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L’arte dell’imperfezione secondo Tokyo James

Il designer anglo-nigeriano ci parla di artigianato, di moda e della sua collaborazione con UGG

L’arte dell’imperfezione secondo Tokyo James Il designer anglo-nigeriano ci parla di artigianato, di moda e della sua collaborazione con UGG

In un mondo che spesso insegue la perfezione, il designer anglo-nigeriano Tokyo James ha lanciato un potente messaggio durante la Milano Fashion Week SS25 con la sua collezione intitolata non casualmente Imperfection. Una collezione che partendo da memorie personali e dalle precise cognizioni sartoriali di James ha voluto rimettere in discussione l'idea stessa di perfezione intorno a cui la moda spesso si articola. La sua filosofia è semplice: «Non abbiamo un mondo perfetto, quindi perché dovremmo avere vestiti perfetti?» Questa convinzione è al centro del processo creativo di James, che sfida l'ossessione della moda per la precisione. «Penso che i vestiti debbano avere carattere, anche se sono un po' scuciti. Va bene così. Inseguire la perfezione è insostenibile e non è la cosa migliore per il nostro pianeta». Uno dei momenti chiave della sfilata è stata la collaborazione di James con UGG, che ha portato una nuova interpretazione del DNA del brand che già da diversi anni, stagione dopo stagione, decide di offrire il proprio supporto a un designer emergente diverso. 

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La partnership è nata in modo naturale: «La collaborazione con UGG è iniziata con un messaggio su Instagram: Amiamo quello che fai. Possiamo parlarne?» Per James, la collaborazione è stata sia una sfida creativa che l’occasione di accedere a un forte supporto da parte del brand. «Come trasformo gli UGG? Come li faccio diventare Tokyo James?» si è chiesto, trovando la risposta nell'uso delle perline. «Abbiamo pensato che fosse bellissimo. È sobrio, semplice, pulito. Ma allo stesso tempo ha il dramma, che è molto, molto importante». La collaborazione è diventata più di un semplice prodotto—era un dialogo tra due marchi, entrambi spingendo i confini e abbracciando l'imprevedibile. «Ecco perché ho grandi partner. Sono stati incredibili. Vogliono supportare in ogni modo». James è un sostenitore di collaborazioni tra marchi affermati e designer emergenti, sottolineando che «i giganti devono trovare modi per collaborare con i giovani». Per lui, il futuro della moda risiede in questo dialogo costante—una fusione di prospettive che va oltre il superficiale. «L’industria della moda deve guardare fuori dalle norme».

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Oltre che nei clog co-firmati con UGG, di cui sono presenti numerose altre varianti di cui una in cui il camoscio color tabacco si combina a una suola sintetica di un azzurro acceso, le perline sono state uno degli elementi fondamentali della collezione. Il loro uso ha giocato un ruolo cruciale nell'esprimere l'idea di intersezionalità che Jones da sempre si è prefissato di portare nella moda: «Per me l'intersezionalità è una conversazione continua. Ed è la conversazione che stiamo facendo costantemente». Da sempre, James studia modi per conciliare l’estetica occidentale e il vasto patrimonio della cultura tessile nigeriana (la produzione del brand è basata a Lagos) che si esprime attraverso l’uso di stampe, degli intrecci della pelle e della maglia e di certi tessuti tipici di determinate zone. «Lo stile chiave sono state le perline in questa stagione. Abbiamo fatto molte decorazioni con perline, creando abiti da party ma anche più seri e semplici». James ha selezionato le perline da diverse parti dell'Africa, con un'attenzione particolare alla sostenibilità: «Le perline sono nigeriane, in realtà una miscela tra Nigeria e Senegal. Era molto importante che provenissero da diverse parti dell'Africa, e in Senegal sono prodotte in modo sostenibile». Alcuni dei capi, racconta, erano in lavorazione già da febbraio, dimostrando la cura e il tempo investiti in ogni look. Il risultato è una moda «molto pulita, ma con un po' di dramma. Il dramma è la vita».

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La collezione, poi, presentata durante la settimana della moda femminile rappresenta anche un ulteriore consolidamento della sicurezza di James nel womanswear – un fattore importante considerato che in origine il brand si occupava solo di menswear. «Ho sempre voluto fare moda femminile», ha ammesso James, «sapevo chi era l'uomo Tokyo James. Ma chi è la donna Tokyo James?» La risposta è emersa naturalmente col tempo. «La donna Tokyo James è molto sicura di sé. Sa cosa vuole e va a prenderselo. Voglio che tu ti senta sempre potente nei miei vestiti». Un esempio significativo di questa sicurezza è stato un abito bianco ispirato al guardaroba della madre dello stilista. «Questo abito è ispirato a un abito di mia madre. Lei indossa cose del genere per andare in chiesa». Nonostante il suo aspetto relativamente tradizionale (l’abito presenta uno scollo chiuso da una cerniera metallica da cui partono diverse increspature del vestito e, sul davanti, la gonna si piega in maniera asimmetrica), l'abito racchiude molti significati: «È imperfetto. Avremmo potuto cucirlo perfettamente, ma se fosse stato perfetto, sarebbe stato troppo semplice. L'asimmetria gli dà carattere».

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Il processo creativo di James non riguarda solo l'estetica, ma anche il promuovere connessioni e dialoghi. Ha riflettuto: «La moda è prevedibile. Dobbiamo tornare a ispirare le persone. Per tanto tempo abbiamo pensato di essere intoccabili. Ma abbiamo bisogno di tutti, come tutti hanno bisogno di noi. Abbiamo bisogno di un dialogo tra noi e il pubblico in generale, tra noi e gli operatori del settore. tra noi e i consumatori. I grandi marchi devono correre più rischi, devono essere aperti a più collaborazioni con le cose giuste». James, che sfila a Milano da otto stagioni, non è nuovo al mondo della sartoria. Tuttavia, il suo approccio è tutt'altro che convenzionale. «Milano è pulita, è sartorialità. Noi portiamo quella sartorialità, ma con qualcos'altro. L'essenza del nostro marchio è: ‘Come manipolare la sartoria per renderla più interessante?’» I suoi modelli riflettono la tensione tra struttura e creatività, trovando una quadra sempre nuova tra il suo amore per la precisione e il suo desiderio di spontaneità e individualità. Le sue creazioni si pongono in amorevole contrasto con le norme più antiche della moda milanese, dove, come dice James, «se non sapessi chi è il designer, potresti mettere tutti in una grande passerella e non riusciresti a distinguere chi è chi». 

Mentre prosegue nel suo percorso che lo vede già trovare nuovi fan e sostenitori in Europa, in Asia e anche in Africa dove una larga base di clienti domanda anche servizi su misura, James rimane concentrato sull'espansione. Anche se l'apertura di nuovi negozi fisici è prevista, al momento si sta concentrando soprattutto sulla crescita online, cercando di rendere i suoi modelli accessibili a un pubblico globale. È chiaro che Tokyo James non sta solo creando vestiti, ma sta anche alimentando un dialogo più ampio sulla moda, l'identità e la sostenibilità. «L'umanità è la mia più grande ispirazione» dice, ricordandoci che dietro ogni cucitura, perla e imperfezione c'è una storia—una storia che celebra la bellezza dell'essere umano.