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I mobili "domestici ma alieni" allo show di Acne Studios

Per la SS25, il brand scandinavo collabora con l’artista Jonathan Lyndon Chase

I mobili domestici ma alieni allo show di Acne Studios Per la SS25, il brand scandinavo collabora con l’artista Jonathan Lyndon Chase

Ieri sera è andata in scena la SS25 di Acne Studios alla Paris Fashion Week, uno show che, come ha spiegato il direttore creativo del brand Jonny Johansson, mescolava «domestico e alieno». Il concetto alla base della nuova collezione, ha aggiunto il designer, si ispira a una mostra che ha visto l’anno scorso a Londra: Now I'm Home, Lips That Know My Name dell’artista americano Jonathan Lyndon Chase. Chiamato a collaborare con il brand per la presentazione di ieri, l’artista ha realizzato delle opere di interior design che sono state utilizzate sia come set decor che come sedute per gli ospiti, immersi in una stanza bianca. Mobili vintage, sculture morbidi e quadri, oggetti del quotidiano come lampade, lavandini, radio e divani sono stati reinterpretati secondo lo stile di Chase, in un’esplorazione del pubblico e del privato che ha lasciato il pubblico di Acne Studios positivamente sorpreso. Come le opere che hanno lasciato Johansson a bocca aperta a Londra un anno prima dello show, le creazioni che Chase ha realizzato per il brand sono caratterizzate da un linguaggio dinamico, mezzo con il quale l’artista esplora la soggettività e l’emotività degli oggetti, siano questi appartenenti alla sfera sociale o a quella personale. Il focus della collezione di Acne Studios è stato lo stesso: con abiti che fondevano indumenti del quotidiano a silhouette inusuali, Johansson si è lasciato ispirare dalla ricerca di Chase.

@acnestudios Introducing the #AcneStudios SS25 show, presented amid an installation by Philadelphia based visual artist @Jonathan Lyndon Chase.   Watch the #AcneStudios show live on TikTok from Paris at 18:30 CET.   #PFW original sound - acnestudiosofficial

Scegliere di concentrare speciale attenzione al set design di uno show non è una novità, per un evento della Fashion Week. Da anni ormai, designer e direttori creativi si impegnano per rendere ogni particolare di una sfilata interessante, essendo a conoscenza del potere che ha uno sfondo suggestivo sulla comunicazione di una nuova collezione: questa stagione, tra i brand che hanno ospitato show immersivi troviamo Diesel, che ha presentato la SS25 su una distesa di stracci di denim, e Bottega Veneta, che ha ospitato il pubblico su poltrone in pelle a forma animale. Il trend c’entra perfettamente con la ricerca da parte dei marchi di engagement pubblico, sia online che live, ma può anche rappresentare un modo in più in cui i designer si prendono carta bianca. Ormai con le spalle al muro di fronte alla crisi del lusso, iniettando la loro creatività nel set di una sfilata anziché nei vestiti - come spiegato qui, nella moda c’è paura di osare - i designer riescono a preservare la loro personalità di creativo. 

Con l’installazione dell’artista Jonathan Lyndon Chase, il designer Jonny Johansson protegge l’originalità di Acne Studios. Lo fa presentando un’opera d’arte che, tra l’altro, esplora un aspetto centrale della moda contemporanea: la personalità degli oggetti. Mentre Chase utilizza un intreccio visivo tra pubblico e privato per parlare di identità, di queerness e di soggettività black, Johansson spiega che la sua nuova collezione per Acne Studios «fa vedere ciò che è familiare, ma distorto, dove gli arredi domestici vengono reinventati come abbigliamento». Di fronte alla casa diventata guardaroba, alle celebrity sedute in prima fila allo show sui divani di Chase, di fronte allo showbusiness che è diventata la Fashion Week, viene da chiedersi se gli abiti che indossiamo siamo davvero noi, o il costume della persona che vorremmo essere agli occhi degli altri.