La fabbrica dei sogni di Francesco Risso per Marni
«La bellezza è un coniglio bianco che corre nel tuo cortile»
18 Settembre 2024
Le opere di narrativa più popolari della storia osservano la struttura del “viaggio dell’eroe”. Da Alice nel Paese delle Meraviglie a Luke Skywalker in Guerre Stellari, ciascun protagonista segue una serie di tappe precise che cominciano e finiscono nel mondo ordinario, mentre tra una e l’altra prende forma l’avventura. Ieri pomeriggio, a seguire lo schema narrativo più amato dagli scrittori di fantasy è stato Francesco Risso, che per la SS25 di Marni ha portato in passerella proprio una rivisitazione personale del libro di Lewis Carroll. Non c’erano gatti parlanti, cappellai matti o gemelli in maglia a righe e bretelle; il coniglio bianco che rincorre la Alice di Marni è la bellezza. I look in passerella hanno seguito un’evoluzione ben precisa, che assecondava perfettamente la struttura del viaggio dell’eroe. Nel mondo comune, l’eroina Marni porta camicie e blazer abbottonati, trench di camoscio e pantaloni a sigaretta, pesanti loafer, borse a tracolla e ballerine dalla punta arrotondata. Ogni tanto si lascia trasportare dalla fantasia e indossa cappelli da marinaio, mantelline da supereroe e gonne da sirena, ma rimane coi piedi per terra finché non arriva il richiamo all’avventura: la ricerca del sublime.
Per dimostrare che la bellezza è «una velocità, non una destinazione», Marni si è fatto aiutare dall’artista Dev Hynes, aka Blood Orange, che ha prodotto la colonna sonora dello show. Seduti di fronte a tre pianoforti posti al centro dello showroom di Viale Umbria, Hynes e i colleghi Sharleen Chidiac e Adam Tendler hanno accompagnato la sfilata live. In un crescendo sonoro elettrizzante, dopo una serie di look che incarnavano un’eleganza anni ’80, fatta di pantaloni a vita alta e camicie lucide, fiori dipinti a mano su gonne e minidress hanno preparato all’ingresso nel regno fantastico di Marni. Completi di jersey drappeggiati erano decorati da pagine di letteratura e dipinti incollati a mano; tra i disegni il profilo di Dante Alighieri e di un cerbiatto - in effetti, sia il poeta fiorentino che Bambi, come Alice, a un punto delle loro storie si perdono in una foresta. Quando i vestiti a grandi rose rosse sono entrati in passerella la musica di Hynes ha incalzato e, sui volti e le teste delle modelle, sono apparsi accessori sempre più grandi e umoristici, tra cappelli da pirata e piume, occhiali da sole grandi come gli occhi di una mosca e arcuate sopracciglia disegnate a matita fin sopra la fronte.
Le modelle passeggiavano tra le sedie sparse per lo showroom senza seguire una traiettoria precisa, si aggiravano per la stanza in cerca di qualcosa di sfuggente. Allora Marni ci ha ricordato che è la bellezza, il centro di questa storia, e che era già lì, che svolazzava da un trench verde menta in morbido camoscio a una gonna a palloncino in cotone frastagliato, che si fermava per qualche istante su un completo sartoriale bianco e nero per poi ripartire pimpante su stampe floreali nei colori primari, raggiunti da un po’ di rosa. A quel punto i petali brillanti di Marni si spargevano in ogni angolo della collezione, dai plissé delle gonne agli interni dei trench. Con un'ultima grande spinta verso l’alto, con tre look che si facevano più complessi Marni ci ha portati di fronte al climax finale della storia. Decorati da piumaggi irregolari, sugli abiti petali di strass avvolgevano i corpi delle modelle in giallo, nero e azzurro. Il rosso si era fatto sottile, il make-up più drammatico e la cotonatura dei capelli più prepotente. È così dunque che la Marni di Risso immagina il sublime, un percorso che abbraccia senza pregiudizi decenni ed estetiche diverse tra loro, una donna essenziale ed elegante che si innamora perdutamente dell'amica kitsch e disordinata, una storia infinita che si snoda e si annoda e che trova pace nel fermento. Il ritorno al mondo ordinario, ultima tappa del viaggio dell’eroe tradizionale, Marni non lo include nella sua favola e continua a ronzare nella frenesia dell’ultimo atto. Del resto, di seguire le regole non gliene è mai importato un granché.