fashion system per il 2016, attraverso progetti messi in atto dal Ministero per lo Sviluppo Economico e dall'Ice-Agenzia. Senza scendere troppo nei dettagli, basta sapere che sono già pronti per il Made in Italy 150 milioni di euro, da sommare ai 260 milioni di euro del 2015–16, destinati a duecentomila aziende esportatrici nei principali settori industriali, di cui 65 milioni sono indirizzati alla moda e al design.
Tra gli obiettivi del viceministro Carlo Calenda c'è anche il supporto delle scuole di moda italiane, per aiutarle a rinvigorire il proprio potere e la propria qualità al punto di renderle al pari di istituti come la Central Saint Martins di Londra.
L'educazione scolastica è un tema caro a molti stilisti italiani, soprattutto emergenti, i quali hanno spesso denunciato l'incapacità di molte scuole di moda di preparare adeguatamente gli studenti al lavoro in questo settore. Non solo, hanno affermato molte volte la difficoltà di dialogo tra i grandi nomi della Moda e le piccole realtà.
È vero, la moda in Italia non è un gioco facile. La settimana della Moda è sempre stata dominata dai pezzi grossi del lusso, che malvolentieri hanno lasciato spazio ai nuovi arrivati, e difficilmente nuove idee e proposte di cambiamenti sono state accolte con entusiasmo.
Oggi però le cose sembrano cambiate ed è solo l'inizio. Una nuova generazione di stilisti italiani è finalmente sotto i riflettori per prendere le redini del settore e riportarlo al suo celebre, indiscutibile splendore.