A Guide to All Creative Directors

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Il ritorno alle radici di Gucci Continuum per la FW25

La collezione co-ed del brand italiano è un ponte tra presente, passato e futuro

Il ritorno alle radici di Gucci Continuum per la FW25 La collezione co-ed del brand italiano è un ponte tra presente, passato e futuro

Era la sfilata FW23, quando Gucci sfilava per la prima volta orfana di Alessandro Michele, con una collezione che sollevava diverse incognite sull’identità e la direzione creativa che Sabato De Sarno (all’epoca una nomina ancora vergine) avrebbe preso una volta entrato in carica. A poco più di due anni ci ritroviamo punto a capo, a meno di venti giorni dalla notizia che il brand di punta di Kering è, per l’ennesima volta, senza guida stilistica. Dopo essersi rivestito dell’iconico Rosso Ancora negli ultimi due anni, ora Gucci si concentra su un altro colore simbolo della Maison: il verde foresta. Della tonalità preferita di De Sarno in questa collezione non c’era proprio traccia. Un’intera stanza ricoperta di velluto nei toni naturali risplendeva con un’enorme doppia G al centro, il logo della Maison che quest’anno compie 50 anni. Un viaggio nel tempo che dal passato si muove verso il futuro, proprio per questo la collezione è stata denominata Continuum. La sfilata è iniziata in modo sorprendente, abbandonando i toni pop di Mina e Fiordaliso che avevano caratterizzato le ultime stagioni per avvicinarsi a un nuovo rigore, questa volta scandito dall’orchestra di Justin Hurwitz (compositore vincitore premio Oscar, rinomato per le colonne sonore di La La Land e Whiplash). Ed è stato qui che i modelli hanno sfilato tre volte: la prima con un focus sulla collezione donna, la seconda su quella uomo e una terza per la chiusura, presentando ufficialmente la collezione co-ed FW25 di Gucci.

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La prima parte, dedicata alla donna, è stata un’ode a tutti i direttori creativi che hanno segnato la storia del brand. Già con la FW23 avevamo visto come le collezioni transitorie tendono a essere un mix di influenze precedenti, sia per una questione di sicurezza, sia per favorire nell'immaginario comune un reset generale del brand. La donna Gucci questa stagione ritorna un po’ barocca à la Alessandro Michele, con lunghissime pellicce abbinate a foulard dalle stampe classiche. Un senso distintivo dello stile italiano, caratterizzato dalla sprezzatura – il perfetto imperfetto, studiata disinvoltura – permea la collezione, riaffermando la sua identità tra tradizione e innovazione. Per l’outerwear, le giacche a tre quarti hanno abbandonato la logo-mania di De Sarno per adottare un taglio anni ‘60, con bottoni oversize. Ovviamente, per seguire le tendenze attuali, anche Gucci ha puntato sulle gonne a tubino midi – in toni neutri, con pattern o impreziosite da pietre – spesso abbinate a body in pizzo che ricordavano vagamente l'iconica trasparenza Tom Ford. La palette per il prossimo inverno sarà dominata da toni pastello, afferma l'ufficio stile della maison, con il giallo banana e il lilla come punti chiave. Lontani dal minimalismo apparente e wannabe brutalista di De Sarno, ci troviamo di fronte a un Gucci più estroso, con qualche dettaglio kitsch – come le calze e il body in velluto logato doppia G in Swarovski.

Le vere protagoniste della stagione sono state le borse, tornate finalmente a splendere dopo un periodo sottotono. Oltre alla nuova Horsebit 1955 oversize morbida, Gucci ha introdotto nuovi modelli per la FW25, tra cui una hobo ispirata alle borse giapponesi e un nuovo morsetto, questa volta più grande (ripreso anche nelle collane e nei choker da donna). Il vero comeback è stato quello della Bamboo, che in questa versione si trasforma in una tote in vinile capace di riflettere ogni spiraglio di luce nonostante i toni scuri. Da maxi a mini, il morsetto si moltiplica diventando protagonista della linea di accessori, dal manico della nuova borsa a spalla alla chiusura a scatto della nuova Gucci Siena.

Nonostante la sfilata fosse co-ed, l’attenzione per l’uomo è stata decisamente minore rispetto alla collezione femminile. Il focus principale è stato un ritorno all’alta sartoria, con chiari riferimenti agli anni ‘70, tra giacche strutturate doppiopetto, dolcevita onnipresenti e gilet in maglia questa volta abbinati a camicie luccicanti. Sembra quasi che l’ispirazione maschile venga dalle pubblicità Palmolive di fine anni ‘60, con look che uniscono l’austerità del padre lavoratore a quella più giocosa del figlio che lo aspetta a casa. L’outerwear ha dominato la collezione uomo, con lunghi cappotti oversize – tra cui uno in vinile tartarugato – e giacche in lana con colletto. Anche perchè, finche i modelli non hanno ripreso a sfilare per la seconda volta, il menswear sembrava quasi essersi perso. Le borse erano presenti anche qua, con una nuova quarantott'ore con il tricolore in camoscio verde foresta. Forse la parte più entusiasmante della collezione maschile è stata la presenza di diversi modelli di eyewear, tornati anche loro verso le influenze di metà secolo, abbandonando la rigidità squadrata delle scorse collezioni.

È difficile capire cosa stia succedendo dietro le quinte, soprattutto se pensiamo che fino a inizio mese eravamo convinti di entrare in questa Milano Fashion Week con la settima collezione di Sabato De Sarno. Eppure, il team della Maison è riuscito a mettere in piedi una collezione e uno spettacolo che segnano un distacco netto dal Gucci degli ultimi due anni. Se ancora regnano incertezze sul successore del designer napoletano (il brand e Kering hanno confermato che una nomina dovrebbe arrivare prossimamente) una cosa è certa: Gucci sta cercando di tornare a casa. Forse sarà la Cruise del prossimo 15 maggio a confermare questa intuizione, quando il brand sfilerà nella sua città d’appartenenza, Firenze. È l’alba di una nuova era per Gucci, che ha lasciato il Rosso Ancora nel passato per tingersi di verde foresta.