Schiaparelli apre le danze della settimana della Couture di Parigi
La maison si avvicina al sole ma non si brucia le ali
28 Gennaio 2025
Se Icaro incarna un eroe tragico con un destino abbreviato da un orgoglio smisurato e una disobbedienza che gli sarà fatale, la collezione Couture Spring 2025 di Schiaparelli, intitolata Icarus, non ha nulla di funesto o straziante, anzi tutt'altro. Orgogliosa sì, smisurata certamente, ma cupa e sinistra per niente. Presentata ieri, la collezione realizzata da Daniel Roseberry ha aperto le danze di questa settimana dell'Alta Moda di Parigi, con trentatrè look che incarnano ciascuno a modo proprio l'opulenza, la ricchezza e l'eleganza del XX secolo riportando in auge un barocco tinto di modernità. La collezione trova ispirazione nei nastri degli anni '20 e '30 trovati per caso dal direttore creativo in un negozio di antiquariato. Si tratta di nastri antichi, nascosti e dimenticati dalla storia con l'arrivo dell'occupazione tedesca in Francia.
Dopo mesi di studio dei grandi maestri di varie epoche e del loro lavoro, da Madame Grès, Charles Frederick Worth, Paul Poiret a Yves Saint Laurent passando per Azzedine Alaïa, la collezione prende vita e diventa concreta nella mente e nelle mani di Roseberry. Le sue silhouette rendono omaggio a più di un secolo di ispirazioni e ossessioni con le loro forme sinuose e fluide degli anni 1920 e 1930, soprannominate "deco liquido" dal creatore. I colori, che vanno dal giallo burro al verde pavone fino al marrone che ricorda le tonalità del pane tostato, sono declinati in materiali nobili come la seta, tessuti ricamati con perle giapponesi, montati su corsetti in tela francese che a volte ricordano persino i corsetti della corte di Versailles. Tributi a Elsa Schiaparelli e al suo lavoro sono disseminati nella collezione, con una rivisitazione delle giacche dalle spalle larghe del periodo prebellico, semplificate e allungate, abbinate a gonne a colonna minimaliste in doppio raso, tagliate in sbieco alla maniera di Madeleine Vionnet nello stile degli anni '90. Oltre a giocare con le forme attraverso arabeschi, pieghe, figure coniche e molto altro, Roseberry in questa collezione si è anche divertito a sperimentare con nuove e antiche tecniche.
Dal blazer Schiap, uno dei grandi classici della Maison, ricamato con fili di raso di seta, alle piume immerse nella glicerina e spazzolate con la cheratina, passando per i ricami tridimensionali arricchiti con migliaia di gocce di quarzo fumé, la Maison ha portato la Couture a un livello ancora superiore. «Negli atelier - spiega Daniel Roseberry - abbiamo perfezionato la tecnica per costruire corsetti in toile, rivestendoli di strati sottili di lana e cotone, sopra i quali viene teso raso di seta elastico, creando un effetto impeccabile. Ogni look è stato curato con la massima attenzione, come se fosse una piccola opera d’arte, incluse scarpe e borse, trattate come gioielli e decorate con tecniche artigianali, dal cordoncino Matador alle rosette in resina».
Questa collezione è un omaggio all'antico, alla storia e a tutta la ricchezza che la compone, ma anche al nuovo. O meglio, alla celebrazione dell'antico nel nuovo. Stanco di vedere la modernità associata sempre e solo alla semplicità, Daniel Roseberry propone un'ascesa verso livelli di esecuzione e visione sempre più elevati. In effetti, «perché la novità non potrebbe essere anche elaborata, barocca, sontuosa?» Se Icaro si è bruciato le ali nella ricerca della perfezione, Roseberry da Schiaparelli sembra non temere di avvicinarsi sempre di più al sole. E anche se con ogni nuova collezione ci si avvicina pericolosamente, le sue ali, a differenza di quelle dell'eroe tragico, non sembrano pronte a staccarsi.