La rilassata maturità della collezione SS25 di Rhude
Rhuigi Villaseñor riflette sulla nuova fase del suo brand
24 Luglio 2024
«Riguardando la collezione, non l’ho vista come un passaggio dai look da giorno a quelli da sera, ma come un passaggio dai nostri inizi fino a dove siamo ora. E si poteva vedere la maturità: dalle maglie Swarowski dei vecchi tempi fino alle formalità della sartoria. È l’evoluzione della nostra maturità», ha detto Rhuigi Villaseñor alla fine dello show SS25 di Rhude, andato in scena a Villa d’Este, sulle rive del lago di Como. Il brand di Villaseñor, in effetti, ne ha fatta di strada, e questa collezione segnava la sua definitiva maturazione, a quasi dieci anni dalla fondazione. «Siamo stati otto, nove anni in affari. Ora devo pensare ai prossimi trent’anni, ai prossimi cento. Perché sono qui per costruire un’azienda vera, longeva, che potrò passare alle prossime generazioni», ha proseguito Villaseñor. La collezione, in questo senso, è stata sia un ritorno alle radici che la fotografia di un’evoluzione in cui si è visto, come in un diorama, l’estetica del brand passare dall’informalità delle longsleeve incrostate di cristalli alla compiaciuta signorilità dei completi.
Ma non bisogna pensare che l’informale e il formale siano scollati tra loro: nella visione di Villaseñor, l'alterigia della sartoria viene smorzata, oltre che dai tagli fluenti, da tocchi di gaudente informalità come infradito e canotte sportive. Gli stessi baveri generosi delle giacche gessate, abbinate alle lenti arancio degli occhiali da sole, ricordavano più l’insouciance del consumato dandy che la serietà dell’uomo d’affari. Nel backstage, Villaseñor ha ricordato come, da bambino, guardasse i completi di Ralph Laurent e Armani, oggetti di curiosità e desiderio solo apparentemente lontani dalla sua portata. E in altri look diventava più evidente l’incastro delle diverse anime di Rhude: immaginate una camicia Oxford con cravatta club, indossata sopra una giacca da aviatore in pelle, con bermuda gessati, simil-Wallabee ai piedi, lenti a goccia e un cappello da baseball rosa; o ancora un abbinamento di boxer shorts, t-shirt stinta e una lunga vestaglia da casa. Quasi come se la curiosità di un giovane ragazzo, immediata e sportiva, infusa di influenze hip-hop fosse ricaduta guardaroba patrizio di un capitano d’industria. Che poi è la storia dello stesso Villaseñor che adesso gestisce un brand in piena espansione.
«Bisgona essere egoisti col messaggio, egoisti con l’estetica», ha ribadito Villaseñor che per questa collezione, una specie di pietra miliare che attesta la serietà dei suoi intenti e delle sue ambizioni, ha considerato l’essere sincero con se stesso più importante dell’essere originali a ogni costo. «Siamo un’azienda giovane e redditizia e dobbiamo farci furbi su come vogliamo crescere nei prossimi anni. È un momento cardine per emergere o perdere slancio». Ed è anche per questo che in questa collezione Villaseñor ha voluto espandere la propria creatività a tutto lo spettro della moda, dagli occhiali da sole fino alle borse e alle scarpe, che sono «componenti chiave per gli affari» ma sempre «a un ritmo lento e misurato» con quella stessa prudenza di chi, dopo lunghe peripezie, sia maturato. «Ora ho la mia casa e la sto costruendo», ha concluso Villaseñor, «dobbiamo stabilire il tono per ciò che verrà nel futuro».