Quest'anno la moda ha messo un punto

«Non esiste un momento ideale per i pois»: parola di Marc Jacobs, che beffardo come sempre, ha scelto per la sua ultima collezione femminile questo intramontabile motivo pop ispirandosi al mondo dei fumetti e dei cartoon di Walt Disney, da Minnie in poi, con il risultato di rilanciarlo ovunque come un vero tormentone. Giocosi e romantici, e tutt’altro che anonimi, dall’estate del 2024 i pois sono tornati a inondare abiti, accessori e perfino i collant, sia in passerella che sui red carpet dettando l’agenda della moda anche dell’anno alle porte. In questa overdose di pois di certo avrà giocato un ruolo chiave anche il trend TikTok della "Sophia Loren Summer" lanciato dall’influencer Sarah Jordan Arcuri e ultimamente così in voga. Amatissimi da Yves Saint Laurent, Emanuel Ungaro, Comme des Garçons, Gianfranco Ferré e Gianni Versace, questi iconici motivi carichi di verve segnano un revival che è insieme vibrante e rassicurante. Lo dimostra la vitalità di questo tema grafico nelle collezioni e sui look delle star, a conferma del carattere imprevedibile di questo pattern che richiama la perfezione dell’idea circolare ma anche il vezzoso manto delle coccinelle. Quando Cate Blanchett si è materializzata alla fine dell’estate a Venezia con un grintoso tailleur pantalone total black a macro pois bianchi di Moschino, è emerso con chiaramente quanto il pointillisme applicato al tessuto sia allergico alla banalità. Lo ha intuito anche Giorgio Armani, da sempre paladino del più claustrale minimalismo, quando nel suo show di esordio nel 1975 a Milano decise di dipingere lui stesso con un pennarello dei maxi pois sulle sue stoffe conferendo un sapore hippy ai suoi primi modelli in omaggio alla controcultura. 

Yves Saint Laurent, SS 1981

Yves Saint Laurent, 1990

Yves Saint Laurent, Spring 1990

Yves Saint Laurent, SS 1981

Comme des Garçons, SS 1998

Emanuel Ungaro, SS 1985 RTW

Emanuel Ungaro, Spring 1988 Couture

Emanuel Ungaro, Spring 1988 Couture

Dior Couture by Gianfranco Ferré, FW 1990

Dior Couture by Gianfranco Ferré, FW 1990

Dior Couture by Gianfranco Ferré, FW 1990

Più di recente a spezzare una lancia affilata a favore dei pois sono state le dive. Piuttosto che puntare sulla appariscente opulenza dei ricami o su drappeggi scultorei, all’ultima notte degli Oscar Jennifer Lawrence ha scelto un abito lungo a pois di Dior Couture disegnato da Maria Grazia Chiuri: discreto ma prezioso, ha richiesto 1500 ore di lavoro trasformando l’attrice in una sorta di cigno regale. Non per niente anche Lady D spesso indossava la stessa fantasia e così fa anche oggi Kate Middleton. Alla principessa inglese ha fatto eco Monica Bellucci che a un recente photocall a Venezia ha aderito alla pois-mania con il suo abito sartoriale firmato Dolce&Gabbana; senza citare la gonna longuette della popstar Levante o Lady Gaga che, per presentare sulla laguna veneta il suo ultimo film Joker - Folie à deux, ha infilato uno sbarazzino minidress da cocktail decorato da candide pastiglie su fondo nero. E se a Roma, durante le kermesse cinematografiche dello scorso autunno varie attrici, sulla scia di Alba Rohrwacher, hanno sfoggiato giacche a pois con la benedizione di Alessandro Michele che, per l’estate 2025 di Valentino, ha disegnato la più frizzante giacca di sempre (disseminata di pois a punta di spillo e chiusa da un galante papillon) perfino Belen Rodriguez, solitamente votata a un’immagine più aggressiva, ha smorzato i toni dimostrando quanto sia facile glamourizzare i pois, tanto cari in passato a una Audrey Hepburn very demure, fino a renderli sensuali con un semplicissimo abito dallo scollo all’americana, ergo decisamente più brat. 

Del resto, oltre ai look preferiti di Marilyn Monroe e delle pin up, sono irrorati di piccoli ‘punti neri’ anche gli abiti delle voluttuose ballerine di flamenco che ne hanno imposto nell’immaginario collettivo una turgida versione folk latina, in omaggio anche alle radici di questo pattern. Raffinato e a tratti spiazzante per la sua versatilità, il motivo dei pois è infatti comparso alla ribalta del Novecento insieme alla polka, la celebre danza di coppia boema - e da qui la traduzione inglese polka dots - assumendo oggi connotazioni nuove con forme irregolari fino a delineare, grazie a dimensioni sorprendenti e a immaginifiche divagazioni concettuali, volumi inattesi e modernissimi al netto di stucchevoli leziosità. Giganteschi bolli punteggiati da una profusione di piume hanno invaso per esempio uno dei look più cliccati dell’ultima passerella di Vivetta rivangando per certi versi uno sfizioso abito corto di Federico Forquet degli anni’60 quando, complice l’euforia optical e la vocazione ai divertissements grafici, bolli e pois hanno trionfato un po' ovunque dalla moda al design. 

Valentino, SS25

Valentino, SS25

Valentino, SS25

Carolina Herrera, SS25

Carolina Herrera, SS25

Carolina Herrera, SS25

Acne Studios, SS25

Acne Studios, SS25

Acne Studios, SS25

Marc Jacobs, FW24 RTW

Marc Jacobs, FW24 RTW

Marc Jacobs, FW24 RTW

Moschino, SS25

Moschino, SS25

Moschino, SS25

Balmain, SS24

Balmain, SS24

Balmain, SS24

Per l’estate 2025, come antidoto al minimalismo delle precedenti stagioni, Carolina Herrera, Valentino, Balmain, Moschino, e Acne Studios hanno dato vita a ipnotici virtuosismi sui festosi cerchietti che, in certi abiti sci-fi di Prada, si traducono in un dettaglio decorativo scintillante. Quindi più che l’epitome di una resiliente tendenza borghese da impettita casalinga anni Cinquanta, i cerchi, i bolli e i pois rappresentano un fattore sottilmente sovversivo come si desume dalla loro popolarità nell’arte contemporanea che, sulla scia delle avanguardie, ne rivela inedite valenze semantiche. Se già negli anni Venti del Novecento, in piena epoca jazz, gli ‘abiti simultanei’ di Sonia Delaunay esibivano un tripudio di cerchi stilizzati come poetiche geometrie corollario del cubismo orfico, i pois sono apparsi successivamente nelle opere di Roy Liechtenstein e in alcuni progetti recenti di Damien Hirst fino a conquistare la visionaria Yayoi Kusama. Considerata dagli anni Sessanta la ‘regina dei pois’, e ossessionata dalla reiterazione di questi moduli circolari che sovente, nelle sue surreali e terapeutiche composizioni, si posano su zucche gigantesche, l’artista giapponese che si definisce «un puntino perso in un universo di puntini», ne ha fatto la metafora dell’infinito sfidando così i confini espressivi della ricerca artistica contemporanea con creazioni dall’elevato impatto visivo che inneggiano alla libertà e all’amore.