L'eleganza inquietante dello show SS25 di McQueen
Per la sua seconda collezione alla guida del brand, Sean McGirr aggiusta la mira
30 Settembre 2024
In uno show che celebra l’heritage della maison ma anche le radici culturali del nuovo direttore creativo Sean McGirr, la collezione SS25 di McQueen ha reso omaggio al folklore scozzese e irlandese. «La banshee è parte integrante della storia del brand», scrive il designer. «Ma è anche una storia con cui sono cresciuto, quindi per me è estremamente personale». Presso l’École des Beaux-Arts, su una passerella in metallo decorata da piastrelle spaccate - un dettaglio che evoca i set inquietanti tanto amati da McQueen - la nuova collezione del brand guarda all’archivio, in particolare alla FW94 ispirata alla figura mitica della banshee, uno spirito femminile che per McGirr rappresenta «qualcosa di reale e potente, qualcuno che può essere visto come una forza guida». Dello show da cui è stata presa ispirazione si potevano ritrovare le silhouette e i materiali, tra lunghi abiti in pizzo e sartoria inglese ricamata. Con l’aggiunta di scarpe platform vertiginose, cappelli e maschere in lana a forma di teschio, rifiniture rosso sangue e corsetti in taffetà, McGirr ha dimostrato di essersi immerso completamente nell’universo del brand e di esserne uscito più consapevole. Dopo un primo show, la FW24, che inizialmente ha deluso le aspettative ma che a seguire ha lasciato il segno grazie ad accessori d’impatto come le scarpe a zoccolo, il designer irlandese continua a mantenere alta l’attenzione della industry, questa volta prendendola per la gola con dei grandi classici.
Con primi look che incarnano gloriosamente l’expertise sartoriale tipico della maison, che deve questo suo codice stilistico al passato di Lee McQueen negli atelier di Savile Row, si intravedono i primi riferimenti alla banshee nei top piumati che sbucano dai blazer e nelle balze che decorano colletti e cut-out. Subito dopo appare il primo ritratto diretto della banshee, un abito a balze bianco sorretto in vita da una cintura in pelle. Quando la modella si volta e dà le spalle al pubblico, il retro del cappello in lana che indossa rivela il volto di un teschio, altro rimando al mondo delle icone macabre del fondatore della maison. A seguire si alternano abiti voluttuosi e altri completi iper-inglesi decorati da ricami argento e colletti ingombranti. Asimmetrie e rigidità pescano nuovamente dall’archivio del brand mentre si fanno strada nuovi stili firmati McGirr tra le calzature, oxford e stivaletti in pelle spessa, con una linguetta trattenuta da una grande fibbia argento. A metà show vengono introdotti colori accesi che si allontanano seppur brevemente dal mondo della banshee, con rouche rosa, gialle e arancioni che si dimenano assieme a strass luccicanti. Debuttano capi estremamente ordinari che infondono maggiore commercialità alla collezione, come trench beige, giacche e minigonne in pelle e cappotti in Glen plaid, prima che si ritorni a parlare della banshee con frange metallizzate distressed, una nuova maschera in lana bianca e poi una moltitudine di abiti - alcuni ben strutturati, altri più morbidi - decorati da soffici piume bianche.
Gli ultimi look della collezione parlano di una banshee da gala, una figura mistica che porta abiti candidi e voluminosi ma anche giacche interamente ricoperte da bottoni, perline e bulloni d’oro - forse, un riferimento a un’altra nota collezione di Lee McQueen, la FW99 di Givenchy. I design si fanno più drammatici sul finale, tra appliqué a forma di rovi (altro riferimento a una collezione passata, alla FW06 che aveva ispirato anche il look realizzato da McGirr per Lana Del Rey all'ultimo Met Gala) che si attorcigliano attorno al busto di una modella e una nuvola grigia di seta che si vaporizza tutto attorno alle gambe di un'altra. La banshee torna presente all’École des Beaux-Arts sotto nuova forma, un fascio di strass luminosi che si attorcigliano dalla testa ai piedi. Avendo avuto più tempo per realizzare la collezione, ha spiegato McGirr backstage, questa volta è stato più semplice studiare l’archivio del brand, approfondirne la storia per rivisitarla in chiave moderna. Mentre, nel vedere la FW24, la fashion industry era rimasta indignata di fronte all’ironia con cui il giovane designer aveva mosso i primi passi alla direzione creativa del brand, questa volta McGirr ha mostrato il suo lato più maturo e ossequioso. Con la certezza che cappotti e blazer venderanno, adesso il designer può tirare un sospiro di sollievo; tocca solo sperare che non si lasci sopraffare dalla voglia di piacere a tutti i costi, e che conservi un po’ di quella simpatica cattiveria con cui ha lasciato tutti senza parole lo scorso febbraio.