Come la guerra in Medio Oriente sta influenzando l’industria del lusso
E rendendo il Golfo Arabo un mercato ancora più grande
14 Ottobre 2024
La guerra in Medio Oriente è in fase di escalation e il conflitto sembra destinato a continuare, colpendo non solo la regione ma anche mercati globali come l’industria del lusso. Per valutare l'impatto sulle case di moda e sui rivenditori di lusso, Business of Fashion ha parlato con fonti del settore da Beirut a Dubai – mercato, quest’ultimo, che è stato tra i più importanti per il mondo del lusso. Nonostante la situazione tesa i mercati finanziari globali sembrano mantenere un tono ottimista per ora, grazie agli aggiustamenti nella produzione di petrolio e ai tagli globali dei tassi d’interesse: anche se il prezzo del petrolio è salito del 5% nelle 24 ore successive, si è stabilizzato attorno ai $75 al barile. Ma un’ulteriore escalation del conflitto, che ci si attende dopo l’attacco l’attacco dei droni a Binyamina, potrebbe causare disordini economici maggiori e mettere a rischio i mercati finanziari globali. A placare le ansie dei mercati, come scrive Reuters, è anche la relativa indipendenza dal settore petrolifero arabo: con gli Stati Uniti che giocano un ruolo sempre più prominente nella produzione di petrolio, la sensibilità del mondo alle interruzioni dell'approvvigionamento dal Medio Oriente è ridotta. Secondo Mark Dowding, direttore degli investimenti di BlueBay Asset Management, l'influenza delle tensioni geopolitiche sui prezzi degli asset diventa significativa solo quando impatta direttamente sulla crescita o sull'inflazione. Le tragedie della guerra, comunque, non hanno ancora intaccato l’attività delle aziende di moda nella regione. A Beirut, come spiega BoF, marchi come Elie Saab, Georges Hobeika e Zuhair Murad stanno continuando a operare. Nonostante alcune difficoltà logistiche, il sentimento di diversi designer libanesi rimane incentrato sull’ottimismo e sulla volontà di dare al pubblico e agli impiegati un senso di normalità.
@agartha.ai The recent escalation between Hezbollah and Israel has sparked intense confrontations in the region, making headlines globally. Hezbollah has launched attacks on Israeli towns, particularly in northern areas like Kiryat Bialik, as well as military posts. This assault is reportedly in retaliation for Israeli strikes on Hezbollah leadership in Lebanon. In response, the Israeli Defense Forces (IDF) have been conducting airstrikes and deploying ground forces to southern Lebanon, intensifying the situation. The ongoing conflict has caused significant humanitarian concerns, with civilians on both sides facing the brunt of the violence. Amid calls from international leaders, including the UN and European officials, for a ceasefire, Hezbollah has expressed conditional support for ending hostilities but remains resolute in its opposition to Israeli military actions. Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu recently confirmed that Israel's military operations have targeted key Hezbollah figures, further escalating the tensions. The situation remains fluid, with potential implications for regional stability as both parties continue their military campaigns. Civilians in the conflict zones are enduring significant hardships, and humanitarian aid has been dispatched to Lebanon to alleviate some of the suffering. #IsraelUnderAttack #HezbollahAttacks #MiddleEastConflict #LebanonCrisis #IDFResponse #BreakingNews #WarInTheMiddleEast #HezbollahVsIsrael #HumanitarianCrisis #MilitaryEscalation #LebanonConflict #IsraelDefenseForces #Airstrikes #WarUpdates #GlobalNews #ConflictInTheMiddleEast #IsraelConflict #fypage #fypシ゚viral Agartha AI - orijinal ses - Agartha AI
Altrove, nelle città del Golfo Arabo, come Dubai e Riyadh, gli eventi di moda e le operazioni continuano invece senza interruzioni significative. A Dubai, ad esempio, eventi come quello di Christian Louboutin si sono svolti come previsto, e si prevede che il boom dei consumi locali continui, dato che molti benestanti libanesi e siriani cercano rifugio nella città. A fine ottobre ne è previsto un altro presentato da Jimmy Choo. In effetti, per drammatiche che appaiano le proporzioni del conflitto e nonostante l'aumento del costo della vita, il mercato del lusso nel Golfo Arabo ha visto una crescita notevole, con una valutazione complessiva di $12,5 miliardi nel 2023, e si prevede un'ulteriore espansione. Secondo il rapporto del Chalhoub Group pubblicato su Arab News quest’estate, dunque a conflitto avviato, il mercato del lusso nel GCC (Consiglio di Cooperazione del Golfo) è cresciuto il doppio rispetto alla media globale, trainato da una fiducia dei consumatori molto alta e da riforme economiche significative. Il settore della moda rappresenta $5,2 miliardi, mentre gli orologi di lusso valgono $5,1 miliardi. In particolare, il segmento della moda ha visto una crescita del 10% nel 2023, rispetto al tasso di crescita globale del 4%, e ha mantenuto un buon ritmo anche nel primo trimestre del 2024. Anche il settore della bellezza ha avuto una crescita significativa, con un aumento del 15% su base annua nel 2023 e un ulteriore incremento del 10% nel primo trimestre del 2024.
Mentre i conflitti aumentano nel Medio Oriente, Dubai ha capitalizzato la sua posizione di porto sicuro attirando in sostanza frotte di individui abbienti in fuga dalle zone più a rischio. La città ha visto crescere il valore delle proprietà di lusso e un afflusso di turisti e nuovi residenti come riportava AP News in agosto. L’aeroporto internazionale di Dubai ha registrato un record di 44,9 milioni di passeggeri solo nel primo semestre del 2024, e la popolazione della città è cresciuta da 3,2 milioni nel 2018 a quasi 3,7 milioni nel 2024, con una proiezione di raggiungere 5,8 milioni entro il 2040. Nonostante le prospettive economiche relativamente positive, un’ulteriore escalation del conflitto potrebbe mettere a rischio la resilienza del mercato del lusso. Gli analisti avvertono che, mentre la domanda di lusso nella regione continua a crescere, un eventuale calo del turismo o un impatto diretto sulle catene di approvvigionamento potrebbe rallentare seriamente la crescita. Inoltre, con nuove unità abitative di lusso in costruzione, si teme che un eccesso di offerta possa rallentare il mercato immobiliare nel medio termine. Non di meno, il settore del lusso nel Golfo, guidato da Dubai e dall'Arabia Saudita, rimane resiliente.
Diverse sono le cose in Israele dove, a fine settembre, mentre la guerra che adesso dura da un anno si intensificava e il rating di credito del paese veniva declassato, il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha dichiarato che, sebbene l'economia fosse sotto pressione, mostrava resilienza. «L'economia israeliana sostiene il peso della guerra più lunga e costosa nella storia del paese», ha affermato Smotrich il 28 settembre, il giorno dopo che gli attacchi aerei israeliani avevano ucciso il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, a Beirut. La Banca di Israele ha stimato a maggio che i costi derivanti dalla guerra ammonteranno a 250 miliardi di shekel (circa 66 miliardi di dollari) entro la fine del prossimo anno, inclusi i costi militari e le spese civili. Questi costi sembrano destinati ad aumentare ulteriormente man mano che i combattimenti con l'Iran e i suoi rappresentanti, compreso Hezbollah in Libano, si intensificano: ad esempio, i missili iraniani del 1 ottobre hanno causato tra i 39 e i 52 milioni di dollari in danni a proprietà immobiliari. Smotrich ha espresso ottimismo sul fatto che l'economia israeliana si riprenderà una volta che la guerra sarà finita, ma gli economisti temono che i danni dureranno ben oltre il conflitto. Secondo CNN, anche l’economia libanese, a sua volta, potrebbe contrarsi fino al 5% quest'anno a causa degli attacchi transfrontalieri tra Hezbollah e Israele, secondo BMI, una società di ricerche di mercato di Fitch Solutions. Le proiezioni economiche per Israele sono ora in calo. L’allargamento del conflitto ha reso la domanda da parte dei consumatori altamente instabile, mentre si prevede che il settore del turismo continui a essere fortemente colpito. Il ministero del Turismo israeliano ha stimato che la perdita di entrate da turisti stranieri ammonta a 18,7 miliardi di shekel (4,9 miliardi di dollari) dall'inizio della guerra.