Come si fa un vero comeback secondo Lady Gaga
Con Disease, la regina del pop torna a fare sul serio
31 Ottobre 2024
Se c’è una cosa che ci ha insegnato la musica pop quest’anno è che la nostalgia è un piatto che va servito freddo, ma non da tutti. Questa notte è uscito il videoclip di Disease, il nuovo singolo di Lady Gaga in cui la pop star torna alle sue radici dark, abbandonando Hollywood, il jazz e il glamour che aveva abbracciato negli ultimi anni. Fin dal primo ascolto, fan e critici hanno acclamato il nuovo progetto di Gaga come uno dei comeback più clamorosi di sempre. C’è chi scherza e ringrazia il marito della star, che secondo quanto riportato si prende il merito del ritorno al genere da parte della regina del pop, e chi invece scrive sul Guardian che, nonostante non si avvicini all’iconicità di Bad Romance, Disease riesce a «evocare ricordi di una Gaga degli anni 2000 ma allo stesso tempo ad adattarsi al pop del post-Brat». Il brano effettivamente è, per mancanza di termini tecnici, una bomba: accompagnato da un video clip che vede Gaga calarsi nuovamente nei panni della dominatrix-mostro di anni fa, offrendo un mix perfetto tra nostalgia e contemporaneo. L’immaginario di The Fame Monster viene contaminato dalle nuove regole del pop scritte da giovani star come Charli XCX, Sabrina Carpenter e Chappel Roan (che in diverse occasioni ha citato Gaga come una delle sue più grandi ispirazioni). In una produzione synthpop che segna una nuova era per la cantante, Disease offre immagini tetre e crude in pieno stile old-Gaga. Di fronte al successo ritrovato della star, che dopo Joker - Folie à Deux stava rischiando un altro flop, viene da chiedersi come mai altri comeback non sono riusciti nella stessa impresa. Katy Perry, in questo momento, si starà mangiando le mani.
La nostalgia sembra essere diventata la chiave segreta per il successo, ma per essere davvero infallibile deve essere manovrata con cura. L’esempio di ciò che non bisogna fare arriva direttamente da Katy Perry, la star di I Kissed a Girl che ha incantato Millennial e Gen Z per anni per poi finire nel dimenticatoio. Quest’estate, la star ha provato a ritentare la fortuna con un nuovo album, dal titolo 143. Il progetto ricalca con cura tutti gli elementi artistici e fonici che avevano portato Katy Perry al successo durante i primi anni 2010: ritornelli orecchiabili, brani incentrati su una sensualità simpatica ma determinata e videoclip carichi di sex appeal. Come in California Gurls, in Woman’s World lo spettatore si ritrova faccia a faccia con il decolleté di Katy Perry spremuto in un reggiseno colorato; come in Roar, si parla di indipendenza femminile, di dominio sull’altro sesso e di sorellanza. C’è tutto, della Katy Perry che arrivava in cima alle classifiche dieci anni prima, ma è proprio questo il punto: il “girlbossing” che ha portato al successo brani come California Gurls e Roar ha perso presa culturale, soppiantato da tematiche più al passo coi tempi (e meno denigratorie nei confronti delle donne). A giudicare dagli ascolti di quest'estate, che hanno visto Espresso di Sabrina Carpenter dominare le classifiche internazionali, sembra proprio che gli ascoltatori di Katy Perry ormai preferiscano metafore sul caffè rispetto a frasi fatte come « It's a woman's world and you're lucky to be livin' in it».
@thelastvyking At least Pixel loves it... #katyperry #womansworld @Katy Perry Womans World by Katy Perry - Katy Perry
Scherzi a parte, gli ultimi dati dimostrano che oggi i consumatori del genere pop non vogliono ascoltare semplicemente musica leggera, ma progetti completi, che includono sia una forte direzione artistica e uno storytelling capace di trascinare lo spettatore tanto quanto il sound. Mentre il videoclip e il brano di Woman’s World di Katy Perry ha ricevuto aspre critiche per la sua visione antiquata dell’empowerment femminile, infatti, Disease di Lady Gaga è stato apprezzato particolarmente per la sua profondità concettuale. A solo un’ora dall’uscita del pezzo un fan di Lady Gaga ha pubblicato un saggio online in cui paragona il testo della nuova canzone ad alcuni versi di Sylvia Plath, Baudelaire e John Donne - a conferma non solo di quanto il pop dell'artista rimanga un classico insormontabile, ma anche di quanto la sua fanbase sia rimasta coesa a distanza di anni e di progetti per niente legati tra loro.
Woman’s world by Katy Perry was produced by 4 men. One of them being Dr Luke. An incredibly poor attempt at a feminist anthem. In fact. I don’t think it’s even in the same universe.
— Låpsley (@lapsleyyyy) July 12, 2024
Negli ultimi anni la musica pop ha subito grossi cambiamenti, iniziati durante la pandemia COVID-19, quando l’intimità del bedroom pop aveva conquistato le classifiche globali, e continuati grazie all’ascesa dei concept album e dell’inserimento sempre più insistente di gossip all’interno delle canzoni. Se la furia rossa di Rosalia in Motomami, il verde mela di Charli XCX e gli Easter egg di Taylor Swift ci hanno insegnato qualcosa è che il pop femminile non è fatto solo di parole vuote come «sexy, confident, so intelligent», che le artiste donna hanno qualcosa da dire. Prima ancora che l’autrice di Brat, Sabrina Carpenter e Chappel Roan conquistassero la scena era stata proprio Lady Gaga a dimostrarlo, con opere iconoclastiche come Alejandro, Poker Face e Born this Way. Con produzioni d’autore e immaginari immensi, in grado di affascinare anche a chi di un paio di tette non interessa nulla, il pop femminile contemporaneo riesce a colpire nel segno non solo perché è nostalgico, ma perché vale proprio dal punto di vista qualitativo - non a caso, alla produzione di Disease hanno lavorato Andrew Watt e Cirkut, mentre Woman’s World ha coinvolto la controversa figura di Dr. Luke, accusato da Kesha nel 2014 per violenze sessuali e psicologiche nel 2014. Va bene che la nostalgia fa bene alle vendite, ma forse certe cose stanno meglio nell’era a cui appartengono: il pop di Lady Gaga, in questo senso, è un sempreverde.