
Il romantico walzer oltreoceano di Jacquemus
L'intimità parigina e l'effervescenza americana si sono corteggiate per questa FW25
27 Gennaio 2025
«Lasciamelo tenere ancora un po’, il tempo di adorarlo, di dirlo, il tempo di creare ricordi», cantava Édith Piaf nel 1960 nella canzone Mon Dieu. Nel 2025, mentre i 41 look della collezione FW25 di Jacquemus si susseguono in un valzer lento e romantico, il nostro cuore canta proprio così. Lasciateceli ancora un po', o almeno dateci il tempo di ammirare ogni dettaglio di ogni abito creato da Simon Porte Jacquemus, ognuno più poetico, leggero e copioso dell'altro. Ieri, il giovane designer ha dimostrato che non è necessario portare cento ospiti in un infinito campo di lavanda o sotto il sole di Capri per conquistarli: un’atmosfera intima, vibrante di chiacchiere in un appartamento parigino in stile Art Déco, è più che sufficiente. «Con questa collezione, ho voluto spogliarmi davanti a voi, senza artifici, solo le nostre silhouette nell’intimità dell’appartamento Auguste Perret», queste sono state le dichiarazioni del designer provenzale sul suo account Instagram poche ore prima della presentazione della collezione. E questa è stata l’essenza della sfilata, dai primi passi delle modelle sul pavimento dell’appartamento nel XVI Arrondissement fino al saluto del designer, 40 uscite più tardi.
Mentre i 40 ospiti selezionati, tra cui una loquace Carla Bruni, Pamela Anderson, Anna Wintour, Tyla, Central Cee e Audrey Tautou, attendevano pazientemente l’inizio della sfilata, una dolce melodia evocava meccanicamente i cliché romantici delle strade di Montmartre e dei suoi artisti. Con l’ingresso della prima modella, il brusio è calato, lasciando spazio alla meraviglia. Somigliando a una sposa in fuga, diretta verso qualsiasi porto per sfuggire al suo destino, la modella, con il suo semplice ma efficace abito bianco, ha dato il tono alla collezione. In questa FW25, il bianco, onnipresente, cede progressivamente il passo al nero, per poi riapparire fugacemente attraverso motivi a strisce, zebra o pois, lasciando occasionalmente spazio a tocchi di rosso e giallo che infondono un po’ di allegria a una collezione che, sebbene monocromatica, è tutt’altro che monotona o ripetitiva.
Man mano che la danza prosegue, gli insiemi voluminosi con vita stretta si dissolvono, lasciando spazio a capi più leggeri e dal drappeggio perfetto. Il finto coccodrillo si trasforma in pelle, mentre l’abbigliamento maschile che ricorda completi indossati da marinai pronti a salpare con eleganza scompare, cedendo il posto a lunghi ed eleganti abiti da sera. Anche gli accessori sono studiati nei minimi dettagli e si allineano al codice di abbigliamento tacito, ma evidente, della collezione. La borsa Il Turismo, proposta in varie dimensioni e colori, è decorata con guanti casualmente posizionati, come se il loro proprietario fosse in procinto di afferrarli prima di salire su una nave per un lungo viaggio. L’intera collezione emana un fascino vintage, dai guanti alle Nike abbinate ai completi maschili, creando un contrasto tra chic e casual, vintage e modernità. Se Jacquemus ci ispira direttamente ai profumi e ai sapori del Sud, come l’odore di limone fresco o un sottofondo in cui risuona il canto delle cicale, è comunque riuscito a portarci oltre la Francia con questa collezione intrisa di viaggio, ma soprattutto di America.
E non senza motivo: oltre a Édith Piaf e le parole di Mon Dieu, come spiegato dallo stesso Jacquemus dopo la sfilata, è proprio l’America a ispirare questa collezione. «Pensavo all’apertura dei miei negozi a New York e Los Angeles», ha raccontato, «e a come Coco Chanel e Christian Dior siano andati in America.» Il designer ha consultato numerosi archivi delle vecchie sfilate nei saloni di Haute Couture francesi e tratto ispirazione da Marilyn Monroe (da qui, probabilmente, il reggiseno a proiettile anni Cinquanta sotto il maglione giallo limone) in un «va e vieni tra America e Francia». Sebbene non fossero state rivelate informazioni, ad eccezione della dichiarazione condivisa su Instagram, prima dell’inizio dello show, il designer si è divertito a disseminare alcuni indizi sui social media nelle ultime settimane, come un disegno di Erté che riproduce esattamente la silhouette asimmetrica di un abito nero in jersey, una gonna a ruota classica abbinata a un maglione di Edith Head, o una foto di Peggy Guggenheim vestita da Paul Poiret (a cui ha attribuito l’ispirazione per un cappotto animalier).
Se Jacquemus ci ha abituati a una certa tipologia di forme e colori, tessuti in lino e un’estetica riconoscibile tra tutte, si può dire che la sua collezione FW25 stia gradualmente allontanandosi dal prêt-à-porter per avvicinarsi sempre di più alla couture. Tuttavia, questo approccio verso una moda forse più matura e misurata non rappresenta un cambiamento radicale, ma piuttosto un’affermazione delle sue idee e del suo DNA complessivo. Sebbene si possano individuare elementi che ricordano lo stile di designer come Azzedine Alaïa o Daniel Roseberry per Schiaparelli, questa collezione FW25, con i suoi blocchi di costruzione, cerchi, triangoli, righe e pois, è essenzialmente Jacquemus. Dopo la recente inaugurazione delle sue boutique di New York e Londra, questa collezione si inserisce nella continuità di un'apertura da parte di Jacquemus, che ci dimostra che, pur gestendo e incarnando come nessun altro l'estetica del made-in-France e del suo amato Sud, non ha bisogno di limitarsi a esso per creare una collezione di qualità.