
Come "Blade Runner" ha influenzato la moda
Da Givenchy a Valentino, tutte le volte che la fantascienza di Ridley Scott ha fatto tendenza

25 Marzo 2025
C’è un prima e un dopo Blade Runner. Il film di Ridley Scott, ispirato liberamente a Il cacciatore di androidi di Philip Dick, ha dettato un immaginario fantascientifico che non è mai più stato lo stesso, determinando il futuro del genere nell’anno 1982, influenzando i pensatori, creatori e artisti dell’avvenire, senza dare loro possibilità di scampo da ciò che il cineasta aveva realizzato. Perché Blade Runner non ha solo imposto lo sguardo che da lì in avanti avrebbe adottato lo sci-fi, ma condizionò interi settori. Come quello della moda, contaminato dalla visione avanguardistica del film di Scott, talmente tanto da indirizzarne tendenze che avrebbero continuato a ripetersi nel tempo. Ciò che colpisce immediatamente di Blade Runner sono gli ambienti in cui la storia è calata, neon e pubblicità sovrastanti, grattacieli e fumo per le strade che sottolineano l’animo high-tech che schiaccia l’umanità dei personaggi, androidi compresi. Ma sono stati anche gli abiti dei protagonisti a esprimere il loro stato emotivo e ad essere presi da lì in poi come motivo di stimolo per l’industria della moda. Gli innesti da cinema noir con un investigatore dall’impermeabile lungo, il cui il volto è dell’intramontabile Harrison Ford a sua volta teso verso la riproposta di un novello Humphrey Bogart, e una femme fatale imperscrutabile come Sean Young hanno dato al film un tono misterioso, ma insieme preciso, duro, con abiti che dichiaravano non solo lo status dei personaggi, ma il loro ruolo nel quadro più grande della storia. Adesso che Blade Runner è tornato nelle sale, si presenta l'occasione perfetta per riconoscere come l'estetica del film ha influenzato le collezioni di moda.
Non è un caso che le ispirazioni per gli outfit di Rachel, interpretata da Young, fossero sul modello delle creazioni di Adrian, il più grande costumista che il cinema degli anni Trenta (e futuri) avrebbe mai incontrato. Un artista intenzionato prima di tutto a “vestire” la mente delle protagoniste, così che le attrici riuscissero a sentire il ruolo che stavano interpretando, che si trattasse di qualsiasi genere e qualsiasi epoca. Per Rachel, custode del segreto e della chiave stessa di lettura di Blade Runner, significava costruirsi una corazza con cui affrontare il mondo. E quindi spalle imbottite, vita stretta e gonna a matita l’avrebbero fatta scendere sul campo di battaglia protetta e sicura, ispirata ai completi della fine degli anni Trenta e l’inizio dei Quaranta, con delle “power suit” che le donne nei 70s e 80s avrebbero riscoperto e reinterpretato proprio grazie al film di Ridley Scott. Un vintage inventato da capo eppure fedele al passato (non a caso l’opera non è solo un noir, ma un neo-noir) dall’acconciatura futuristica di Rachel all’eccessiva pelliccia indossata sotto l’incessante pioggia di Los Angeles del 2019 - e in fondo, noi stessi, non abbiamo riscoperto e portato alla ribalta il vintage proprio in quegli anni? Un personaggio i cui tailleur squadrati hanno affascinato da Armani a Balmain, entrando in contrasto con i pronunciati riferimenti punk che influenzano anche l’aspetto dei personaggi, come il trucco nero della Pris di Daryl Hannah e i suoi occhi “da procione”.
Il destino di Blade Runner è stato perciò fin da subito quello di diventare tra le principali fonti di ispirazione per artisti e stilisti che volevano dare alle loro creazioni un tocco tra il cyberpunk e il neo-noir. Si va dalla collezione Givenchy Couture Fall 1998 di McQueen alla collezione Prêt-à-Porter Autunno 2016 di Gareth Pugh, entrambe col personaggio di Rachel come riferimento, aggiungendo anche la presenza massiccia nel film di tessuti in similpelle e lattice, per trasmettere un senso di potenza futuristica femminile. I corpi agili e i design dei replicanti Nexus 6 non hanno mancato di conquistare anche Yves Saint Laurent e Jean Paul Gaultier, affascinati dal look disordinato di Pris, fino ai trench trasparenti di Valentino e alla collezione FW18 di Fendi. Per gli uomini, Rick Owens e Martin Margiela rimasero intrigati dalle giacche tecno-plastificate del personaggio di Roy Batty, l’iconico Rutger Hauer, mentre Raf Simons fece riferimento a Blade Runner nella sua collezione menswear SS 2018, inserendo anche degli accenni al sequel 2049, con la passerella accesa dai neon pronti a illuminare i modelli avvolti in cappotti lunghi e accessoriati con ombrelli trasparenti. Un uso della plastica trasparente già utilizzata da Prada nel 2002 per la sua collezione autunnale, che prende dall'impermeabile che il replicante Zhora indossa mentre fugge da Deckard.
Nel 2017 Blade Runner 2049 segnò un cambio di marcia nel mondo fantascientifico istituito da Ridley Scott, con i costumi di Renée April per il film diretto da Denis Villeneuve fatti non più per suscitare fascinazione nel pubblico, ma per esprimere il bisogno di sopravvivenza dei personaggi. Non a caso sia la costume design che il collega production designer Dennis Gassner descrissero l’universo pensato dal regista canadese come brutale. Un cambio di paradigma che esaspera il “punk” nel mondo “cyber” del film, impossibilitato dal dimenticare da dove viene, spingendo su alcuni aspetti (il cappotto logoro dell’agente K di Ryan Gosling, il nonsense degli abiti del personaggio di Mackenzie Davis), ma tenendo sempre a mente la propria provenienza.