Renzo Marasca
17 Marzo 2013
E' davvero necessario che la pittura contemporanea si identifichi o nel canale narrativo o in quello concettuale? In altre parole, consideriamo davvero una pittura valida solo quella che si mette a servizio di un pensiero didascalico sociale o intellettuale? Una pittura che non racconti o non filosofeggi, che non si presti a diventare una sola versione nobile dell'illustrazione o un mero appendice dell'installazione, non ha più una sua ragione di essere? Assecondare questo pensiero vuol dire appoggiare quella parte di critica che afferma che la pittura è morta. Eppure, Renzo Marasca lavora su questa terra di mezzo, una ricerca lasciata incompiuta da quelli che avrebbero potuto e dovuto essere gli eredi di Bacon e che hanno, invece, tralasciato tutte le sue scoperte sull'idea dello spazio e della figura in pittura per concentrarsi soltando sulla visione dell'uomo inquieto e torvido che emerge dalle sue tele. La nuova generazione di pittori ha, insomma, troppo presto dimenticato che alla base di quella genialità e di altre esperienze pittoriche del Novecento non c'era solo una ricerca umana moderna - peraltro già esplorata anche da altre discipline - ma soprattutto una ricerca sulla materia e lo spazio della pittura che avrebbe dovuto sconvolgere l'idea alla base di questa tecnica, liberandola dalla funzione rappresentativa che aveva costretto altri artisti in altri secoli, e dandole la possibilità di sviluppare una nuova dignità e forza come mezzo pieno e completo. La ricerca in pittura, vista in quest'ottica, è un campo ineusauribile perchè prescinde l'argomento e il pensiero. Diventa una sfida compositiva in cui l'uomo riporta se stesso oltre quello che di se stesso potrebbe descrivere e analizzare. Come dice Gerhard Richter: "I don't demand an explanation from myself as to why this is so" e parla del suo lavoro in termini di esperienza, di gestione della materia, di controllo del colore. Renzo Marasca è un artista che ogni giorno, per tutta la sua giornata, lavora sulla crescita di questo tipo di controllo e di gestione della materia pittorica oppure lavora su se stesso, su una crescita più personale che intellettuale, un training che sente necessario per affrontare ogni giorno quello spazio limitato eppure vuoto da creare e organizzare continuamente alla ricerca della forma in se stessa, della pittura come corpo e non solo come senso, della materia oltre la razionalizzazione. (dal testo critico di Carolina Lio)
Per maggiori informazioni:
http://renzo-marasca.blogspot.de/
Opera* Renzo Marasca, Junkie 2012. Oil and spray on juta, cm. 180x140
Sezione Arte a cura di Patrizia Emma Scialpi