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I baronetti di Celine per la collezione SS25

Hedi Slimane sogna un giardino inglese

I baronetti di Celine per la collezione SS25 Hedi Slimane sogna un giardino inglese

Si è molto parlato del ritorno della Cool Britannia negli ultimi mesi, tra il fenomeno-Saltburn e la reunion degli Oasis – ma era a un altro aspetto dell’estetica inglese che Hedi Slimane pensava quando ha firmato, filmato e prodotto la nuova collezione SS25 di Celine, il cui video-show è stato presentato a sorpresa ieri pomeriggio sotto il titolo di The Bright Young. Un singolo sguardo alle giacche stile college, ai cappelli anni ’20 di paglia e agli scorcio di giovani che riposano tra verdi campi o remano in barca in uno stagno per tornare con la mente a Brideshead Revisited, classico di Evelyn Waugh oltre che uno dei pilastri della più aristocratica prosa queer inglese dopo quella di Oscar Wilde. Proprio a Waugh, ma al libro Vile Bodies, sorta di satira della gaudente Inghilterra anni ’20, appartiene l’epigrafe che accompagna la collezione. E Slimane ha seguito il tema autoimpostosi fino in fondo: per i viali del giardino della stupenda Holkham Hall, nel Norfolk, si muovono esili, giovanissimi dandy che paiono usciti da Eton con la loro uniforme ancora addosso per rifugiarsi nella nobiliare villa di famiglia in un tripudio di significanti della high society, creste araldiche incluse.

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Il cuore della collezione risiede nell’uso di tessuti inglesi tradizionali, meticolosamente realizzati con cashmere e lana estivi degli anni '20. Questo tessuto lussuoso è stato ri-tessuto appositamente per Céline, per incarnare lo spirito della moda del primo Novecento. Il tailoring è essenzialmente inglese, con giacche rifinite, blazers da cricket e da barca, tutti realizzati con questi raffinati flanelle di cashmere estivo. Ad aggiungere un tocco unico alla collezione ci sono i pezzi di haute couture trompe l’oeil presentati su giacche da canottaggio, adornate con dettagli completamente ricamati a mano. Sotto i completi in lana barathea nera di Céline, foderati con rifiniture cucite a mano, i gilet in faille di seta sono meticolosamente ricamati a mano con motivi floreali gotici inglesi con paillettes, cristalli e perle nere, dorate e argentate ad alto gloss. I stemmi araldici di Céline, realizzati in cannelés argentati lucidi, replicano tecniche di ricamo tradizionali, rendendo omaggio agli stili militari dei primi anni del Novecento. Un’altra delle reference indicate dalle concise show notes sono le flanelle di cashmere estivo bianche che ricordano le mises estive del 1922 di Francis Scott Fitzgerald all’Hotel Eden Roc di Antibes strizzando l’occhio a uno sportswear d’epoca, che oggi è diventato sartoria. La collezione torna anche alle classiche calzature inglesi degli anni '20 tra scarpe Richelieu, monks e derbies a punta. 

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È interessante vedere un designer, oggi, scegliere un tema stagionale e aderirvi in maniera integrale – così come è notevole notare uno sforzo tanto intenso nell’insistere sull’artigianalità e il pregio materiale dei singoli capi in una collezione da sfilata. E sicuramente, dopo due stagioni di menswear passate a esplorare tutte le sfumature immaginabili di un look total leather, è bello che Slimane esplori territori e immaginari nuovi pur non rinunciando alla propria incomunicabilità, all'unilateralità della sua comunicazione. L’intenzione, di certo, è quella di rendere Celine un bastione della tradizione più pura, provando a bilanciare questa intenzione con istanze più moderne e commerciali come i recenti sforzi per proporre un simile classicismo nelle categorie del make-up e anche dell’home fitness (qui, è stata proposta una bicicletta con cestino di vimini e accenti di pelle). Tra il tradizionalismo della collezione e la musica di Rameau che l’accompagna, comunque, la sensazione è che Hedi Slimane si sia dedicato a un escapismo storico, a fantasticherie in costume nella sua torre d’avorio tralasciando, nella dimensione a-temporale in cui vuole ascendere, il contatto con il mondo di oggi, la curiosità verso la modernità dei tempi o comunque il desiderio di interpretarli. Pare quasi che il designer abbia perso fiducia in un'attualità forse deludente. Forse, come dice la stessa frase di Waugh che correda lo show, anche Slimane vede poca speranza nel mondo di oggi. Non dispiacerebbe, però, che il leggendario sorprendesse il suo pubblico di aficionados con uno show dal vivo, con la sua musica, i suoi ospiti e ovviamente il suo punto di vista su una generazione di amanti della moda che si nutre sì di nostalgia, ma ha un disperato bisogno di interpretazioni e punti di vista.