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Perchè la "Bar Jacket" fa ancora tendenza?

Storia della giacca-clessidra e del suo ritorno in passerella

Perchè la Bar Jacket fa ancora tendenza? Storia della giacca-clessidra e del suo ritorno in passerella
Thom Browne Fall 2024 Couture
Alexander McQueen Resort 2025
Andreas Kronthaler for Vivienne Westwood SS24
Balenciaga Resort 2024
Bottega Veneta FW24
Dolce&Gabbana FW24
Jil Sander FW24
Louis Vuitton Resort 2025
The Attico FW24
Versace SS24
Yohji Yamamoto FW24

Ideata nel 1947 da Christian Dior, la Bar Jacket prende il nome dal bar dell’Hotel Plaza a Parigi, dove le donne della Café Society dell’epoca indossavano i “nuovi” tailleur con gonne a ruota e giacche strette sui fianchi, creati dallo stilista francese e presentati, durante il secondo dopoguerra, nella sua prima collezione di Haute Couture. Nella moda contemporanea la Bar Jacket, a distanza di settantasette anni dal suo debutto in passerella, è ancora un capo rilevante, la cui silhouette a clessidra ha ispirato e ancora oggi influenza le scelte di stile dei designer del fashion system. La ligne a Corolle della gonna plissettata e la giacca dalla forma ad otto create da Dior divennero simboli di fioritura dopo anni in cui le maison d’alta moda di Parigi furono costrette a chiudere a causa dell’occupazione nazista e della povertà provocata dal conflitto mondiale. Questa nuova architettura ideata per il corpo femminile restituì alle donne una silhouette sensuale e armonica che si opponeva al guardaroba austero creato da Coco Chanel negli anni Venti dai colori scuri, dalla linea comoda e funzionale, libera dai corsetti della Belle Époque. Nonostante i movimenti femministi dell’epoca detestassero questa silhouette tanto da considerarla come una gabbia del patriarcato che impediva alle donne di muoversi e di lavorare, la Bar Jacket ebbe comunque un grande successo. La giacca-clessidra è ancora oggi protagonista sui red carpet e sulle passerelle.

La manifestazione più recente del ritorno della giacca en huit (dalla tipica forma ad otto) è avvenuta al Festival del Cinema di Venezia di quest’anno, dove Taylor Russell ha indossato sul red carpet un completo Dior d’archivio di John Galliano della collezione Misia Diva SS95. Il tailleur, in pieno stile Office Siren, presentava spalle imbottite, pencil skirt sotto il ginocchio e una giacca dalla vita molto stretta, simile a un corsetto. La collezione in questione era ispirata all’abbigliamento della Belle Époque e specificamente allo stile di Misia Sert, amica di Picasso e musa di Renoir. Galliano, ne aveva realizzato una versione nel 1994  per il video di Take a Bow di Madonna ma a maniche corte. Il capo in questione è, tra l’altro, molto simile ad un completo che Dior stesso aveva disegnato nel 1950 come look di scena di Marlene Dietrich per Stage Fright di Alfred Hitchcock. Anche la cantautrice francese Yseult aveva indossato una fedele riproduzione del New Look (espressione coniata nel 1947 dalla caporedattrice di Harper’s Bazaar Carmel Snow) sul red carpet di Cannes per la premiere di Megalopolis. In un articolo di W Magazine, Matthew Velasco aveva scritto che la giovane artista francese ama fare statement sui red carpet: indossare lo storico tailleur duochrome, fino a quel momento sempre visto su esili silhouette, significa sfidare la gerarchia sociale dei corpi e permettere a fisici non conformi ai canoni tradizionali di essere rappresentati.

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Ma la Bar Jacket è stata anche indossata da Gigi Hadid, Kendall Jenner e Deva Cassel in occasione della seconda edizione dell’evento Vogue World, svoltosi lo scorso giugno a Parigi, a Place Vendôme. Nel ripercorrere la storia della moda francese, durante la manifestazione le modelle hanno sfilato come giovani cavallerizze portando le giacche Bar che, a partire dagli anni ‘50, erano entrate a far parte della mise equestre delle donne dell’alta società francese. C’è invece chi come Rihanna ha scelto di modificare lo storico New Look di Dior rendendolo più contemporaneo: per l’ultima sfilata di Haute Couture della maison, la cantante ha indossato un completo nero che riprende, destrutturandola, la forma della Bar Jacket classica che, al posto della seta era confezionata in un tessuto simile a quello impermeabile delle puffer jacket, anche il tipico cappello in rafia era stato rimpiazzato da un cappellino da baseball, in segno di modernità. Una versione più strutturata e senza bottoni del completo di Rihanna è stata indossata recentemente da Rosalia per la collezione SS25 di Dior.  A tal proposito, Maria Grazia Chiuri, ispirandosi alla figura mitologica dell’amazzone, ha proposto nella sfilata la giacca-clessidra in una versione a maniche corte con una cintura legata in vita simile ad una kuro obi (cintura nera) usata nel karate, quasi come se fosse l’uniforme sportiva di un’arciera.

La silhouette a clessidra della Bar Jacket ha ispirato nel corso del tempo sia i golden oldies della moda sia i designer della nuova generazione nelle recenti collezioni presentate a Milano e  a Parigi. Jean Paul Gaultier per esempio, realizzò nei primi anni ‘90 completi gessati dalle forme sinusoidali. Nel Blond Ambition World Tour Madonna indossa uno di questi completi con l’aggiunta di due tagli sul decolté per mettere in mostra il cone bra (il reggiseno a punta). Più di recente, nella Spring Couture 2024 della maison francese firmata dalla designer Simone Rochas, ritroviamo modelli di Bar Jacket dallo stile coquette con fianchi ampi, ricami in rilievo e fiocchi. Sulla stessa falsariga Dolce&Gabbana, citando le creazioni di Gaultier per Madonna ed anche i costumi disegnati da loro stessi per la Ciccone in occasione del Girlie Show Tour (1993), hanno proposto per la SS25 giacche succinte a doppio petto in raso con il cone bra incorporato abbinate ad autoreggenti e lingerie in pizzo. Anche Azzedine Alaïa e Thierry Mugler, grandi amanti della corsetteria, si sono serviti della giacca-clessidra per le loro creazioni. Lo stilista tunisino nella SS92 realizzò giacche dalle linee sinuose con scollo a cuore incorniciate da merletti bianchi a cui prima l’attrice Winona Ryder e, più di recente, Alexa Demie hanno restituito un’allure gotica. Mugler, affascinato dall’erotismo dei corsetti e dai costumi burlesque, nelle sue sfilate-spettacolo creò giacche con vitini di vespa portate con minigonne e giarrettiere (Spring Couture 1997), che ritroviamo in noti scatti di Helmut Newton nei primi anni '90 e nelle recenti collezioni sotto la direzione creativa di Casey Cadwallader, in particolare nella SS25 dove il designer ha realizzato giacche a clessidra ispirandosi ad alcune immagini che mostravano sezioni trasversali di fiori, quasi come a voler far emergere nella costruzione del capo, la complessità “anatomica” delle corolle.

@dior Learn more about the iconic #DiorBarJacket, a cult emblem of the House embodying the #NewLook original sound - Dior

Anche Simone Bellotti, direttore creativo di Bally nella SS25 ha reinterpretato la silhouette realizzando blazer e cappotti modellanti completamente in pelle ispirandosi alla forma dei campanacci delle mucche. Possiamo osservare varianti contemporanee della Hourglass Jacket nella collezione “Wow” SS25 di Bottega Veneta nella quale Matthieu Blazy ha realizzato giacche clessidra: alcune country a quadri, altre che al posto del classico bavero avevano la sagoma di un coniglio. Nella SS25 Séan McGirr, nuovo direttore creativo di Alexander McQueen ha riproposto giacche con questo tipo di fit, da sempre una firma del brand, abbinate a camicie dai colletti “creepy” alla Dracula. Anche Demna Gvasalia da Balenciaga ha accentuato all’estremo la sinuosità della silhouette creando la sua Hourglass jacket , che nell’ ultima collezione SS25 ha trasformato in un lungo e tetro vestito da sera. Un’altra versione è apparsa nella FW24 di The Attico con spalle molto over abbinata a pantaloni cargo o portata come abito da sera. Tale silhouette ha incontrato il gusto di designer come Thom Browne, che l’ha inserita tra le sue collezioni (Couture Fall 2024), ma anche Yohji Yamamoto che ne ha proposto nella FW24 una variante destrutturata con scarti di tessuto sulle spalle, quasi a creare un effetto incompleto sul capo, o ancora Nicolas Ghesquière da Louis Vuitton che, per la Resort 2025, ha realizzato giacche-clessidra abbinate a cappelli a falda larga. Questa forma ha affascinato anche Oliver Rousteing, designer di Balmain, che nella SS25 ha proposto blazer a doppio petto con spalle a punta.

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Dolce&Gabbana FW24
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Thom Browne Fall 2024 Couture
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Jil Sander FW24
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Yohji Yamamoto FW24
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Versace SS24
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The Attico FW24
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Louis Vuitton Resort 2025
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Andreas Kronthaler for Vivienne Westwood SS24
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Balenciaga Resort 2024
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Bottega Veneta FW24
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Alexander McQueen Resort 2025

Anche da Dior dopo la morte del founder avvenuta nel 1957, i nuovi direttori creativi, da Yves Saint Laurent a Maria Grazia Chiuri, conservarono l’eredità stilistica della Bar Jacket riproponendola nelle collezioni e aggiungendovi un tocco personale. Marc Bohan, per esempio, dal 1960 al 1989 alla guida della maison, comprende il valore stilistico della Bar Jacket tanto da proporla come abito da sposa nella Couture del 1987.  La Bar Jacket incontrerà il gusto barocco e romantico di Gianfranco Ferrè, il massimalismo teatrale e trasgressivo di John Galliano e il minimalismo di Raf Simons. Lo scorso febbraio, la giacca emblema della moda francese è tornata sul grande schermo, raccontata nella serie The New Look prodotta da Todd A. Kessler che ripercorre la genesi del tailleur, la carriera di Christian Dior, i drammi e le rivalità con Coco Chanel, Pierre Balmain e Cristóbal Balenciaga, anch’essi protagonisti di quel processo di cambiamento che la moda stava vivendo alla fine della seconda guerra mondiale. La Bar Jacket è stata simbolo di una società che rinasce, ha attraversato il corso del tempo e, più di altri capi, ha la capacità trasformativa di immaginare, plasmare, e scolpire il corpo riproducendo una silhouette che riesce ad adattarsi a fisicità diverse e che, anche se nostalgica e per certi versi tradizionale, affascina ancora.

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L’attuale direttrice creativa di Dior, Maria Grazia Chiuri, è riuscita a svecchiare definitivamente la Bar Jacket riprogettandone la costruzione rigida, utilizzando tessuti più morbidi per le imbottiture interne, facendola divenire capo comodo e funzionale del guardaroba quotidiano. A testimonianza dell’importanza che la designer ha dato e dà ancora oggi a questo storico capo, Chiuri nel 2022 ha realizzato un documentario The Greek Bar Jacket, disponibile sul canale YouTube del brand, con cui ha voluto raccontare le origini e il processo di costruzione della giacca nel laboratorio del sarto e ricamatore greco Aristeidis Tzonevrakis.