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Da dove vengono i nuovi stivali virali di McQueen

Perché non c'è da stupirsi delle Hoof Boots di Sean McGiir

Da dove vengono i nuovi stivali virali di McQueen  Perché non c'è da stupirsi delle Hoof Boots di Sean McGiir
McQueen FW12
McQueen FW97
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Quando lo scorso marzo il nuovo direttore creativo di Alexander McQueen, Sean McGirr, ha proposto in passerella la sua prima visione per il brand, la risposta del pubblico è stata piuttosto avversa. Sarà che la collezione appariva decisamente impratica e a volte comica, per quanto le silhouette fossero “fuori dal normale” - col senno di poi, in molti hanno imparato ad amare il minidress in metallo in tonalità verde Brat - sarà che alcuni sui social si sono spinti fino a sostenere che il creativo fosse un designer «mediocre» in confronto al genio fondatore, ma bisogna anche dire che ricoprire un incarico come quello di direttore artistico di McQueen significa confrontarsi con una fanbase estremamente fedele al proprio idolo. Nonostante le critiche iniziali, a diversi mesi di distanza dal suo debutto in passarella alla guida del brand, Sean McGirr sembra però essere riuscito a colpire nel segno con un paio di scarpe, le Hoof Shoes (che in italiano potremmo anche chiamare scarpe a zoccolo, ma ci adegueremo al trend). Gli stivaletti disegnati da McGirr per la McQueen FW24 sono in cavallino, dotati di un vero ferro di cavallo sotto la suola e di uno zoccolo smaltato in punta, con la versione total black che si spinge oltre il limite dell’eccentricità con l’aggiunta sul tallone di una folta coda di cavallo. Dallo spesso plateau alla scelta dei materiali, ogni elemento della calzatura porta alla mente gli arti dei cavalli, tanto che alcune testate di moda si sono permesse di affiancare lo stile al trend “horse girl”. Se solo si fossero ricordati di show come It’s a Jungle Out There o di Savage Beauty, della passione di McQueen per i look drammatici, di scarpe come le Armadillo e dell’ossessione del designer per l’animalesco. Altro che tendenza TikTok. 

"It’s a Jungle Out There", la critica alla stampa e alla fashion industry

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Quando Alexander McQueen porta in passerella It’s a Jungle Out There per la FW97 del suo omonimo brand, aveva appena iniziato a lavorare come direttore artistico per la casa di haute couture Givenchy, al tempo già di proprietà del conglomerato LVMH. Ancor prima che si parlasse del famoso “totomoda”, che gli spostamenti di CEO e designer diventassero parte integrante del gossip popolare, McQueen si scaglia contro il sistema - come è sempre stato solito fare. Guardando un documentario sulle gazzelle, il designer ha trovato un’analogia piuttosto divertente tra il povero destino dell’animale e il suo ingresso in atelier da Givenchy: «Ho guardato quelle gazzelle che venivano sbranate da leoni e iene e mi sono detto: “Sono io!”. C'è sempre qualcuno che mi insegue e se mi prendono mi tirano giù. La moda è una giungla piena di iene cattive e stronze», riporta una delle sue citazioni più famose. Uno degli show più spettacolari nella storia della moda, It’s a Jungle Out There rimane memorabile per il trucco delle modelle, dai capelli spettinati e l’eyeliner pesante, per il setting, che includeva stufe e macchine rotte (che tra l’altro hanno accidentalmente preso fuoco durante l’evento), ma soprattutto per la maestosità della collezione, composta da ben 75 look. Tra blazer dalle spalle appuntite a ricordare le scapole delle gazzelle, lunghe corna che decoravano le giacche, completi in pelle nera extra aderenti, inserti in metallo su camoscio marrone e gioielleria che ammicca ai codici stilistici delle culture sud-africane, hanno fatto il loro debutto proprio le Hoof Shoes, per l’occasione in versione “gazzella”, sia per colore che per silhouette, più tenue e fine rispetto ai “cavalli” di McGirr. Che il nuovo direttore creativo della maison più controversa di sempre abbia dunque voluto rendere omaggio al fondatore, lanciando al contempo una critica alla fashion industry? Per rispondere alla domanda troviamo le parole giuste in altre due delle più famose citazioni di Lee McQueen: «La moda dovrebbe essere una forma di evasione, non una forma di prigionia», e «Voglio che la gente abbia paura delle donne che vesto». 

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Nel corso degli anni, sia dopo It’s a Jungle Out There che ben prima, sono stati diversi i designer che si sono lasciati ispirare dal mondo animale per disegnare nuove calzature, dalle tabi di Margiela (che in verità prendono principalmente ispirazione dalla cultura giapponese) alle stringate palmate che JW Anderson ha realizzato per la FW23. Persino Sarah Burton, nel corso della sua tenure da direttore artistico per McQueen e anche se  in maniera meno drammatica, ha riproposto il codice estetico lanciato dal designer in passerella. Per la FW12, la discepola dell’enfant terrible della moda ha disegnato degli stivaletti in pelle e pelliccia dalla suola metallizzata e dal plateau pressoché identico alla silhouette presentata da McGirr la scorsa primavera. La collezione di Burton di quell’anno era molto più soffice e delicata rispetto a quella del designer irlandese, con pizzi e boa di piume, cappotti a clessidra con inserti metallizzati, tulle bianco e rosa confetto, per uno show che serviva, come aveva affermato lei stessa backstage, a celebrare «un bel futuro, la positività e l'ottimismo». A giudicare dalle Hoof Shoes e dalla prima collezione di McGirr per McQueen, il designer sembrerebbe aver preferito rimanere nel regno del realismo per il suo debutto. Anche se, in questo momento, sembra che al mondo di reale ci sia solo la paura.