La storia del trompe l'oeil nella moda
Dagli anni '20 a oggi
08 Gennaio 2025
Qual è il confine tra vero e falso, dove finisce l’illusione e inizia la realtà? Nell’epoca dell’intelligenza artificiale, dei deep fake e della realtà aumentata, la tecnica del trompe l’oeil, usata dai designer nelle recenti collezioni, non è altro che la risposta della moda alla confusione tra virtuale e reale che definisce il nostro presente. Il termine trompe l'oeil significa letteralmente “inganna l'occhio” ed è una tecnica pittorica che, facendo uso sapiente della prospettiva e del chiaroscuro, riesce a far percepire all'occhio umano una falsa tridimensionalità su una superficie bidimensionale. Questa mistificazione della realtà risale all’architettura greco-romana (tecnica utilizzata negli affreschi delle Ville Pompeiane per dare profondità agli ambienti) anche se il termine è stato coniato nel periodo barocco. Da Giotto a Dalì, dal Rinascimento al Surrealismo fino alla Street Art, numerosi artisti hanno utilizzato l'illusione di prospettive per sconfinare la materialità degli spazi e degli oggetti. Anche nella moda.
Miuccia Prada e Raf Simons, per la SS25 di Prada, hanno riportato in passerella l’effetto trompe l’oeil realizzando maglioncini con un finto colletto ricamato e pantaloni a vita bassa con una cintura stampata. In un’intervista post sfilata per The Guardian Miuccia Prada ha spiegato: «Abbiamo giocato con il fake e non con la finzione - e ha aggiunto - gli abiti di questa collezione vanno osservati da vicino e potrebbero sorprenderti». A tal proposito, Simons ha dichiarato che i pantaloni della sfilata erano in cotone leggero dipinti per sembrare di lana spessa. In una versione più punk del trend, per la SS25 menswear Acne Studios ha creato dei pantaloni con sopra stampate delle cinture con borchie, catene e charms oltre che camicie di jeans con strappi fake e slip su cui è riprodotto un jeans scolorito. Glenn Martens , utilizzando la stessa tecnica per la SS2 di Diesel, ha realizzato delle canotte con collane finte a rilievo.
Anche Adrian Appiolaza, direttore creativo di Moschino fedele all’archivio della maison, per la SS25 ha riproposto alcuni abiti e t-shirt trompe l'oeil su cui sono riprodotti i disegni dell’infanzia: un finto trench abbozzato con la penna blu su un lungo abito bianco oppure una maglia con un foulard da marinaio portato sulle spalle (riferimento a Braccio di Ferro e al mondo cartoon amato da Franco Moschino). Sulla stessa falsariga Colm Dillane, fondatore di KidSuper, per la SS25 ha collaborato con gli artisti del Cirque du Soleil per proporre completi trompe l’oeil di “finto legno”, probabilmente ispirandosi alla fiaba di Pinocchio: metà modelli e metà burattini. Alcuni di questi infatti sfilavano legati a dei fili come marionette umane manovrate da Dillane nei panni di Mangiafuoco.
C’è invece chi, come Demna da Balenciaga per la SS25, ha fatto sfilare modelle in lingerie che in realtà erano delle tutine color carne sulle quali erano cucite bralette e autoreggenti in pizzo. L’utilizzo di questa illusione ottica non è casuale: la sfilata celebrava i primi ricordi legati alla moda del designer georgiano che da bambino «disegnava look su cartone, li ritagliava e li assemblava, per fare dei fashion show.» Nella SS25 di JW Anderson, Jonathan Anderson ha riflettuto sul concetto di mini-dress per realizzare abiti con bottoni finti, capi con stampe che riproducevano attraverso effetti chiaroscurali le venature della lana e vestiti con una finta felpa stampata. La tecnica del trompe l’oeil viene quindi utilizzata anche per creare un’illusione tra quello che vediamo e quello che tocchiamo, scoprendo il reale tessuto di un capo: pensiamo ad esempio ai finti jeans trompe l’oeil di Bottega Veneta o alla tuta grigia in pelle indossata da A$AP Rocky in una recente campagna del brand. La tecnica del trompe l'oeil è stata anche protagonista delle ultime collezioni di Marco Rambaldi. Il designer bolognese che ha fatto della maglieria la sua cifra stilistica ha creato cardigan, gonne e abiti jacquard sui quali sono disegnate silhouette femminili con addosso abiti a pois, lingerie, fiocchi, tasche fake e perfino trecce finte che cadono sui lati del maglione proprio come se fossero capelli veri.
L'illusione ottica affascina i più grandi stilisti già a partire dagli anni ‘20. È stata infatti Elsa Schiaparelli, nella collezione Pour le Sport del 1927 a utilizzare per la prima volta il trompe l’oeil su un capo di abbigliamento creando della maglieria caratterizzata da finte sciarpe e fiocchi appoggiati sulle spalle. Negli anni ’50 invece, Hubert de Givenchy, servendosi dei disegni di Manlio Rho, creò dei foulard dipinti come un'estensione dei capelli: finte trecce e riccioli portati come fossero babushka fedelmente riportati in passerella nella FW24. Negli anni '90, invece, la tecnica è stata utilizzata da designer innovativi come Martin Margiela e Jean Paul Gaultier per rileggere, ridisegnare e alterare la percezione del corpo: lo stilista belga nel 1996 realizzò una collezione interamente trompe l’oeil con capi su cui erano stampati finti cardigan in lana e vestiti a righe falsamente stropicciati; il designer francese, invece, realizzò capi sui quali disegnare il corpo nudo.
Nella celebre collezione del 1994 Les Tatouages, Gaultier propose top con stampe di tatuaggi, mentre nella Cyber Baba/Pin-up Boys (1996) realizzò le note muscle shirt, diventate celebri grazie a Robin Williams e riutilizzate e reinterpretate da Glenn Martens nel 2022 per la collab tra Y-Project e la maison francese. Di recente la stylist Lotta Volkova ha collaborato con Jean Paul Gaultier per una capsule collection nella quale sono stati riproposti i naked dress sui quali è stampato il corpo femminile senza censure. Ancora sono presenti nella selezione dei principali e-commerce di abbigliamento luxury i mesh top della maison tra cui spicca l’Écorché Dress, indossato recentemente da Mahmood e dalla drag queen Gottmik, che riproduce anatomicamente le fasce muscolari del corpo maschile.