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Perché Alessandro Michele è un designer rivoluzionario

#GucciGram & other magic

Perché Alessandro Michele è un designer rivoluzionario #GucciGram & other magic

Sin dal suo insediamento alla direzione creativa di Gucci nel Gennaio del 2015, Alessandro Michele ha rivoluzionato i codici estetici della Maison fiorentina, riuscendo in una operazione audace e altrettanto affascinante: riportare in auge capi vintage e stampe dallo spiccato romanticismo floreale, in un guardaroba intercambiabile, sia per lui che per lei.

Osservando le sue ultime collezioni risulta quasi difficile credere che il designer facesse parte del team di Gucci dal lontano 2003: “Prima lavoravo per qualcuno che aveva un’estetica diversa dalla mia. E lo facevo bene, duramente, fino in fondo. Ma il mio privato è sempre stato ricchissimo. Il mio privato è sempre stato frutto della mia immaginazione e non l’ho mai donato al mio lavoro semplicemente perché non mi veniva richiesto” ha rivelato Michele in una recente intervista.

Il suo privato ricco di immaginazione si compone di arte, musica, letteratura, architettura, ricerca di capi vintage ed oggetti d’antiquariato: le passioni che Alessandro ha abilmente convogliato nelle sue collezioni di abbigliamento ed accessori, che da sole sono state in grado di comunicare e consolidare il suo mondo presso lo spietato pubblico della moda. Un pubblico che lo ha subito adorato e decantato: in casa Gucci c’era bisogno di una rivoluzione, e Alessandro è stato il perfetto interprete di questa necessità.

Se pensiamo a tutte le piccole – e grandi – novità introdotte dal designer negli ultimi mesi, ci risulta quasi surreale il fatto che non sia passato nemmeno un anno dal suo debutto alla direzione creativa del brand.

L’ultima iniziativa social – ebbene sì, Alessandro è stato in grado di svecchiare anche il linguaggio del marchio sui social network – si chiama #GucciGram e ha chiamato in causa una schiera di giovani artisti contemporanei per reinterpretare le nuove stampe Gucci Caleido e Gucci Blooms, mixando storia dell’arte e interattività.

Il concetto alla base del progetto è molto semplice: l’avvento di internet ha mutato per sempre il nostro modo di rapportarci con l’arte e le immagini – non è più necessario recarci fisicamente in un museo per accedere a contenuti brillanti, ci basta scorrere il feed del nostro account instagram.

 

L’arte in relazione ai social è stato il tema anche dell’ultima mostra allestita dal brand a Shanghai, “No longer, not yet”, che ha visto protagoniste le opere dell’artista britannica che si cela dietro all’account instagram @unskilledworker: illustrazioni oniriche che trasformano le modelle dei défilé Gucci in eroine dai toni acquerello.

In un momento storico in cui il panorama della moda è costellato di clamorosi abbandoni – vedi Raf Simons da Dior e Alber Elbaz da Lanvin – il caso Gucci ci suggerisce la necessità di affidarci a nomi nuovi, a visioni inedite, ad idee rivoluzionarie. Pensate anche all’operato di Jonathan Anderson da Loewe. Non siete d’accordo anche voi?