Vedi tutti

C'è ancora spazio per lo streetwear in passerella?

Persino Off-White sta cambiando registro

C'è ancora spazio per lo streetwear in passerella?  Persino Off-White sta cambiando registro

L’impatto che Virgil Abloh ha avuto sulla moda è stato epocale – tanto che capita ancora, tra le collezioni delle scuole di design, di trovare due o tre giovani studenti, uomini più spesso che non, che realizzano come progetto finale collezioni streetwear, fatte di tute, pantaloni a metà tra il gorpcore e l’anti-infortunistica e hoodie che, nel 2024, suonano come qualcosa di antiquato. Il che è un dilemma dato che quei giovani designer prendono ispirazione dalla vita vera, dove si indossano senza eccessiva pretensione hoodie e pantaloni tecnici a gamba larga. Lo stesso si dica per scarpe come le Nike Dunk, terribilmente diffuse, terribilmente comode e anche terribilmente passé – troppo onnipresenti e scontate per avere ancora qualcosa da dire. In breve: lo streetwear vive oggi una doppia esistenza, dato che da un lato lo si cerca e lo si indossa come guardaroba quotidiano privilegiato, ancor meglio se con accenti tecnici e funzionali; dall’altro non si può certo dire che a questa diffusione corrisponda anche una moda, anzi, l’hypebeast oggi è il relitto di un tempo passato, una figura che mastica una concezione semplicistica e commerciale della moda. E gli stessi marchi streetwear che ancora oggi operano sul mercato la pensano alla stessa maniera: Kith firma completi con Armani; Jerry Lorenzo produce sartoria relegando lo sportswear alla linea ESSENTIALS; Stussy, Palace e Supreme si sono dati alle linee old-school e alle collaborazioni di rilievo. E persino Off-White sembra averlo lasciato indietro nel suo ultimo show.

@off____white Off-White Spring Summer 2025 show titled “DUTY FREE” by creative director Ib Kamara at Brooklyn Bridge Park, Pier 2, New York, 11202, USA #OffWhite #SS25 #DUTYFREE #Show #NYC original sound - off____white

L’assenza di streetwear comunemente inteso allo show newyorchese del brand, oggi guidato da Ib Kamara, rimasto al timone attraverso un periodo difficile per il brand, ha colpito anche Rachel Tashjian del Washington Post, che si è giustamente domandata se lo streetwear fosse, in effetti, irrevocabilmente finito dato che lo stesso Kamara pareva averlo abbandonato quest’anno. E in effetti all’ultimo show di Off-White, a fronte di un’ispirazione sportswear visibile, Kamara ha finalmente compiuto il passo di trovare una nuova silhouette, recuperando anche un po’ di coerenza e compiutezza nel proprio linguaggio. A essere scomparsi sono, non tanto i pezzi streetwear comunemente intesi, ma i pezzi più facilmente commerciali: hoodie, sneaker, giacche sportive, colori fastidiosamente sintetici, grafiche e ornamenti che non colpiscono più nessuno. Altrove, durante le ultime sfilate, si è percepito lo stesso vibe: Willy Chavarria ha usato maglie da hockey, cappelli e felpe logate e anche design collaborativi con adidas ma per raccontare un mondo in cui lo streetwear è più strumento che oggetto della narrazione, che viene usato per descrivere “la strada” ma osservandola da una prospettiva più matura, per certi versi più colta; a Londra, invece, Skepta ha cambiato decisamente le ispirazioni per la seconda collezione del suo Mains, che ha mollato tute e completi stampati all-over e loghi a vista per una più matura selezione di completi, maglieria e scarpe in pelle dove anche i set in denim ricoperti di grafiche erano presentati con camicia e cravatta. Lo stesso Corteiz, pur diventando un moderno fenomeno commerciale, opera in una dimensione giovanile, molto periferica rispetto alla moda.

@off____white Off-White Spring Summer 2025 show titled “DUTY FREE” by creative director Ib Kamara at Brooklyn Bridge Park, Pier 2, New York, 11202, USA #OffWhite #SS25 #DUTYFREE #Show #NYC original sound - off____white

Insomma, per rispondere alla domanda posta da Rachel Tashjian dopo lo show di Off-White, lo streetwear non è finito ma si è ridimensionato. E quel posto è una dimensione quotidiana che, oggi più che mai, si è incorporata nel lessico della moda come elemento gregario e non come look totalizzante. Dopo tutto lo stesso Abloh, già nel 2019, aveva anticipato che hoodie, sneaker e t-shirt logate avrebbero smesso di attirare folle impazzite. Lo streetwear, insomma, non ha più spazio in passerella e, se lo ha, nei casi migliori come quello di Chevarria o anche di Martine Rose, ha la funzione di canale narrativo, per rappresentare con realismo le espressioni di una certa comunità ma sempre con una direzione artistica, quasi mai alla lettera. Il posto dello streetwear, in fondo, è più nella vita vera che nella moda, che si occupa di altri sogni e altre aspirazioni. O, come la stessa Tashjian risolve la contraddizione: «Forse lo streetwear non è morto, dopo tutto. Forse non ci dirà dove sta andando la moda, ma rimane la base degli armadi di molte persone».