Abbiamo bisogno di più collab come Stone Island x La Sportiva
Correva l'anno 2004
15 Gennaio 2025
Viviamo nell’era delle collaborazioni tra brand, tra attori e maison, tra pasticceria e marchi di lusso. È una tattica pensata per raggiungere un alto coinvolgimento mediatico e, di conseguenza, un alto rendimento, ma tante sono le partnership che scuotono i social quante quelle che finiscono per essere dimenticate. In passato ci sono state collaborazioni in grado di scuotere il fashion system, ancora prima che l'operato di Virgil Abloh convincesse le più alte cariche della moda a includere lo street style nel lusso. La partnership Stone Island x La Sportiva ne è un esempio: lanciata nel 2004 - quando l’arrampicata non era ancora virale su TikTok e quando il mondo dello sport si avvicinava alla fashion industry solo tramite calciatori come David Beckham o cestisti come Michael Jordan - la collaborazione è stata in grado di anticipare con grosso margine il filone di trend contemporanei come il gorpcore. Shockando, contemporaneamente, la community di Stone Island, al tempo composta principalmente da hooligan e da ultras.
Sebbene il fondatore di Stone Island, Massimo Osti, avesse lasciato il brand nel 1995, agli inizi degli anni 2000 l’immagine del marchio restava fortemente ancorata al suo immaginario iniziale, alla cultura calcistica inglese e allo sportswear anni ’80. Paul Harvey, direttore artistico di Stone Island dal 1995 al 2007, decise di innovare il brand portando avanti la ricerca di materiali tecnici ispirati al guardaroba militare. La collaborazione con La Sportiva, annunciata nel 2004, è stata la prima partnership di Stone Island. Al tempo i due brand non potevano essere più distanti tra loro: La Sportiva produceva articoli pensati unicamente per gli appassionati di sport all’aria aperta, dall’alpinismo all’arrampicata, con un focus prettamente incentrato sulla performance; Stone Island creava abbigliamento tecnico ma fortemente legato ai propri valori estetici - gli stessi tanto amati dagli ultras che si presentavano allo stadio con l’iconica toppa nero, gialla e verde sulla spalla sinistra. L’unico punto in comune era l’italianità. Con la montagna, la clientela del brand fondato da Massimo Osti non c’entrava molto, eppure Harvey decise proprio di collaborare a un paio di scarpe da arrampicata.
Vent'anni prima della nascita del termine “gorpcore”, il prodotto della collaborazione tra La Sportiva e Stone Island rimane uno degli articoli più innovativi nel suo genere. Lanciata sul mercato in diverse colorazioni, in una versione bassa e una high-top, la sneaker comprendeva la suola caratteristica delle scarpe da arrampicata, uno spesso e morbido strato di gomma, lacci che percorrevano tutta la tomaia e il branding Stone Island sulla suola, sul tacco e sulla linguetta. L’influenza del brand della rosa dei venti nella collab si notava maggiormente nella versione high-top, nella silohuette marcatamente militare di una scarpa che, nonostante la suola malleabile, riprendeva la struttura degli anfibi. A giudicare dal look (e dal prezzo, dato che costavano intorno ai 200 euro), è possibile che la collabo non sia atterrata né in curva, tra le tifoserie calcistiche, né in montagna, ai piedi di qualche arrampicatore. A ogni modo, il progetto segna un momento cruciale per la nascita dello streetwear tecnico e conferma quanto i due brand siano stati antesignani di uno dei trend principali del 2020. Col senno di poi, si potrebbe dire che il gorpcore è un’estetica y2K Made in Italy.