Subcultural fashion codes
Nasir Mazhar, Gosha Rubchinskiy and Hood By Air are proclaiming their return
02 Febbraio 2015
La moda è linguaggio e gli abiti sono le parole attraverso le quali raccontiamo la nostra identità. E' un processo ininterrotto di innovazione e di imitazione che trasforma il corpo in una mappa di significati.
Ogni look è un gergo privato, un insieme di immagini, concetti e strutture che, se condiviso, veicola senso di appartenenza, creando vere e proprie tribù culturali.
Una sottocultura, secondo il sociologo Dick Hebdige, tende a differenziarsi dal resto della società soprattutto attraverso il modo di vestire, è una sovversione della normalità metafora di un'anarchia potenziale.
Se fino a qualche anno fa i confini tra gruppi diversi erano ben delineati, ora, grazie alla rete, risultano frammentati e confusi.
E se, come scrive McCracken nel suo libro Plenitude, "negli anni '50 o eri mainstream o eri James Dean. O uno o l'altro", nel mondo in cui viviamo influenze e modelli si nascondono in un caleidoscopio di possibilità.
I capi ed i dettagli che prima erano chiari indicatori di appartenenza ad una tribù ora si perdono in una ibridazione assolutamente libera, diventano intertestuali, citazionali, ma anche autoreferenziali. Sono rigurgiti bulimici di trends, mix and match. Hanno perso valore ed autenticità a favore di una sempre più estrema spettacolarizzazione che non serve più ad identificarci come parte di un gruppo, ma a celebrare la nostra individualità.
Ma non tutto è perduto.
Basta guardare alla moda maschile, alle ultime fashion weeks, per ritrovare tracce del ritorno delle subculture classiche, quelle fondate sull'autenticità, perchè tanta frammentazione rinnova in noi il desiderio di essere parte di un gruppo che ci definisca.
Marchi come Hood by Air ed il suo gender bending, Gosha Rubchinskiy con i suoi giovani skaters e i chola londinesi di Nasir Mazhar stanno proclamando il loro ritorno.
Shayne Oliver, designer di HBA, fonde mentalità underground e streetstyle, inteso come specchio non deformante di ciò che le persone indossano per strada. Il suo è un successo in continua crescita che quest'anno è stato celebrato anche al Pitti di Firenze.
Ogni capo racconta delle storie, afferma dei valori, espone il certificato della propria autenticità.
Quale sarà la prossima sottocultura? Quali i codici da rispettare? Quale la prossima identità condivisa?