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Dopo "The Debutante", l'intervista a Louis Shengtao Chen

Il designer di Shanghai riflette sulla sua fashion odyssey

Dopo The Debutante, l'intervista a Louis Shengtao Chen Il designer di Shanghai riflette sulla sua fashion odyssey

Nel panorama odierno dei reality show, come The Bachelor o Love Island, i fan attendono con impazienza i momenti in cui possono rivedere i loro protagonisti preferiti e rivivere i momenti salienti della stagione. Ma vi siete mai chiesti se le debuttanti di un tempo avrebbero potuto sfruttare questa tendenza? Entra in scena Louis Shengtao Chen, un fenomeno della moda che si presenta come una debuttante moderna. Il suo debutto avviene nel 2021 alla Shanghai Fashion Week, dove presenta la collezione intitolata The Debutante. Con un mix audace di eleganza sartoriale francese tradizionale e ispirazioni da ballo, Chen rompe gli schemi grazie all’uso di materiali non convenzionali come nastro adesivo, cravatte vintage e componenti meccaniche. La sua visione ridefinisce il concetto di debuttante nel XXI secolo: forte, sicura di sé e assolutamente moderna, quasi una "baddie" colta e sofisticata. Tre anni dopo, Chen continua a superare i confini della moda, spingendo la sua creatività verso nuove direzioni. Per la collezione Primavera/Estate 2025, presenta Echoes in the Fog, una rappresentazione poetica di una donna che affronta il paradosso tra bellezza e prigionia. Le sue creazioni raccontano questa dualità: silhouette morbide e fragili si contrappongono a vita drammaticamente strutturate e tessuti ricchi di texture. L’intera collezione è intrisa della sua cifra stilistica, che mescola ingenuità e maturità: pizzi che spuntano da gonne di jeans, abiti in organza che si sovrappongono a motivi argyle, e cappucci ispirati ai fiori che evocano un’aria di fantasia.

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Hai lanciato il tuo brand nel 2021, in piena pandemia, quando molti marchi stavano affrontando grandi difficoltà. Cosa ti ha spinto a fare questo passo e come ti sei sentito vedendo il tuo lavoro in passerella per la prima volta?

La pandemia è stata un periodo difficile per tutti, me compreso. Eppure, ho avuto la fortuna di lanciare il mio marchio in un momento in cui l’industria della moda in Cina continentale era particolarmente ricettiva e solidale. In un contesto globale quasi privo di sfilate fisiche, Shanghai è stata una delle prime città a tornare in passerella, e mi sono ritrovato nel posto giusto al momento giusto. È stato un mix di tempismo perfetto e del supporto delle persone che credevano nella mia visione. Vedere il mio lavoro in passerella per la prima volta è stato travolgente. Dopo essermi laureato senza una sfilata fisica a causa della pandemia, il debutto del 2021 è stato un’esperienza completamente nuova. Dalle prove abito al formato performativo della presentazione, ogni dettaglio è stato emozionante. Gli applausi e il riconoscimento ricevuti hanno ripagato tutti gli sforzi.

Molti forse non sanno che hai fatto anche il modello. Questa esperienza ha influenzato il tuo approccio al design?

Sì, il mio percorso come modello ha influenzato il mio ingresso nel mondo del design, ma lo consideravo più un hobby e un’esperienza di vita piuttosto che un lavoro a tempo pieno. Durante gli studi in moda, il modeling è stato una naturale estensione: un modo per guadagnare qualcosa e, allo stesso tempo, immergermi ancora di più nell’industria. Ero affascinato dal processo creativo, in particolare dagli atelier e dalle persone di talento che ho incontrato. Ricordo ancora la mia prima volta con Alessandro Michele: la sua presenza poetica e romantica mi ha lasciato un segno indelebile. Lavorare con creativi così visionari mi ha ispirato profondamente. Come modello, mi sentivo sempre valorizzato da ciò che indossavo, e quella fiducia mi ha spinto a creare un brand tutto mio.

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Che significato ha per te il glamour nel mondo della moda di oggi?

Per me, il glamour è la capacità di comprendere profondamente chi sei e abbracciare il tuo comfort. Mentre spesso si associa il glamour a eleganza, opulenza o sofisticatezza, io lo interpreto come una manifestazione di autostima. È la coerenza nel rimanere fedeli alla propria estetica e alle proprie convinzioni, anche quando queste non sono condivise dagli altri. Per il mio brand, aspiro alla stessa fedeltà: voglio che restiamo autentici nella nostra visione, senza farci influenzare da tendenze o pressioni esterne. Il vero glamour è senza tempo ed è radicato nella sincerità verso se stessi.

Le tue creazioni esplorano spesso il contrasto tra la rudezza e l'eleganza. Come descriveresti la tua filosofia di design?

La mia filosofia di design ruota attorno al concetto di equilibrio tra forza e delicatezza, come l’acqua: potente, ma fluida. Come designer, porto con me sia qualità maschili che fragili, mescolando emozione e forza nei miei lavori. Sono una persona molto emotiva, e questa complessità si riflette nelle mie creazioni. Quando disegno per le donne, è come se tenessi uno specchio davanti a loro, riflettendo come le vedo e immaginando una fantasia di ciò che una donna moderna potrebbe essere. Non si tratta di dettare come dovrebbero vestirsi, ma amo vedere come mixano i miei capi con marchi casual o sportivi. È la loro scelta, il loro stile. Ciò che mi ispira di più è ascoltare come i miei abiti le fanno sentire—come si preparano, pensano al trucco, alle scarpe, all’intero look. È quella piccola trasformazione che mi spinge a creare ogni giorno.

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Hai recentemente collaborato con Ultrasuede. Come si integrano innovazione e sostenibilità nel tuo brand? Cosa cerchi nei tuoi collaboratori?

Quando scelgo collaboratori, cerco partner che condividano un profondo rispetto per l’artigianato e la sostenibilità. Con Ultrasuede, ho ammirato il loro impegno per l’innovazione sostenibile e la cura con cui trattano i materiali. La loro versatilità mi ispira: il tessuto può essere utilizzato in diversi settori, dalla moda agli interni delle automobili, fino all’arredamento, mostrando un potenziale straordinario. Per me, una collaborazione deve nascere da una sinergia naturale. Anche se il nostro marchio ha un’identità fortemente femminile, non ci limitiamo a collaborazioni con brand rivolti esclusivamente alle donne. Mi entusiasma portare il nostro DNA unico in spazi inaspettati, mescolando la nostra visione con qualcosa di completamente diverso, e farlo risuonare. Questo, per me, rappresenta un vero traguardo in ogni collaborazione.

Bilanciare l'artigianalità da haute couture con il prêt-à-porter non è semplice. Come affronti questa sfida?

Trovare un equilibrio tra alta moda e accessibilità quotidiana è un concetto in costante evoluzione. Al centro, la moda riguarda il vestire: è il punto di partenza e di arrivo. Ogni capo che creiamo racchiude la nostra esperienza e riflette l’atmosfera unica che vogliamo trasmettere. Sebbene esploriamo diversi stili di presentazione e formati di sfilata, il cuore del nostro lavoro risiede nella cura che mettiamo in ogni dettaglio: dalla sartoria alle finiture, fino alla selezione dei tessuti. Anche se può sembrare semplice, per me l’essenza dell’alta moda e del prêt-à-porter è la stessa: ciò che conta è il capo. Come designer e direttori creativi, dobbiamo avere una profonda convinzione in ciò che creiamo. Perdiamo la nostra direzione se non riusciamo a trasmettere una visione significativa attraverso i nostri abiti. I nostri capi dovrebbero essere il nostro principio guida, una sorta di "testo sacro" che ispira e orienta il nostro viaggio creativo.

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Puoi condividere qualcosa sul tuo processo creativo? Come trasformi le tue idee in realtà?

Il mio processo creativo si basa su innumerevoli prove abito. Proviamo, stiliamo, riproviamo. Non importa quante sfilate prepariamo, il processo di fitting è davvero magico. Ogni volta, il capo prende vita in modo nuovo su ogni donna che lo indossa. I pezzi non hanno bisogno di uno styling eccessivo: si adattano naturalmente a ciascuna persona, parlando da soli. Amo questo aspetto del fitting. Oltre a ciò, disegno moltissimo. Ogni giorno schizzo ogni capo, dalle scarpe agli accessori, alle borse. Il disegno dà vita ai progetti, traducendo idee bidimensionali in realtà tridimensionali. È una trasformazione tangibile e vivida. Mi interessa anche profondamente come le collezioni vengono presentate: chi le indossa, come si muovono, come le sfilate portano i capi alla vita. Tutto parte da un’immagine nella mia mente e si evolve attraverso schizzi e fitting, fino a diventare reale.

Chi è la donna dell'universo Louis Shengtao Chen?

La cliente dell’universo Louis Shengtao Chen non è definibile da un solo nome o immagine. È presente nell’essenza delle nostre creazioni. Un tempo avrei potuto fare riferimenti a icone come Ni Ni o Faye Wong, ma ora vedo le nostre clienti davanti a me: donne che incarnano resilienza e sicurezza in sé stesse. Queste donne sono raffinate ma fluide, affrontano la vita con profondità emotiva e passione per la moda. Abbracciano i loro interessi e hobby con energia ed entusiasmo, riflettendo uno spirito vibrante. Il nostro marchio non è freddo o distaccato; è intriso di emozione, risuonando con coloro che, come me, apprezzano la bellezza negli abiti e nella vita stessa.

Sei stato selezionato per il LVMH Prize, hai vinto il Vogue China Fashion Fund 2024 e sei stato riconosciuto da Fashion Asia, tra altri riconoscimenti. Come ti senti a essere considerato una stella nascente nell'industria?

Essere riconosciuto con premi e onorificenze è un’esperienza straordinaria, ma in realtà ogni giorno in questa industria è fatto di duro lavoro. Le sfide sono costanti, e ci spingiamo sempre a fare di più. Crescendo, ho capito l’importanza della precisione, sia nel design che nella visione e nel linguaggio con cui esprimiamo ciò che creiamo.

Cosa c’è in serbo per Louis Shengtao Chen? Ci sono progetti futuri di cui puoi parlarci?

Il prossimo progetto per me è qualcosa di molto personale e riflessivo, su cui sto lavorando in silenzio da un po’ di tempo. È come un ritorno alle radici, un viaggio introspettivo e analitico, una fase che molti designer affrontano ma che io non avevo ancora esplorato a pieno negli ultimi tre o quattro anni. Questo percorso mi riporta agli anni da studente, restituendomi quel senso di meraviglia e di entusiasmo per il futuro, quella gioia nel svegliarmi ogni giorno ispirato da ciò che potrei creare. Non lo definirei il progetto migliore o quello di cui vado più fiero, ma è una sensazione bellissima, una sorta di meditazione personale, che mi prepara per ciò che verrà. È un’esperienza che mi radica, un momento di chiarezza e calma, come un paio di tacchi di cristallo accanto al letto: un piccolo rituale personale che riflette questa fase di pace interiore.