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Gucci ha acquisito tre concerie in Toscana

Un forte investimento in un momento nero per il settore

Gucci ha acquisito tre concerie in Toscana Un forte investimento in un momento nero per il settore

Gucci ha acquisito di recente il 100% del gruppo Colonna attraverso la controllata Gucci Logistica, incrementando la partecipazione del 51% che già deteneva dal 2019. Il gruppo Colonna è un fornitore storico di Gucci e comprende tre importanti concerie: Marbella Pellami, Conceria 800 e Falco Pellami, che si trovano tutte in Santa Croce sull’Arno, un distretto della regione dove la lavorazione del pellame è un’arte vecchia di secoli. L’operazione si iscrive nel più ampio trend di brand che verticalizzano la propria supply chain acquisendo realtà produttive in passato indipendenti (Zegna, Chanel, Prada e Brunello Cucinelli hanno fatto numerose di queste acquisizioni-chiave in passato) e rafforza ulteriormente la posizione di Gucci nella gestione diretta della filiera produttiva, un tipo di acquisizione sempre più importante oggi dato che dà al brand il controllo della qualità e la sostenibilità dei processi. Gucci non è nuova a investimenti in concerie: già nel 2004 aveva creato in joint venture con Colonna la conceria Blutonic e, con l’appoggio di Kering, aveva acquisito la Luxury Tannery in Serbia e Caravel in Toscana. Ma dopo tutto, la pelletteria è centrale nella strategia di espansione e consolidamento del brand, soprattutto in un momento in cui il lusso punta sempre più alla sostenibilità e al controllo diretto della produzione.  

L’acquisizione arriva in un momento critico per il settore conciario e, più in generale, per l'intero Made in Italy. La crisi, aggravata dagli effetti post-pandemici e dalle dinamiche di mercato, ha portato a un incremento del 214% delle ore autorizzate di cassa integrazione e dei fondi di solidarietà nei primi nove mesi del 2024, come riportava La Nazione la settimana scorsa. Le difficoltà colpiscono soprattutto le piccole e medie imprese del settore pelletteria, che rappresentano una quota significativa dell’economia regionale. Secondo i dati di Unioncamere, nel primo semestre del 2024 in Toscana hanno cessato l’attività 304 imprese del settore moda, di cui 182 operanti nella pelletteria. Le province più colpite sono Firenze e Pisa, dove la chiusura di attività storiche è diventata una tendenza preoccupante. A Firenze, per esempio, il numero di aziende registrate è passato da 2.470 alla fine del 2023 a 2.358 a metà 2024, con una perdita di 112 unità. Il ricorso alla cassa integrazione è aumentato drasticamente: nel settore della pelletteria, le ore autorizzate sono passate da 200.000 nel 2023 a 400.000 nei primi sei mesi del 2024. Una situazione che richiede, oltre che interventi urgenti e mirati, anche un ripensamento delle filiere produttive con un’ottica di lungo periodo, che include istituzioni, associazioni di categoria e aziende come Gucci che, con questa acquisizione, si posiziona come leader nell’affrontare le sfide del settore dato che il controllo diretto della filiera consente non solo di assicurare qualità e sostenibilità, ma anche di supportare l’economia locale oltre che le culture locali dell’artigianato. Ma la risposta alla crisi non può essere delegata ai grandi brand: occorrono politiche industriali più incisive e un supporto istituzionale adeguato per preservare un settore che rappresenta un’eccellenza del Made in Italy.