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Le nuovi leggi europee contro Shein, Temu e Aliexpress

Proprio durante il debutto in Borsa di Shein a Londra

Le nuovi leggi europee contro Shein, Temu e Aliexpress  Proprio durante il debutto in Borsa di Shein a Londra

L’Unione Europea ha proposto nuove leggi che imporrebbero dazi doganali più pesanti sulle importazioni a basso costo, un’iniziativa che, se portata a termine, metterebbe per sempre a repentaglio il futuro di giganti del fast fashion come Temu, Aliexpress e Shein, che sta per debuttare in Borsa a Londra. Mentre, secondo quanto riportato dal Financial Times, l’Europa eliminerà la soglia doganale di 150 euro per il duty free, il Regno Unito non ha intenzione di imporre limiti al fast fashion, anzi: oltre a supportare il suo ingresso in Borsa, il mese scorso il capo del partito laburista, Keir Starmer, ha incontrato i dirigenti di Shein e ha confermato che li aiuterà ad avviare l’attività in UK. Il Financial Times ha pubblicato un report che dimostra che solo l’anno scorso sono stati importati in Europa 2,3 miliardi di articoli duty free, un dato spaventoso non solo per quanto riguarda gli sprechi, ma anche per le aziende locali indipendenti che faticano ad affermarsi all’interno del proprio paese. La nuova proposta europea sul commercio online dovrà prima essere accettata dal Parlamento che si riunirà nuovamente questo mese, ma intanto Ursula von der Leyen, che è stata recentemente rieletta Presidente della Commissione Europea, si è detta a favore delle leggi proposte. «Affronteremo le sfide con le piattaforme di e-commerce per garantire che i consumatori e le imprese beneficino di condizioni di parità basate su efficaci controlli doganali, fiscali, di sicurezza e di standard di sostenibilità», ha affermato la Presidente proprio prima delle votazioni che hanno riconfermato il suo incarico.   

Con costi di spedizione bassi, convenienti sia per le aziende che per i clienti, Shein, Temu e Aliexpress hanno trovato un meccanismo perfetto per il successo, che tuttavia alimenta questioni etiche e ambientali legate all’inquinamento (i 2,3 miliardi di articoli che sono stati importati in UE l’anno scorso sono passati per via aerea) e al lavoro forzato o sottopagato. Anche se il futuro delle nuove imposizioni doganali adesso è nelle mani del Parlamento, e nonostante Londra stia accogliendo a braccia aperte Shein, il tentativo da parte dell’UE di mettere i bastoni tra le ruote ad aziende responsabili di innumerevoli danni al Pianeta rappresenta una controtendenza che fa tirare un sospiro di sollievo a tutti i negozianti indipendenti e a tutte le persone che si oppongono al dominio del fast fashion. Assieme alla questione economica (che sembra essere la principale ragione per cui il governo laburista inglese sta proteggendo Shein), un fattore che complica ulteriormente la questione sembrerebbe essere l’inflazione che sta interessando tutti i paesi europei, e che alimenta la domanda dei consumatori per prodotti a basso costo. Il dirigente di Shein, Donald Tang, ha affermato di essere favorevole alla riforma proposta. «Vogliamo avere una concorrenza leale in tutto il mondo», ha detto Tang, aggiungendo che le agevolazioni fiscali sulle importazioni cinesi «non sono fondamentali per il nostro successo». Ma l’ultima parola spetterà ai clienti di Shein che a fine shopping si ritroveranno di fronte a prezzi di spedizione inaspettatamente più alti di prima.